C’è in fondo molta ironia nel fatto che la traiettoria di Tsipras sia iniziata con il fardello degli illusionismi prodotti dalle politiche euro finanziarie, con il vagheggiamento dell’altra Europa e adesso, dopo averne toccato con mano l’inconsistenza, abbia deciso di propinare a Bruxelles l’unico veleno efficace contro il progetto reazionario continentale, ovvero la democrazia. Certo avrebbe potuto dire di no fin da subito agli oligarchi, si è cullato fino all’ultimo nell’illusione che essi stessero bluffando e che alla fine avrebbero ceduto abbastanza da consentirgli un minimo di agibilità finanziaria e politica, ma alla fine si è deciso ad usare l’arma del referendum, quello stesso che avrebbe dovuto essere tenuto nel 2011 e che fu impedito a tutti i costi dalla troika, alias istituzioni europee, grazie anche alla ricattabilità di Papandreu.
Così Tsipras, cercando una via d’uscita, ha gettato nel più profondo sconforto i vertici di Bruxelles, ancor più che se avesse detto no autonomamente: perché un primo ministro può anche essere screditato, si può dire che sia un pazzo o un mentecatto, si può manovrare per farlo cadere, se ne possono comprare gli amici, si possono creare incidenti di piazza, si possono mobilitare barbe di preti e soldi di armatori, insomma si può fare di tutto pur conservando la facciata, il trompe l’oeil della democrazia. Ma di fronte a un referendum la commedia non può continuare: o se ne prende atto o si dichiarano decadute le istituzioni democratiche nell’interesse superiore dell’Europa e del sistema finanziario. Si scopre insomma prematuramente la commedia.
Ecco perché non c’è da aspettarsi molto dai parlamentari europei che, senza reali poteri, partecipano come comparse alla rappresentazione continentale della sovranità popolare ben sapendo che tutte le decisioni vengono prese al di fuori dei meccanismi di rappresentanza. Non c’è da spettarsi molto nemmeno da quelli da cui ci si aspetterebbe una reazione in favore della Grecia e delle sue ragioni e che proprio per questo sono stati eletti: il referendum contesta apertamente il loro ruolo puramente figurativo, strappa il fondale dipinto. E non parliamo nemmeno del resto. In altre parole il referendum lanciato da Tispras cancella lo sfondo delle interpretazioni permesse dal potere, insomma è fuori del “pensiero pensabile”, espressione con cui Noam Chomsky definisce la cornice o meglio il recinto in cui è possibile la critica, affinché sia inefficace e alla fine complice.
Quello che ci troviamo di fronte sia in Europa, sia nei singoli Paesi, non è più un vero sistema politico, ma una sorta di gilda medioevale che ha come unico scopo quello di perpetuare se stessa e i propri privilegi, impedendo che i momenti topici della democrazia, ossia le elezioni, possano cambiare più di tanto e cercando di eliminare o sterilizzare tutti gli altri strumenti di partecipazione e le libertà ad essi collegate. Il suo obiettivo ultimo è dunque quello di simulare dentro di se il conflitto sociale per renderlo inattivo. Non c’è alcun dubbio che il referendum sia come veleno per questa concezione e per i suoi finanziatori. Probabilmente molti dei decisori sul carro della troika erano già disposti a lasciar perdere la Grecia, ma il modo, una possibile decisione popolare, sconfessa ogni loro obiettivo ed è un boccone difficile da mandare già. Tanto più che il poco tempo a disposizione rende obiettivamente difficile far funzionare la macchina del consenso che porta le vittime a scegliere per la soluzione del boia. Ma anche se questo accadesse, la consultazione popolare sarebbe comunque un inquietante precedente che potrebbe ripetersi altrove.
Per questo adesso l’obiettivo principale è far sì che il referendum greco non possa proporsi altrove. Non è un caso che i più volgari e ottusi camerieri del potere comincino prendere a pretesto gli attentati dell’altro giorno per dire che purtroppo bisogna ridurre le libertà democratiche in nome della sicurezza. Per ora sono solo vecchi idioti buoni per tutte le occasioni, gli zombi mandati avanti che tanto sono già morti e in ogni caso devono fingersi morti per campare, ma annunciano una vasta campagna per la riduzione degli strumenti democratici.
Non si può rimanere estranei alla battaglia di Grecia come se non ci riguardasse o aspettando che qualcuno ci pensi, lasciando che l’abbiano vinta quelli che vogliono distruggere l’Europa con l’europeismo, che hanno sfruttato la crisi nata dalle pratiche e teorie liberiste per spezzare la democrazia. Se si rimane assenti nei momenti cruciali, poi non ci si potrà lamentare di niente.
ho paura che per farci paura (scusate il bisticcio di parole) non serva agitare spettri di terroristi tagliatori di teste, ma basta il tam tam sulle borse e sulla “rigidità” greca di fronte alle “proposte” della troika che stimola il “frame” mentale semicosciente, abilmente costruito in decenni di propaganda filo ue, in base al quale gli stati sono corrotti ed inefficienti per definizione mentre il business è qualcosa di buono e positivo per cui quello che dicono le istituzioni finanziarie è sicuramente per il bene di una massa di minus-habens non in grado di badare a se stessi.
“Ossia Tsipras chiama a convegno il popolo per sconfessare Tsipras. Che teatro!”
dovessi scegliere a teatro sceglierei la tagicommedia di Tsipras piuttosto della tragedia della UE…REFEREDNUM = democrazia diretta, PUNTO.
Se poi è da anni che i greci sono raggirati dalla propaganda del regime UE, questo è un’altro conto, ciò non toglie che il referendum, è tecnicamente uno democratico, se il popolo greco,poi è diventato plebaglia lobotomizzata, lo si capirà dall’esito del referendum…. lo strumento legale e dire anche politico,per debellare il sistema oligarchico e predatorio rappresentato in buona parte dalla UE-NATO, è la democrazia, e un sua implementazione diretta È CERTAMENTE IL REFERENDUM,in qualsiasi modo contro e politiche UE, approvate, magari anche dai precedenti politicanti greci corrotti.
Come gia’ Dante aveva osservato (sulla cosiddetta opinione pubblica),
“A voce più ch’al ver drizzan li volti,
e così ferman sua oppinione
prima ch’arte o ragion per lor s’ascolti” (PUR 26, v21)
I disastri, non solo economici, causati dalla rinuncia all’indipendenza nazionale in favore di quella “europea” sono visibili, tangibili e facilmente verificabili. Ma a sentire le “statistiche” 67% dei Greci vorrebbe rimanere nella “zona Europea”. I casi sono due, o i Greci sono masochisti o le statistiche sono palle.
Sarei incline a credere alla seconda ipotesi, ma leggendo sia l’articolo che alcuni commenti propendo per la prima.
Personalmente sono indeciso nel mio giudizio sull’affaire . Potrebbe essere semplicemente che, il Governo greco non era in grado accettare ulteriori imposizioni dall’Europa oppure che ,
Tsipras abbia in mente qualche altra via d’uscita. Personalmente tifo per questa seconda possibilità,ammesso che esista !
Abituati a pensare in dollari a spendere in euro, al pensiero della finanza globalizzata , abbiamo perduto il senso della socialità e della dignità. Un’Europa dunque che sta mostrando il suo volto, protesa soltanto attraverso l’austerità a promuovere povertà e disoccupazione , marginalizzando i problemi sociali , considerati nulli difronte ai dictat dei mercati. C’è voluto Tsipras leader greco, per far comprendere che l’economia non è asservita ai capricci della finanza, nè che i creditori esterni ,possano dettare le politiche di un paese. La signora Lagarde si è infuiata e non poco, per le misure adottate dal primo ministro ellenico, il quale ha annunciato un piano umanitario per famiglie in forte dissesto economico, che hanno mancanza di fornitura elettrica, per bollette scadute e non riescono nemmeno ad accedere ad un pasto giornaliero.Duecento milioni di euro, che invece di collocare nei forzieri dei creditori, Syriza li spende per la maggioranza di un paese, fiaccato, ridotto all’osso, ma che non pare interessare gli organismi finanziari, che pretendevano soltanto i propri soldi e misure capestro; come l’aumento dell’Iva la cancellazione delle pensioni e privatizzazioni selvagge a quattro soldi. Insomma strategie da fallimento, rispediti al mittente, ed in più Tsipras ha rilanciato le sue proposte con l’indire un referendum e chiedere ai greci se le misure della Troika vadano adottate, oppure no. Da mesi i negoziati tra Bruxelles e la Grecia vengono condotti, per piegare Atene ad accettare le loro proposte , ma che per un premier della sua stazza, stridono fortemente con il concetto di Bene Comune . Le scelte economiche non si possono fare in base ad interessi finanziari ,che prevedono solo la massimizzazione dei profitti, senza tenere in debito conto i bisogni reali delle popolazioni. Le banche sono istituti, che a quanto pare stanno molto a cuore a questa Europa, tant’è che le misure adottate sono state tutte a favore di queste ultime, e tentare un negoziato fino all’ultimo equivale a mantenerle in vita, non privandole di liquidità, facendole funzionare. Con la mossa a sorpresa di Tsipras, ci si chiede se la Troika o l’FMI, staccheranno la spina agli istituti di credito o non si adopereranno per rianimarli e mantenerli in vita. Intanto non si capisce bene, cosa ci facessero i capi dell’opposizione greca a Bruxelles e viene il dubbio, se queste mosse non siano attuate per dare una spallata ai governi, che pensano al popolo e non alle banche. Per l’Europa prevale l’interesse finanziario, rispetto a quello collettivo e basti dare un’occhiata in casa nostra, per rendersi conto di cosa queste misure dettate dalla Troika, portate a compimento dai governanti amici, stiano provocando. Un debito che nonostante le misure d’austerità adottate, cresce vertiginosamente,un tasso di povertà, da spavento,ed imprese che falliscono decretando l’aumento della disoccupazione. Per non parlare di una nuova povertà: legata alla classe media, che crea disuguaglianze sociali, oltre che perdita di speranza. Tsipras da vero greco,che incarna lo spirito di Pericle, da statista qual è non poteva lasciare che si umiliasse la sua gente, vuoi per l’appartenenza ad una realtà che ha generato pensiero e cultura mettendo le scarpe al mondo, vuoi per valori ed ideali che non possono essere sostituiti dalla logica del capitalismo o di politiche neoliberiste.. La finanza si sa, poggia le sue basi sull’attrazione di capitali stranieri, che erodono i territori per trarre maggior profitto impoverendo i già fragili tessuti economici, nonchè dalle banche che sono diventati istituti speculativi che invece di erogare prestiti alla piccola e media impresa, utilizzano i soldi in cassa per speculazioni finanziarie, giocare in borsa, le cui perdite sono ripagate da cittadini esangui, attraverso un sistema di tassazione che non lascia nessuna possibilità di crescita. Tsipras abituato a vagliare la realtà, ma soprattutto a non adeguarsi a logiche fuorvianti, che consegnano gli stati in mano agli speculatori, ha ritenuto di fondamentale importanza la sua proposta a favore del suo popolo, sottraendosi a logiche capestro dalle quali avrebbe avuto molto da guadagnare, mandando il suo popolo a morire.Comunque vada Tsipras ha dato una lezione di stile a questa Europa degli egoismi e delle logiche finanziarie, squarciando il velo dell’affarismo utile a se stesso, non permettendo colpi gobbi e lottando fino in fondo per rispettare il mandato ricevuto dalla sua gente. Certamente chi è abituato a congiurare nelle segrete stanze in nome della ricchezza, farà di tutto per metterlo in difficoltà, magari facendolo cadere. Ma Tsipras sta scrivendo la Storia e finchè c’è vita ci sarà sempre la speranza di passare dalla protesta alla proposta: far vivere la Grecia
Faccio notare che il referendum verte sull’approvazione o rigetto di due documenti scritti in inglese legalese e non disponibili online con testo greco che sono i seguenti:
– «Preliminary Debt sustainability analysis» (προκαταρκτική ανάλυση βιωσιμότητας χρέους)
– «Reforms for the completion of the Current Program and Beyond» (Μεταρρυθμίσεις για την ολοκλήρωση του τρέχοντος προγράμματος και πέραν αυτού)
I due documenti in PDF sono scaricabili tramite la seguente pagina di Wikipedia:
https://en.wikipedia.org/wiki/Greek_economy_referendum,_2015.
Peccato però che i due documenti siano il primo risalente al 15 febbraio del 2012 e uno si chiede che cavolo c’entri con la situazione attuale mentre il secondo non è, come ci si aspettava, la proposta della Troika (che non esiste!) ma la proposta di Tsipras alla Troika risalente a qualche settimana fa!
In altre parole, Tsipras nel suo discorso pieno di pathos fa credere che il referendum abbia a che fare con inaccettabili proposte della Troika da bocciare pena la perdita della dignità del popolo greco mentre invece verte sulle sue stesse proposte alla Troika. Ossia Tsipras chiama a convegno il popolo per sconfessare Tsipras. Che teatro!
Naturalmente nessuno se ne accorge, nessuno va a vedersi i documenti, nessuno parla e la mafiosità dei media greci e internazionali regna sovrana. Ancora una volta si sta realizzando uno storico evento di infotainment mediatico con tutti pronti a farsi abbindolare. E con i cittadini greci inconsapevolmente destinati a ratificare “democraticamente” le subdole volontà dei loro governanti.
La Grecia ha ritrovato la sua dignità, anche se resta il rammarico per tutte le sofferenze subite in questi anni ad opera degli euroburocrati al servizio dei centri finanziari internazionali.
Anche la procedura di default previsto per il coraggioso paese balcanico è umiliante, perchè ricorda quella fallimentare privata, quasi a voler dimostrare che uno Stato è meno importante di una banca privata.
L’arroganza dei padroni della finanza ha raggiunto livelli non più tollerabili e la rivolta di Tsypras restituisce dignità a tutte le istituzioni pubbliche, sottomesse in questi anni ai diktat delle elites del denaro.
Abbraccio forte alla Grecia. 65Luna
La fiaccola di Olimpia è di nuovo accesa … fatecela, amici elleni