6d3dee12f5e8973baf2f67384c7a95fd-300x194Non tutto il male viene per nuocere e ciò che sta accadendo tra le “istituzioni” orwelliane di Bruxelles e il governo di Atene, spazza via ogni illusione altroeuropeista, ovvero l’ultima incarnazione in ordine di tempo della sinistra di resa e di governo, l’ultima sigaretta di Zeno Cosini nel cedimento all’egemonia culturale del liberismo. La possibilità di trovare un compromesso al rialzo, di poter pensare a una società più eguale e più solidale in questo contesto, è stato un abbaglio, un alibi, un deficit di analisi, un’incapacità di liberarsi dalle interpretazioni cristallizzate, molte cose assieme che adesso giungono alla cruna dell’ago della crisi greca.

Come avevo previsto da facile profeta di cose evidenti, la battaglia tra l’Europa ed Atene non poteva e non può che finire in due modi: o una totale resa di Tsipras  o un’ uscita dall’euro perché qui la sostanza della questione non sta nei soldi, nei finanziamenti, negli aiuti ma nel portato politico della moneta unica in nome della quale tutto il potere reale finisce nelle mani di pochi centri finanziari, mentre le istituzioni elettive vengono scavalcate ed esautorate. Aiutare la Grecia sette anni fa sarebbe costato pochi miliardi, anche aiutarla adesso nonostante il degrado della situazione dovuto alle ricette della troika, sarebbe più un problema contabile che reale, eppure la si esclude persino dal quantitative easing di Draghi, inutile e comunque studiato apposta per ridare fiato ai bond tedeschi che praticamente non offrono più alcun interesse. Ma non lo si fa perché questo significherebbe fornire un salvagente a tesi politiche diametralmente opposte a quelle incarnate dalla moneta unica.

Questa situazione avrebbe potuto e dovuto essere prevista già da tempo senza andare al tavolo delle trattative con un presupposto di fedeltà all’ordine monetario  e continentale, credendo che Bruxelles si sarebbe stracciata le vesti al solo vago pensiero di un’uscita greca dal processo con conseguente dilazione dei debiti. In realtà non c’è maggior antieuropeista della stessa Ue che vive ormai in funzione del profitto politico derivante da Maastricht. Senza quello l’Europa può anche andare a farsi fottere, con buona pace del volonteroso euro misticismo da salotto e redazione. Tutto il resto è Nato. Al tavolo bisognava andarci fin da subito con un’alternativa forte e con spalle già coperte per essere interlocutori credibili quanto meno sul piano tattico perché è evidente che i poteri che determinano la governance europea  temono molto di più le conseguenze derivanti da un via libera alle “controriforme” in senso sociale di Syriza che quelle derivanti da un addio di Atene.

Così non è stato forse per ingenuità, forse per insufficienza, forse per poca fiducia nelle proprie idee, come ormai capita alla sinistra da vent’anni. E adesso ci si trova di fronte al problema intatto, dopo però aver dovuto sottostare a un armistizio umiliante con il ritorno della troika e incassare un duro colpo di credibilità Tanto forte che ha avuto un riverbero immediato in Spagna con la discesa di Podemos nei sondaggi.

Vengono i brividi nel cercare di capire cosa sia accaduto a questa sinistra che da orfana del socialismo scientifico non ha trovato di meglio che farsi adottare adottare a distanza dal liberismo. Vengono i brividi pensando che Keynes ottant’anni fa scriveva:   “Il decadente capitalismo individualista e internazionale non è un successo. Non è intelligente, non è bello, non è giusto, non è virtuoso e non produce i beni necessari. In breve, non ci piace e stiamo cominciando a disprezzarlo”. Insomma anche Keynes è troppo per la sinistra cosiddetta moderna.

Comunque sia non so come andrà a finire in Grecia, se si tenterà la via delle elezioni anticipate come estremo strumento di pressione, se Syriza finirà per saltare in aria dopo una completa resa, se ci sarà un referendum sull’euro o se con tardiva  determinazione Tsipras e il sempre più intermittente Varoufakis stiano preparando quel piano B per l’uscita dalla moneta unica che si potrebbe concretizzare anche con il passo intermedio di una moneta fiscale parallela, suggerimento partito dall’Italia e forse più efficace per la Grecia che per noi. O se infine non ci sia la confusione più totale, come pare leggendo alcune proposte o sentendo certi ministri che rieditano minacce gheddafiane. L’Europa di certo ha tutto l’interesse a liberarsi di un governo che per Bruxelles è come fumo negli occhi per sostituirlo con un altro docile e obbediente e forse ha un interesse ancora maggiore nel pretendere che Syriza sventoli la bandiera bianca, dimostrando così l’inutilità degli sforzi per liberarsi dal giogo e dando nuovo respiro ai governi reazionari di marca continentale.

Si il tempo delle illusioni è proprio finito. Rimane solo l’assuefazione agli stupefacenti politici.