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Raiset della Nazione

Anna Lombroso per il Simplicissimus

No, non credo che ci si debba preoccupare  per l’offerta pubblica di acquisto di Rai Way da parte di Ei Towers (la controllata di Mediaset che gestisce le rete di trasmissione del Biscione) e che farebbe dell’Italia l’unico Paese europeo nel quale i produttori di contenuti possiedono anche le reti, tanto che sia pure tardivamente il garante per la concorrenza ha sollecitato spiegazioni sull’offerta avanzata dal gruppo Berlusconi per rilevare il 100% delle antenne di proprietà della controllata Rai, malgrado la ‘indisponibilità’ del 51%, destinato per decreto a restare pubblico.

Credo al contrario che non ce ne accorgeremo, che non noteremo nessuna differenza tra “prima” e “dopo”.

Il partito unico della nazione è stato imbandito come un piatto irrinunciabile, da digerire senza discussioni e senza disgusto,  dal giornale unico, dall’unico tg, che hanno pubblicato e trasmesso il pensiero unico, peggio dell’agenzia Stefani, più svergognatamente dei notiziari Luce, più sfrontatamente della Pravda.

Chi ha sostituito la preghiera del mattino secondo Hegel, con  Agorà o Omnibus, è già condannato a guardare le stesse stolide facce, a sentire le stesse querule professioni di deferenza officiate da quella unica cerchia di politici e giornalisti, che girano come guitti  del carro di Tespi, come saltimbanchi del circo, unico anche quello, e dell’opinione unica, che hanno entusiasticamente rinunciato e festosamente abiurato al compito strapagato di informare preferendo l’attività più blasonata e prestigiosa di esprimere convinzioni proprie, di proferire le persuasioni personali, di ammannirci la propria pedagogia maturata grazie alla frequentazione delle stanze del potere, all’ammissione alla sua tavole, alla somministrazione,  elargita grazie alla loro sottomissione, di confidenze, mezze frasi, allusioni convertite in impasti avvelenati dai quali sono esclusi notizie, dati, verità.

Mi auguro che prima o poi venga riconosciuta un’indennità a questa schiera di attori girovaghi,  che deambulano tra la Sardoni, Greco,  Merlino, Formigli, Porro, ma perché no anche la d’Urso, che escono esultanti dal loro letargico assoggettamento solo quando ospiti e opinionisti trascendono, esuberano, esagerano, ma come fanno gli attori del teatro Kabuki, i guappi che fingono di menarsi tra bande, così per animare le stanche cerimonie dell’informazione. Non so che sostanza “tiri” l’aria della 7, ma deve essere un allucinogeno, se la Meli scopre, grazie a una focosa renziana di base, e subito  ci rende noto, che molti giovani si stanno avvicinando al Pd perché il Jobs Act ha creato lavoro. E se tutti plaudono alla restituzione di poteri al parlamento da parte del gerarca protervo, che scopre i danni della decretazione d’urgenza appena si parla di “assumere” precari, azione che riscuote la sua disapprovazione morale.

Non so chi costruisca la scaletta di Agorà, ma c’è da sospettare che anche quella sia “unica” e reiterata continuamente se ogni giorno si siedono, o forse sono rimasti dal giorno prima per non contribuire al traffico di Roma, le stesse comparse, tutti sussiegosi opinionisti,  tutti interpreti puntigliosi dei  tweet, degli umori, delle fanfaronate del gradasso e dei suoi cari,  come di quelle dell’altro Matteo speculare e omologo.ia che tira

Ma non solo. Unica scaletta, unico copione, unica lettura degli eventi, quelli di bottega e quelli di fuori. E unico nemico, quello della civiltà, dell’Occidente, siano i movimenti integralisti islamici sparsi per il  mondo, in un unico crogiuolo quello dell’immaginario del mondo libero e civile che non sa e non vuole distinguere, che tanto poi siamo assuefatti a pericoli pubblici che diventano alleati e viceversa. Sia  Putin, cleptocrate, corrotto, mica come noi,  che aspira a ridiventare lo zar di tutte le Russie e che nutre l’inquietante riavvio della guerra fredda, reprimendo la fame di libertà in salsa nazista e targata Ue ucraina, sicché chiunque dubiti  della buona fede di Kiev è tacciato di apologeta  del bolscevismo più arcaico.   Siano  i paesi emergenti, che, ma guarda un po’, vogliono tenersi le loro risorse e controllare quelle del vicinato, che stanno penetrando ovunque con dinamismo e una capacità di iniziativa che non possediamo più,minacciando l’egemonia del dollaro. Tutti parimenti oggetto di reazioni forti, con l’aiuto di F35, guerre umanitarie, export di democrazia che noi ne abbiamo a iosa.

E un unico amico, il solito, cui noi, nuovo popolo dell’abisso, abbiamo il dovere  di dare fiducia in cambio della sopravvivenza anche al di sotto della dignità: un ceto politico distante, cinico e vanitoso, che in virtù dei suoi vizi testimonia superiorità e fa notizia, manager imbelli impegnati a favorire l’avidità di azionariati  fiacchi e fannulloni, interessati ai proventi iniqui del gioco d’azzardo finanziario, star dei paradisi fiscali che si palesano in qualità di mecenati, proprio come gli sceicchi, per approfittare della nostra rovina e aiutare economicamente i distruttori, tycoon additati all’ammirazione popolare per via della spregiudicatezza, per la volgarità, per l’esibizionismo, per le invidiabili perversioni, ritenute innocue e perdonabili in individui così occupati a accumulare ricchezza opaca e illegale, della quale ci si augura piova qualche granello anche tra noi mortali.

Ma anche un grande alleato, l’uso alla menzogna che a forza di essere continuamente ripetuta diventa familiare, che a forza di addomesticare la realtà si converte in verità, per renderci docili, arresi, disperati senza ribellione. Spegniamoli, magari se chiudiamo la bocca a uno per miracolo tacciono tutti.

 

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