German Chancellor Angela Merkel shakes hands with inhabitants of Duisburg, Germany, when she visits the Duisburg -Marxloh , a neighborhood with a large immigrant population, Tuesday Aug. 25, 2015. (Federico Gambarini/dpa via AP)

Molti si stupiscono dell’improvviso e inaspettato cambiamento della signora Merkel che dopo aver creato in Grecia una sorta di Siria istituzionale adesso apre incondizionatamente ai profughi siriani, in fuga da una guerra cinicamente avviata dagli Usa, ma ampiamente sostenuta sia pure non con le armi  dalla Germania. Potrebbe sembrare incoerente e paradossale, ma non lo è affatto perché la Germania, al contrario di molti altri Paesi europei ormai impoveriti e subordinati, non fa altro che perseguire i propri interessi.

Molti, specie a sinistra, spiegano la grottesca mutazione del centro destra tedesco dalle strizzate d’occhio nei confronti delle manifestazioni xenofobe  all’accoglienza senza remore, con argomenti assolutamente realistici, ma come al solito non persuasivi . Certo i profughi aiutano la soluzione dei problemi suscitati dalla denatalità in Germania, superata in questo solo da Giappone e Italia, mentre senza dubbio l’ondata di migrazione contribuirà ad abbassare i salari e aumentare il ricatto sul lavoro. Tutto vero, però vero da molti anni e di certo la Germania non avrebbe avuto difficoltà a procurarsi braccia e menti in giro per il mondo anche senza le tragedie mediorientali, né ha trovato particolari difficoltà nella politica di deflazione salariale, di erosione del welfare, di creazione di precariato con i mini jobs che non ha conosciuto soste negli ultimi 15 anni.

Dunque perché Berlino metteva muri fino a un mese fa e ora invece accoglie benefica con la Merkel che addirittura si dedica alla lisciatura di adolescenti siriani come fosse il Papa? Per alcuni motivi intrecciati che sono arrivati al pettine e che costituiscono una straordinaria opportunità da non perdere. In primo luogo  Berlino si propone di recuperare immagine dopo il massacro della Grecia, non tanto perché le interessi essere simpatica, ma perché così elimina parte dei veleni che potrebbero mettere in pericolo europa ed euro vale a dire i presupposti della propria fortuna e del proprio piccolo impero, una specie di un quarto reich, se si fa attenzione ai significati della parola (vedi nota).

In secondo luogo l’afflusso di profughi e dunque di manodopera mediamente istruita come quella siriana può accelerare il ritorno delle produzioni delocalizzate soprattutto nell’est del continente, che divengono sempre meno convenienti per l’alzarsi dei salari, per la qualità non eccelsa del lavoro, ma soprattutto per la fine dei benefici fiscali o delle vere e proprie regalie di stato per favorire l’industrializzazione e trovare scampo alla disoccupazione. Questo “ritorno” o minaccia di ritorno è destinato da una parte a sollecitare i governi a una nuova stagione di generosità fiscale e severità salariale, dall’altro a rimettere in gioco i rapporti fra Germania e quella Ue ad est dell’Oder che si sente schiacciata dalla Russia e per questo è sempre tentata di essere una colonia americana.

Il terzo motivo a mio giudizio è strategicamente il più importante e significativo: accogliendo i profughi come fuggissero dal regime di Assad e non dal terrorismo creato contro Assad,  la Germania da una parte si dimostra fedele a Washington e alla sua creazione di caos, dando implicitamente una ennesima patente di legittimità all’illegittimo tentativo di abbattere Assad in vista di interessi geopolitici ed energetici; dall’altra però acquisisce l’immagine del poliziotto buono che fa di tutto per lenire le ferite di chi si trova stretto nei meccanismi infernali dell’impero. Insomma comincia a giocare un ruolo globale autonomo e peculiare sia pure all’interno del Washington consensus. Per di più diventa nell’immaginario planetario il centro del continente di cui gli altri Paesi non sono che appendici, ovvero realizza sul piano psicologico ciò che ha già conseguito su quello economico e oligarchico nella governance del continente, aggiudicandosi perfino la guida in un’azione umanitaria che gli altri o rifiutano apertamente o fanno finta  obtorto collo di seguire avendo a che fare con opinioni pubbliche rese ostili sia dal continuo e strumentale allarme terrorismo, sia dalla rapina di sovranità a cui sono stati sottoposti dalle oligarchie finanziarie mascherate da Europa. Vedi la Francia che in questa vicenda epocale è stata radicalmente marginalizzata.

E noi? Bè abbiamo Renzi e Salvini, cioè meno che il nulla

Nota Solitamente Reich si traduce con Impero, ma in realtà le connotazioni della parola tedesca sono molto più ampie rispetto a quella italiana che si riferisce solo al potere territoriale o a una particolare forma di governo, significando anche abbondanza, ricchezza, benessere. E in effetti il Secondo Reich di Bismark  (il primo era stato il sacro romano impero al cui titolo ormai puramente formale l’imperatore d’Austria aveva rinunciato nel 1806), costruito con la riunificazione pacifica della miriade di stati tedeschi, aveva in primo luogo questo significato generale di nuovo benessere oltre che di nuova potenza, qualcosa di molto più vicino alla parola inglese commonwealth che a impero.  Infatti per riferirsi a questo periodo in termini politici si usa il termine specifico di Kaiserreich. Il Terzo Reich è in realtà una definizione del tutto informale, usata quasi solo al di fuori della Germania e comunque riferito a un possibile futuro. Piuttosto ai nazisti piaceva di più Tausendjähriges Reich , l’impero millenario con riferimenti escatologici e razziali. Ad ogni modo il nome ufficiale del Paese anche sotto il regime nazista rimase quello di Deutsches Reich (nel significato di comunità tedesca) e solo do lasciato infatti intatto dalla Repubblica di Weimar e solo dopo l’anschluss dell’Austria divenne Grossdeutsches Reich. Tutto questo per dire che effettivamente ha un senso parlare di quarto reich, facendo però riferimento ai diversi significati e sensi della parola, senza le forzature che normalmente si leggono e tutte strettamente legate al periodo nazista.