atomicheL’inesistenza di ciò che viene chiamato diritto internazionale, la sua natura di copertura formale per il diritto del più forte è dimostrato dall’esplosione della prima bomba H della Corea del Nord. Immediatamente da Washington sono partiti due messaggi contraddittori, spia dell’asservimento della logica razionale agli interessi di bottega: il primo che esprime un aperto scetticismo sul fatto che i nord coreani abbiano davvero fatto detonare una bomba all’idrogeno, il secondo che grida alla violazione del trattato di non proliferazione nucleare, immediatamente seguito da apposito allineamento dell’Onu con relativa minaccia di sanzioni economiche.

Ora è ben strano che un Paese, in questo caso la Corea del Nord, possa violare  un trattato dal quale è uscito senza troppi clamori  nel lontano 1985. Esso invece è stato è stato più volte e clamorosamente stracciato dagli Usa, primi suoi firmatari, sia nello spirito che nella lettera. L’accordo aveva un senso nel contesto di un progressivo disarmo nucleare e anzi prevedeva in uno dei suoi 11 articoli il passaggio a “un Trattato che stabilisca il disarmo generale e completo”. Questo non solo non è di là da venire, anzi non ci si pensa proprio, Onu compreso, ma gli Usa stessi, che sono fra l’altro l’unico Paese ad aver effettivamente usato questi ordigni in guerra, hanno continuato ad accrescere i propri arsenali con venti nuovi sottomarini nucleari e 100 bombardieri strategici: la riduzione ufficiale di testate conta pochissimo visto il loro numero comunque esorbitante esorbitante, ciò che conta è la loro utilizzabilità effettiva.  Diciamo che il trattato è finito da un bel pezzo nel cestino una volta esaurito il suo compito, ovvero quello di contenere al massimo possibile la creazione di arsenali nucleari molto pericolosi per l’umanità (cosa che tuttavia sembra interessare pochissimo) ma soprattutto per la colonizzazione mondiale che è invece in cima ai pensieri.

Per di più in questo caso c’è una violazione specifica da parte di Washington, la quale negli anni ’90 ha autorizzato la vendita alla Corea del Nord di tecnologie nucleari della Asea Bown Boveri, quando invece il Tnp vietava l’esportazione di strumentazioni  atte alla costruzione di armi atomiche. Certo si trattava di impianti “civili”, ma perfettamente utilizzabili anche per scopi militari e questo in un Paese che non faceva certo mistero di voler entrare nel club della bomba, anzi lo proclamava apertamente. Visto che l’operazione fu condotta da Donald Rumsfeld, ex segretario alla difesa si può supporre che gli Usa abbiano pensato di potersi servire della Corea del Nord in funzione anti cinese: erano gli anni della carestia e della necessità di aiuti massicci nella quale probabilmente le amministrazioni americane hanno visto la possibilità di un ribaltamento della situazione. Del resto la storia infinita del ritiro dal campo nucleare e della sua ripresa da parte di Pyongyang fa ipotizzare non soltanto il ricatto aiuti in cambio di disarmo, ma l’esistenza di uno scontro politico ai massimi vertici.

Il fatto è che ormai il trattato di non proliferazione è carta straccia, probabilmente per colpa di quelle stesse potenze nucleari originarie che lo hanno imposto e interpretato a favore della loro preminenza: prova ne sia che al patto non hanno aderito potenze come ad esempio India e Pakistan che insieme fanno un sesto dell’umanità, altre come Israele che possiedono le bombe senza dirlo, altri come Francia e Cina che in un primo momento non avevano firmato il trattato e hanno aderito solo dopo aver fatto proliferare a dovere i propri armamenti, altri come il Sudafrica che si è dotato di armi atomiche e poi sostiene di averle smantellate. Altri ancora come Brasile, Argentina, Canada, Australia, Corea del Sud e Algeria che non si sa bene se abbiano o meno armi atomiche  Ma soprattutto le cinque potenze che hanno avuto arsenali nucleari già a partire dagli anni del dopoguerra, boicottano regolarmente le conferenze internazionali sulle conseguenze umanitarie delle armi nucleari e si guardano bene dal voler aggiornare un trattato che palesemente ha perso di senso oltre che di efficacia. E che serve solo ad essere usato in maniera strumentale come si è visto con l’Iran l’unico tra i Paesi definiti canaglia che non solo a suo tempo ha firmato, ma persino rispettato il patto.

Purtroppo la confusione è grande sotto i cieli e anche sul web: tesi e date si inseguono in un pasticcio senza fine segno che l’argomento nucleare resta misterioso per i più. Di fatto una bomba H non è altro che una bomba atomica la quale oltre a sfruttare il processo di fissione innesca un processo di fusione che solitamente corrisponde a un terzo della potenza totale. Quindi non vi sono particolari difficoltà nella sua costruzione una volta in che si sia in grado di costruire una bomba A. Il fatto è che la sua realizzazione concreta richiede un arricchimento dell’uranio molto spinto per ridurre la quantità di  massa critica necessaria a innescare i processi nucleari, oltre che sofisticate configurazioni e utilizzo dei materiali. In pratica se si costruisce una bomba H effettivamente utilizzabile si è probabilmente in grado di costruire anche ordigni nucleari tattici ed è questo il vero motivo di allarme per Washington che vive la cosa tra esorcizzazione e minaccia, ma comunque al di fuori di qualsiasi diritto formale e sostanziale. Vista l’attuale difficoltà dei nord coreani di dotarsi di vettori efficienti e a lunga gittata, si passa dall’idea di pura e teorica deterrenza ad una possibilità di utilizzo sul campo. Così l’idea – per esempio –  di tutelare la Corea del Sud  o il Giappone per  impedirgli di diventare a sua volta potenza nucleare (con tutte le conseguenze sul dominio americano del pacifico) non può più essere davvero perseguita con la minaccia di azioni belliche convenzionali relativamente facili, ma deve prevedere fin da subito l’opzione nucleare dando inizio a una reazione a catena dalle conseguenze imprevedibili.  Ed è questo che significa il sorvolo da parte del bombardiere atomico Usa. Insomma la bomba H nord coreana vera o fasulla che sia, rimescola i dadi in maniera più complicata di quanto non faccia intuire la semplice capacità di mettere assieme una bomba più potente.