Site icon il Simplicissimus

Ucraina, nuove vergogne occidentali

Tentativi di croce uncinata a Kharkov: ogni differenza con l'originale è pura ipocrisisa
Tentativi di croce uncinata a Kharkov: ogni differenza con l’originale è pura ipocrisisa

Ieri si è celebrata nella disgraziata Ucraina la nuova festa nazionale di sapore neonazi  in cui si ricorda … anzi per la quale è stata inventata una bugia integrale, ossia la liberazione della città di Azov dai turchi avvenuta il 14 ottobre di 374 anni fa. In realtà la città fu presa dai cosacchi, ma restituita alla Sublime porta poco dopo e solo nel 1736 con Caterina la grande  entrò definitivamente a far parte della Russia. Tra l’altro Azov ha molto più a che fare con l’Italia che non con l’Ucraina essendo stata per duecento anni sotto l’influenza prima di Venezia e poi di Genova che addirittura la ricostruì integralmente nel 1400 dopo l’invasione di Tamerlano.

Ma certo questi piccoli particolari  non possono interessare né a Poroshenko, né al battaglione Azov, cuore nero della guardia nazionale ucraina, interamente formato da nazisti: la nuova festa nazionale nasce proprio come un pretesto per celebrare il regime e Azov c’entra con il coinvolgimento delle truppe ucraine nella presa della Crimea nel 1941 a fianco dei nazisti. Con tanto di strage di Odessa. Ma la cosa incredibile e vergognosa è che l’occidente, anche dopo aver toccato con mano il disastro ucraino con una caduta del pil del 50%  e il potere affidato di fatto alle squadre naziste si presti a tutto questo: e celebri Poroshenko quando a Kiev nella giornata  della menzogna nazionale, passa in rassegna i potenti armamenti di Kiev, carri armatai T64, usciti di produzione nel 1970 e blindati Brt rimandati indietro dal governo irakeno perché inservibili.

Ma fosse solo tenere mediaticamente bordone a un cioccolataio porciforme sarebbe niente. Il fatto è che per sostenere la guerra per procura contro la Russia, l’Fmi che ha negato anche gli spiccioli alla Grecia, ha concesso a Kiev prestiti per cifre otto volte superiori al limite massimo consentito dal suo stesso regolamento. Ora però occorrono altri 18 miliardi dollari e l’inviato del Fmi alla festa nazionale si è sentito dire dai responsabili del governo che questa cifra sarà raggranellata semplicemente non pagando le rate dei prestiti delo stesso Fmi e degli europei. L’imbarazzo a questo punto è totale perché in da una parte non  si sono altre soluzioni effettivamente praticabili se non si vuole una cacciata dell’oligarca e dei suoi giannizzeri perdendo la partita con la Russia, dall’altro acconsentire sarebbe come sottolineare il trattamento radicalmente diverso tra un Paese della Ue a cui non è stato concesso nulla e un Paese fuori dalla Ue cui è concessa qualsiasi cosa. Sarebbe come confessare davanti al mondo intero di aver instaurato con l’inganno “democratico” un regime inetto, corrotto e neonazista al solo scopo di includere l’Ucraina nella zona Nato. Un risultato degno della Ue.

La massiccia fornitura di armi, a questo punto inevitabile, potrebbe in qualche modo essere mediaticamente gestibile, magari con qualche clamorosa bugia proveniente dal territorio,  ovvero da Langley,  ma il precipizio di un Paese “liberato” dalle grinfie del nuovo grande nemico, il fallimento delle politiche economiche imposte, la realtà stessa di un legame stretto e inscindibile dell’Ucraina con la Russia artatamente spezzato dalle logiche imperiali, sarebbe molto più difficile da nascondere. Se si dovesse ammettere di dover pagare integralmente gli oligarchi di Kiev e i battaglioni bruni su cui si appoggiano, sarebbe arduo dare la colpa ai russi.  La Nato si troverebbe a combattere su due fronti: quello dei separatisti e quello della verità, più ancora di quanto non debba farlo ora sostenendo un governo che propone una petizione per impedire il voto ai pensionati perché essendo vissuti ai tempi dell’Urss possano “votare in modo sbagliato o comunque contro gli interessi del Paese”. Questa è la democrazia d’esportazione e quella che piace ai vertici europei: la farsa della libertà.

Exit mobile version