Anna Lombroso per il Simplicissimus

Una delle considerazioni più amare che siamo costretti a fare è che a volte tocca dar ragione a ceffi ai quali abbiamo dedicato disprezzo o riprovazione. Non so se sia capitato anche a voi, ma ieri, per esempio, mi sono ritrovata in sorprendente e sconcertante sintonia col Brunetta, quando ha definito la Legge di Stabilità un insieme di “marchette”, pensate, concesse e elargite per conquistarsi consenso elettorale, in previsione di batoste più che probabili.

Come dargli torto? quando sono diventati sistemi di governo e attrezzi abituali dell’incauto manovratore le mancette arbitrarie, le elemosine compassionevoli, le opache regalie, tra la scarpa o la metà banconota di Lauro e l’osso lanciato al cane più ringhioso.

Si è cominciato con gli 80 euro, poi con gli 800 per le neo mamme, poi con gli 80 euro, ma solo per il 2016, per i poliziotti – così che ci eravamo augurati che l’8 fosse un numero propizio nella cabala renziana, quando promise 800 mila posti di lavoro grazie al Job Act. Va a vedere se  assumeranno questa forma  di pietoso obolo anche i risarcimenti per gli obbligazionisti truffati, intesi come molesti questuanti sui quali verrà comunque operata una rigorosa selezione dei più meritevoli di misericordia, i più trombati  insomma, rispetto agli altri raggirati, puniti invece, si direbbe, per la smania di accumulazione e per l’avidità, vizio concesso solo alla classe dirigente e alle banche medesime.

La conversione della partecipazione in fidelizzazione, delle campagne elettorali in  campagne acquisti, della comunicazione politica in marketing e dunque dei cittadini in consumatori, sia pure frustrati dalla crisi, ha toccato tutti i contesti come un inevitabile contagio, in modo che tutto diventi merce, oggetto di scambio e baratto a cominciare dal voto e dal consenso, fino a diritti e garanzie, soggetti a compravendita, ricatto e discrezionalità. E siccome la concorrenza è l’anima del commercio, simpatizzanti, apparatčik,  potenziali elettori – tutte prede possibili da acquisire  e clientela da tenersi stretti – vanno persuasi della bontà del brand tramite omaggi, punti qualità, sconti vantaggiosi e offerte straordinarie, magari solo fino a una domenica prossima che si rinnova ogni settimana come le promesse di Divani e Divani o dei materassi delle vendite televisive.

Così quest’anno chi si avvicinava al Pd poteva godere di favori speciali: i neo tesserati di un ingresso scontato all’Expo e i partecipanti alla Leopolda, soggetti ad applausometro, perquisizioni accurate e questionari sui titoli di giornale più sgraditi al reuccio, hanno potuto essere beneficati dall’entrata gratuita nei musei fiorentini, in modo che non si dica più che con il grullo e la sua cerchia siano andati al potere gli ignoranti di ritorno .. e anche di andata.  I primi trecento fortunati possessori dell’ingresso alla vecchia stazione,- hanno potuto godere di una visita gratuita a tre importanti musei di Firenze: Palazzo Vecchio, Palazzo Strozzi e Opera del Duomo, che sono rimasti aperti oltre l’orario consueto, in notturna, per l’occasione. Costo per gli organizzatori della kermesse: 1500 euro. Poca cosa, ma simbolica.

Perché è  questo il loro modo di “fare” cultura, contestuale alla cancellazione dell’istruzione, della ricerca e   dell’università pubblica, all’alienazione di paesaggio, coste, isole e patrimonio ambientale, alla cessione in comodato di monumenti, e che rispecchia la radicata convinzione del ceto dirigente  che si tratta di “roba loro”, di loro proprietà esclusiva che possono a loro piacimento erogarla generosamente per fruizioni discrezionali e destinate a privilegiati selezionati per appartenenza, amicizia, clientela,  condizionate da interessi collaterali, quelli delle agenzie che organizzano grandi eventi, quelli degli sponsor disinvolti cui è concessa ogni libertà compreso il trasferimento di beni preziosi con spericolate trasvolate, quelli del merchandising diventato il vero business di mecenati mercenari, quelli delle edizioni monopolistiche di cataloghi  patinati destinati a strenne indesiderabili di banche e fondazioni. E purché accessi e visite non compromettano lo svolgersi di convention, cene sociali, sfilate, esibizioni culinarie, perfino matrimoni, che costituiscono ormai la più appetibile forma di utilizzo dei beni comuni.

E va nella stessa direzione anche il bonus di 500 euro per tutti coloro che nel 2016 compiranno 18 anni e che potrà essere usato per spese culturali: teatro, cinema, musei, mostre ed eventi, niente libri, per carità, meglio Star Wars 7, così da distrarli con guerre extraterrestri da quelle alle quali in modo diretto o indiretto dovranno partecipare, a cominciare da quella dichiarata contro diritti, lavoro, libertà nelle sue varie declinazioni.

Mance, punti, pourboire, elargizioni, elemosine finiscono per somigliare pericolosamente a stecche, tangenti, mazzette. Perché al fondo c’è sempre una forma esplicita o obliqua di corruzione, l’intento manifesto di comprarsi a prezzi stracciati un po’ di consenso, la volontà di riconfermare che in sostituzione di democrazia, rappresentanza e partecipazione, non ci meritiamo nulla di più di qualche briciola per distogliere  mente e collera dalla vita agra cui ci condannano e alla quale ci siamo arresi.