2-Galleria-Val-di-Sambro-Variante-di-valico-maggio-2015.-Spaccatura-sulla-copertura-della-galleria1-630x473Ieri un amico in viaggio da Roma a Venezia ha visto un’ enorme coda  snodarsi tra Bologna e Firenze in direzione sud, opposta alla sua. Ha pensato che fosse dovuta ai nostoi di Natale verso famiglie e parenti, anche se l’affollamento di veicoli era tale da far credere a un grave incidente che tuttavia non gli era parso di vedere. Solo una volta arrivato ha accertato che il casino era in effetti dovuto a un sinistro, ovvero all’apparato messo in piedi per accogliere il secondo asino d’oro della Repubblica giunto ad inaugurare la famosa variante di valico. Del resto che asino sarebbe se non scegliesse proprio l’antivigilia di Natale per tagliare il nastro ed essere il primo a guidare sul nuovo tratto autostradale, anche se  la tratta sud nord è ancora chiusa, circostanza che e permetteva di rinviare la cerimonia a una data più opportuna con vantaggio di tutti? Mai deludere le aspettative.

La bulimia del premier per tagliare nastri e sfruttare ogni momento positivo, anche se lui di fatto c’entra poco o nulla, non è nemmeno una strategia è una specie di sindrome compulsiva che evidente diventa irrefrenabile sotto le feste. Così ha dovuto inaugurare, non contento di aver fatto fare una figura di cacca all’intero Paese andando a pietire da Obama la “liberazione” dell’ultimo marò. Un atto inconsulto e servile che ha messo in grave imbarazzo l’amministrazione americana la quale ha fatto sapere in via non ufficiale che non ha nessuna intenzione di mettere a repentaglio i rapporti con l’India per una roba che non sta né in cielo né in terra. Ma d’altronde che Natale sarebbe se non si sentissero i ragli provenire dalla mangiatoia, in attesa degli alti muggiti di fine anno?

Ma una persona con un po’ di sale in zucca in un Paese meno fatuo si sarebbe ben guardato da tagliare nastri per un’opera che ci ha messo undici anni  ad essere realizzata, che si è mangiata 7 miliardi sui 2, 5  inizialmente preventivati e che già presenta enormi problemi dovuti al percorso scelto per la variante, “economico”, ma  sbagliato e franoso come ormai dicono tutti dalle ditte appaltatrici, all’Anas e allo stesso Ad di Autostrade per l’Italia che adesso sottolinea di non esserci stato quando fu definito il percorso e che ne avrebbe scelto uno molto diverso. Oddio è anche vero che quei 37 chilometri di nastro d’asfalto (il resto è solo l’ampliamento del vecchio tratto) sono tra i più inaugurati al mondo, una volta da Berlusconi con accanto il ministro Lunardi che era cointeressato all’opera e due volte da Renzi, ma è altrettanto vero che ormai la politica passa attraverso i tycoon delle grandi opere che offrono ribalte e prebende in cambio di profitti sui servizi universali e infrastrutture necessarie. La franosa nuova autostrada voluta da Benetton in cambio della proroga della concessione autostradale fino al 2038 alla fine sarà pagata attraverso i pedaggi in tutta Italia visto che nessun governo avrà il coraggio di frenare gli aumenti al casello, anche se Autostrade per l’Italia già incassa dagli automobilisti una cifra annuale dieci volte maggiore rispetto agli investimenti per costruzione e (scarsa) manutenzione. E’ un bel po’ di miliardi in 23 anni. Il gioco valeva dunque la candela ed è possibile, anzi ci faccio una scommessa che le gallerie inaugurate ieri dureranno meno della concessione e che con la scusa di ripristinarle si tenterà di rinviare ancora questa scadenza.

Cosi quella manciata di chilometri tra i più costosi e perigliosi del pianeta tanto da aver già devastato un intero paesino montano e aver costretto alla ricostruzione integrale di un’intera galleria, non rappresentano affatto l’Italia che riparte come con immancabile umorismo ha detto il premier mentre regalava la fila a migliaia di persone ignare, visto che isoradio ha fatto di tutto per minimizzare la notizia della sua augusta presenza come trasporto eccezionale, ma anzi rappresenta il perpetuarsi del sistema politico affaristico, lento, farraginoso, costoso, inefficiente e opaco. Dell’Italia seduta e derubata insomma. Per cui c’è davvero da tremare quando Renzi gonfia il delicato petto da cocco di mamma e dice che adesso toccherà alla Salerno – Reggio Calabria.