o-RENZI-facebookHo già invitato a guardarsi dal prendere sotto gamba la campagna antitasse di Renzi: per quanto incredibile, per quanto populista e ingannevole possa essere, per quanto negativi nel computo algebrico dei più e dei meno possa rivelarsi per l’economa nazionale, rischia di avere il medesimo effetto degli 80 euro presso un’opinione pubblica ormai dedita all’accattonaggio di illusioni.

Proprio per questo mi sento di dire che l’insistenza del premier su questa linea non solo rivela la volontà di incamerare il centro destra nel suo progetto di partito della nazione, ma si presenta anche come un atto di disperazione: l’incapacità di produrre programmi coerenti e razionali per il Paese, l’assenza totale di una qualunque politica che non sia quella dettata da Bruxelles, non lasciano altro spazio al recupero di consenso, se non l’uso di queste macchinazioni retoriche che intrappolano i cittadini nel labirinto tra allettamenti e depressione e li spingono alla guerra tra poveri.

Questa volta Renzi è stato apparentemente più furbo e certamente più cinico: ha dato una durata triennale alla partita di giro nel quale consiste il piano antitasse, il patto con gli italiani e tutta questa paccottiglia copiata e  ammuffita, in maniera che il gioco di prendesi con una mano quanto anzi molto più di ciò che viene dato, considerando l’inevitabile taglio ai servizi con l’altra o semplicemente di cambiare nome alle imposte, come accadrà con l’Imu, possa arrivare fino alle elezioni 2018 e condizionarle con la promessa di una riduzione dell’Irpef, naturalmente a favore dei ricchi, con piccola elemosina per i poveri che a quel punto sarà già stata mangiata parecchie volte dall’aumento delle accise e probabilmente dal’aumento dell’Iva che a questo punto potrebbe essere decisa direttamente da Bruxelles. Dall’altra lo ha legato a un vero e proprio ricatto sulle cosiddette riforme in maniera da lasciarsi un pertugio d’uscita casomai fosse impossibile realizzare anche i primi numeri di questo gioco di illusionismo. Ma la fragilità parolaia di questo piano uscito come un coniglio dal cilindro è troppo facilmente visibile attraverso la trama  effimera e volta a nascondere col rumore di fuochi di artificio il declino dell’esperimento Renzi, con tutte le conseguenze del caso.  E infatti ciò che alla fine risalta di tale piano, per molti versi sgangherato è che dovrebbe riportare il Pd al 40 per cento. Unica rpospettiva che gli interessi per frenare le forze centrifughe.
L’immersione totale nella logica e nel trucco del politicante la si desume da ciò che gronda dopo questo bagno nella piscina di mastro Berlusconi e lascia spazio alla diffidenza persino in un’estate calda ed estenuata, tanto che il 70% degli italiani non si fida delle sue praole. Domani potrebbe portare anche a uno scontro con Padoan che è poi il tutore di Renzi, il conte zio della situazione che le fregnacce le lascia al nipote e non manca mai l’occasione di ricordargli a chi deve la poltrona di premier non eletto.
Così nel tentativo di rilanciare un’immagine appannata e resa ancor più sgradevole dopo la vicenda greca Renzi ha mostrato tanta debolezza da giocarsi tutta la posta con carte che non sono ancora entrate  rendendo visibile il bluff. Se qualcuno fosse così astuto da prendere sul serio la mossa senza limitarsi a scuotere le spalle, così coraggioso da aumentare la posta con un serio piano di riforma fiscale e di redistribuzione del reddito e forte di questo andasse a vedere il punto, per il guappo di Rignano sarebbe la
fine. Certo bisogna che vi siano serietà, coraggio e intelligenza

e Renzi sa che sono introvabili. Dopotutto se abbiamo un premier né serio, né intelligente, né coraggioso una ragione ci sarà.