4Mi piacerebbe poter fare gli auguri di buon anno nuovo, con la coscienza appannata e al fondo inquieta di chi trova nella ritualità di passaggio un appiglio di speranza. Ma purtroppo temo che il 2016 sarà l’anno in cui molti fili cominceranno a venire alla cruna dell’ago, un anno importante se non decisivo per la pace e la guerra, per la democrazia o l’oligarchia autoritaria, per la sovranità o l’asservimento a poteri di fatto, per la capacità di infrangere almeno in qualche punto la cappa del pensiero unico o rimanere nel buio degli slogan e delle verità ufficiali. Per i poveri o per i ricchi. Per la libertà vera o per quel succedaneo liberista che è definito dalla parola free nelle sue varie accezioni.

Sarà un buon anno se sarà faticoso e drammatico, se dimostrerà la voglia e la capacità di riprendersi il proprio destino, di mettersi in discussione e sarà pessimo invece se si esaurirà in uno stanco e ambiguo mugugno per le cose che non vanno, se le menti continueranno a filare la bandiera bianca che è in agguato dentro ognuno di noi. Se insomma sarà tranquillo e rintanato in verità, ma anche in battaglie di comodo. Non so, per esempio difendere a spada tratta e con argomenti confusi, contraddittori  e/o biologicamente stravaganti gli ulivi insidiati dalla Xylella in Salento senza spiegare che si tratta di eradicare 4000 piante in tutto (una pratica agricola del resto antichissima), quando negli ultimi 10 anni sono stati distrutti in Puglia più di 300.000 ulivi sanissimi a causa della speculazione edilizia e della cementificazione senza che nessuno abbia detto bau. Anzi senza che nemmeno lo si sappia. Ma certo è più facile combattere una scaramuccia di retroguardia che una battaglia di sistema nella quale vengono coinvolti molti piccoli interessi.

Per questo mi auguro un 2016 inquieto e diverso.