160952129-366c596f-0772-4ca6-8195-b828e8fefd9bLa montagna produce topolini ciechi, segno di un totale distacco dalla realtà accompagnata dall’incapacità e dalla non volontà di intervenire su di essa in modo efficace per il terrore di disturbare il manovratore economico. Così cadono davvero le braccia quando per contrastare l’inquinamento delle città dovuto essenzialmente ai sempre più frequenti fenomeni estremi innescati dal cambiamento climatico, il ministro Galletti e i comuni se ne escono con un editto risibile: sconti sui mezzi pubblici e riduzione della velocità delle auto a 30 chilometri ora.

Ora visti gli enormi ritardi che il sistema politico affaristico ha accumulato nella costruzione di metropolitane, i fondi inesistenti per rinnovare e incrementare parchi bus vecchi e inquinanti come non mai oltre che insufficienti, la misura sembra una presa in giro perché non è tanto il prezzo del biglietto che induce all’uso dell’auto, ma la carenza di mezzi particolarmente acuta nelle periferie, la gestione innominabile delle linee di pendolari e infine tutta un’urbanistica e una modellazione sociale pensata in funzione dell’auto. Così come è una presa in giro l’idea di diminuire la velocità dai 50 ai 30 chilometri orari che per la quasi totalità delle auto in circolazione significa in realtà  consumare di più usando marce basse: l’effetto è il contrario di quanto si riscontra ad alta velocità.

Già a me hanno sempre fatto pena di provvedimenti di stop alle auto o alle targhe alterne che sembrano fatte apposta per stimolare l’acquisto di veicoli nuovi, quasi sempre esclusi da queste provvedimenti, piuttosto che a frenare davvero l’inquinamento: un modo per rendere difficile la circolazione della vecchia auto dei poveracci e garantire al suvvista in grana di andare dove vuole. Il fatto è che tra riscaldamenti, permessi, taxi, circolazione di grandi mezzi diesel rappresentati dai bus  e dal traffico commerciale  con le sue migliaia di camion e furgoni, i risultati sono sempre modesti e praticamente inesistenti qualora vi siano lunghi periodi di “stasi” atmosferica. Sempre poi che le centraline di rilevamento siano sistemate in modo corretto, il che naturalmente non è garantito.

Come immaginerete io non sono un catastrofista, di quelli che dicono sono state ammazzate migliaia di persone non si in base a quale calcolo ( vedi nota) e non c’è dubbio che l’inquinamento delle città sia oggi solo una frazione di quanto non fosse 40 o 50 anni fa (a Londra per una crisi di smog negli anni 50 morirono nel giro di un mese 8 mila persone) a causa della progressiva deindustrializzazione e al trasferimento in Asia dei grandi complessi manifatturieri. Ma sono abbastanza realista da ritenere che se davvero si vuole intervenire occorre che lo stato, anzi gli stati nelle loro varie articolazioni investano massicciamente eliminando gli ostacoli alla realizzazione in tempi tecnici e dunque onesti di nuove linee metropolitane, acquistando nuovi mezzi pubblici alimentati a gas,  rispolverando le linee tranviarie, dando consistenti contributi per la trasformazione a gas o a elettricità dei riscaldamenti, legiferando per aumentare al massimo il contributo delle energie rinnovabili, eliminando completamente bollo e iva dai veicoli elettrici o ibridi purché questi ultimi siano pensati per un minor inquinamento e non per aggiungere cavalli elettrici ai motori a combustione interna come comincia ad accadere, aumentando il carico fiscale sui veicoli diesel, cercando di contenere lo spostamento delle persone da una zona all’altra delle città, per esempio istituendo un meccanismo premiale per il telelavoro.

Insomma si dovrebbe fare ciò che oggi è definito impossibile e negativo perché aumenta gli investimenti pubblici, diminuisce il gettito, aumenta l’occupazione strutturata e non quella volatile, rende difficili se non impossibili le privatizzazioni  e soprattutto ribalta il dogma fondamentale del pensiero unico per cui è il mercato, nelle vesti dei grandi gruppi finanziari ed economici che impone le sue leggi ai poteri pubblici (il Tttip è un capolavoro in questo senso). Dunque il parto di un miserevole e stento topolino non è tanto causato dalla cialtroneria del ceto politico, quanto dalla sua subalternità e dall’impossibilità di prendere provvedimenti che vadano contro le filosofie imposte dalla guerra di classe al contrario.  Davvero è proprio tutto questo che costituisce la parte più letale dell’inquinamento, la pmi della vita politica e sociale.

Nota Al contrario di quanto non si pensi le polveri sottili esistono e in grande quantità (il 94% del totale) a prescindere dall’attività antropica e sono dovute a polvere, terra, incendi, eruzioni vulcaniche, sale marino alzato dal vento, microorganismi, pollini e spore, erosioni di rocce e polvere cosmica. Certo il pericolo maggiore viene dal “particolato carbonioso” frutto tipicamente della combustione di motori e caldaie che si concentra nelle città e agisce in sinergia con gli ossidi di azoto e la Co2. Ma i calcoli vanno fatti con attenzione e non con la leggerezza dei catastrofisti.