expo-15-inaugurazione-palco-1000x600Anna Lombroso per il Simplicissimus

Ma non sarebbe stato meglio continuare a dormire nell’illusione che si tratti di un brutto sogno e non un incubo concreto, un eterno lunedì di compito in classe e di relativo castigo?

L’Italia s’è desta, ha esordito il premier, che ha continuato con quel repertorio gergale da baro: scommessa, sfida, banco di prova, che piace tanto ai coach delle convention, quegli imbonitori che devono galvanizzare gli affiliati delle vendite piramidali,  con il piglio di Vanna Marchi e la faccia tosta dei televenditori di patacche.

Tocca dare ragione alla teoria degli opposti estremismi,  se è vero che un po’ di cretini ha deciso di scegliere come bersaglio il Cenacolo e Santa Maria delle Grazie, proprio come quello che stamattina sul palco si beava di una piramide a termine, di un monumento di cartapesta, innalzato con traffici opachi, elusione di regole e leggi,  pratica di corruzione, esercizio di favoritismi,  che si compiaceva di un’area espositiva di 170 campi di calcio, che hanno preso il posto di campi, ma quelli veri, di suoli agricoli acquisiti con modalità sospette, che si inorgogliva per aver portato a termine un grande evento, indifferente a malaffare, infiltrazioni criminali, come a impatto ambientale e interrogativi, per i quali ci sono tutte le risposte, sul dopo, su strutture non finite e condannate già ora a una velenosa obsolescenza, su voragini di debiti che saremo chiamati a saldare tutti noi.

Ma si sa che le feste sono occasioni buone per la pacificazione. Su quel palco raffazzonato, dopo la passerella dei volontari con le tutine colorate come dei puffi che non avevano imparato la coreografia e che si dileguavano dietro a dei cellofan a mascherare i lavori in corso, dopo la comparsata di alcuni figuranti in gilet giallo a interpretare la classe operaia approdata al paradiso del lardo di Colonnata e della bresaola della Valtellina, erano tutti contenti, tutti fieri del successo condiviso, tutti a scambiarsi complimenti e ringraziamenti: Maroni, Pisapia, Sala, a rivolgere un grato pensiero alla Moratti, perché no? anche a Formigoni, a Stanca, a epurati e sempreinpiedi, a tutti quelli che hanno contribuito a tener fede allo spirito del gran galà con una  abbuffata di cordate sempre le stesse, di regimi speciali, di provvedimenti di emergenza, di commissari straordinari, di compratori che sono anche venditori, di osti blasonati in regime di monopolio. Mancava l’alta carica, ma brillava come il solito pensionato che sta a guardare i cantieri stradali e consiglia la manodopera, il presidente emerito con signora, vestiti come Totò e Peppino in viaggio a Milano, o come si equipaggiava per la parata sulla Piazza Rossa, quella del primo maggio, data della quale ha scordato il significato.

Le immagini dell’inaugurazione, commentate da estatici giornalisti a cervelli unificati, ci hanno mostrato con dovizia di particolari il padiglione del Giappone (sarà l’unico completato?), le facciate di altri illustri partecipanti (il camouflage per il quale molto abbiamo investito, vorrà dire che si tratta di sapienti scenografie teatrali?), primi piani dei plastici (avrà collaborato l’ineffabile Vespa?), omettendo pudicamente lo stato dell’arte del falansterio italiano. Gli speaker ci hanno letto compunti il contenuto della cartellina stampa, ricco di numeri a casaccio come avrà suggerito l’addetto alla comunicazione del Ballo Excelsior retrocesso a sagra della caciotta: formidabile estensione, faraoniche opere, valorosi volontari, con il contrappunto delle consuete bugie: visitatori ipotizzati, ritorno economico, biglietti venduti.

Non mi piace augurare insuccessi e fiaschi, peraltro facilmente prevedibili, ma non vorrei nemmeno essere delusa dai miei connazionali, scoprire che si fanno prendere per i fondelli con dei circenses senza pane, che si fanno turlupinare da quattro salsiccine  targate dop, doc, ogm,  mc donalds , dagli spettacoli con gli animatori da villaggio turistico, come  si addice alle serate per le comitive della parrocchia concluse con la vendita di pentole.

Mentre la banda dei carabinieri suonava, chissà perché, la colonna sonora di “La vita è bella”, si sono alzate in volo le Frecce Tricolori, coprendo la musica. E ci credo, va bene dire bugie, ma farci credere che la vita sia bella malgrado tutto, è davvero troppo.