L’Europa, intendo la sua oligarchia non il continente, i suoi Paesi, la sua cultura è al capezzale della Spagna temendo di contrarre il terribile morbo che ha portato alla crisi del bipartitismo. Un’idea, una visione importata di peso dal mondo anglosassone, perseguita da leggi elettorali ad hoc (vedi nota) che è servita negli ultimi trent’anni a mortificare la rappresentanza popolare, a privilegiare la governabilità sul cambiamento dando per scontato l’immutabilità delle relazioni sociali (ovvero l’antitesi della politica stessa), portando alla creazione di false alternative costituite da partiti fotocopia, divisi solo da etichette. Che soprattutto è stata funzionale alla mutazione perversa dell’europeismo in regime finanziario e monetario.
Queste logiche sono entrate in crisi e hanno dato vita a movimenti di destra e di sinistra in contrasto le eliltes tradizionali ormai subalterne ai poteri economici che ormai come in Francia, in Italia, in Gran Bretagna, in Portogallo e come è avvenuto in Grecia emergono dal malcontento e dal disorientamento diventando credibili sfidanti. Non sarà certo l’accusa, mai peraltro definita di populismo delle informazioni di regime a fermarli, tanto più che il vero populismo e la demagogia delle elemosine è in realtà il terreno principale delle governance tradizionali che in questo modo cercano di resistere o di contrattaccare.
Tuttavia i problemi di governabilità come quello spagnolo non nascono dall’ampiezza della contestazione quanto invece dalla difficoltà di scrollarsi di dosso i condizionamenti culturali, i miti e l’egemonia culturale del pensiero unico. Questo in alcuni casi può portare come in Grecia al vero e proprio tradimento delle promesse, altrove come in Spagna la potenza subliminale delle incertezze e dei ripensamenti, forse l’assenza di una chiara visione alternativa, può provocare la perdita dei consensi potenziali e dunque l’emergere di situazioni ambigue. Un anno fa, prima del disastro Tsipras, Podemos era dato come primo partito di Spagna mentre adesso in termini di voti è al quarto posto, dietro Ciudadanos e circa alla metà dei socialisti. Hanno pesato le sempre maggiori corrività nei confronti della governance europea e delle teorie austeritarie, la santificazione dell’euro, l’appannarsi dei temi sociali e come se non bastasse persino la difesa ad oltranza di Tsipras. Così adesso un partito che avrebbe potuto benissimo veleggiare sul 20 per cento rendendo possibile un governo che scalzasse i popolari di Rajoy è al 12 %, Probabilmente Iglesias e il gruppo dirigente se ne sono resi conto tanto che adesso condizionano una loro partecipazione a una coalizione di governo a un referendum sull’indipendenza della Catalogna, vale a dire l’esatto contrario della tesi accordista che Podemos aveva sostenuto appena a settembre per le elezioni nella regione ribelle.
Insomma Podemos ha inesplicabilmente rinunciato a sfruttare a fondo la crisi di credibilità delle forze tradizionali e in particolare dei socialisti, inaugurando una propria via all’ambigua e incerta attendibilità. E questo o almeno anche questo, ha creato quei vuoti nella politica spagnola a cui si deve in sostanza l’ingovernabilità. Certo è probabile che si arrivi a un esecutivo di destra con l’astensione socialista che sarebbe una manna per un movimento come quello di Iglesias che ancora non ha deciso cosa fare da grande, ma è certo che senza un’idea politico sociale in radicale contrasto col liberismo, le sue manifestazioni istituzionali e i suoi strumenti, la governance europea sarà bombardata solo da falsi allarmi.
perchè “dietro Ciudadanos in termini di voti” ? Podemos ne ha raccolti parecchi di più … Ciudadanos è al 13,9 %, podemos al 20,7 % (se non ricordo male). Grossomodo stanno nel rapporto di 2 a 3 a favore di Iglesias.
Detto questo, concordo totalmente (e senza gioia) con la sostanza dell’analisi. Comunque vada, per un bel po’ ancora … peggiorerà 🙁
Bravo simplicissimus.Sei uno dei pochi che obiettivamente parla di flop di Podemos (rispetto alle aspettative).Questo voto ha dimostrato fino a che punto liste ridicole localistiche e clientelari con nomi improbabili da far ridere i polli possono drenare voti dai grandi partiti ma è il solito gioco delle tre carte.Basta vedere il poco allarme generale nei confronti di Podemos sulla stampa internazionale per capire che perfino loro,i padroni del vapore,hanno capito che Podemos si sgonfierà a breve (purtroppo) avvitato nelle sue contraddizioni e nel suo fatale abbraccio con l’estrema sinistra.
Secondo me non conosci molto le radici di Podemos, che bisogna sapere per capire certe dinamiche al di là del “dichiarato” a-partitismo. Podemos ha le radici nell’estrema sinistra, e solo ripicche strumentali la dividono ad es. da Isquierda Unida ed altri ancora più piccoli. E già da prima delle elezioni (dove si è scelto di andare “divisi”, e solo alleati, sostanzialmente “per contarsi”) è venuto a galla il tema delle possibili fusioni, prendendo atto che le divisioni interne sono artificiose. Forse podemos perderà qualcosa “alla sua destra”, che però riterrei già ora piuttosto scarsa.
Quindi quelle alleanze erano molto più NATURALI del fatto di essersi presentati divisi nell’etichetta, perché i programmi di podemos e di isquierda sono praticamente fotocopie. La divisione ha la stessa ragione di esistere di quella di rifondazione comunista e comunisti italiani, ossia nessuna salvo le idiote ripicche e distinguo di lana caprina.
Detto questo, condivido invece l’analisi dell’autore laddove dice che il vero nemico delle formazioni di rinnovamento è quello di mostrare indecisione e quasi vergognarsi del proprio carico di innovatività, di non osare porsi come alternativa radicale e cedere all’accettazione dogmatica del modello vigente.
NEl momento che perdessero credibilità come alternativa, visto che non hanno elettorato fedele, svanirebbero rapidamente.
Oppure subirebbero una mutazione genetica per tenersi a galla, come Tsipras appunto, diventato mero esecutore testamentario della Troj(k)a
Conosco bene le origini di Podemos e proprio per questo dico che sono un problema.Iglesias deve(doveva) andare oltre la sinistra e la destra rivolgendosi a tutti gli spagnoli come era nello spirito degli indignados invece che essere l’ennesimo partito di estrema sinistra.Sono queste due anime che si sono scontrate e una ripresina c’è stata proprio perchè Iglesias l’ha capito ma troppo tardi e soprattutto l’etichetta addosso gliel’avevano già appiccicata i professoroni di sinistra che sul web pontificano su Podemos senza saperne nulla della situazione spagnola.Mi dispiace tanto ma le aspettative erano altre(a gennaio i sondaggi davano il partito viola al 28 %) e al 20 % ci arriva solo sommando una serie di sigle di sinistra autonomista che non fanno altro che dimostrare l’estrema frammentazione di quell’area politica.Detto questo,vedremo cosa ci riserverà il futuro spagnolo..
.non capisco a cosa si riferisce,quando parla di disastro Tsipras.
Ma cosa poteva fare quest’uomo,con mani e piedi legati.Uscire dall’euro? Dalla Nato?Quanto tempo sarebbe durato il suo governo se si metteva di traverso a Bruxselles,a Berlino e Washington?
poteva (e doveva) fare come l’Islanda, e stamparsi moneta. Ci volevano palle d’acciaio, ma una sponda l’avrebbe trovata se guardava bene.
è facile avere le palle d’acciaio in Islanda,Paese di trecentomila anime o poco più,in mezzo all’oceano.Altra cosa è governare nei Balcani,a stretto contatto con la Turchia ad un tiro di schioppo dal Medio Oriente.Si è liberi di pensare quel che si vuole ma nessuna delle capitali che ho nominato avrebbe tollerato in questo momento cambi di fronte.E per la Russia era un passo troppo lungo.
Perchè il 12%? E’ il 20% mi risulta…
Podemos ha il 20 % perché alleato con liste locali di sinistra in varie comunidad i cui deputati tra l’altro faranno gruppi autonomi con il proprio nome.Podemos come lista con quel nome ha preso il 13 %,cioè un floppone rispetto alle aspettative e come detto al 20 ci arriva anche per quella ridicola frammentazione indipendentista e localistica che hanno gli spagnoli ma che a me ricorda le liste civette e clientelari locali de noantri più che il sol dell’avvenire.
OK, grazie, non lo sapevo