Anna Lombroso per il Simplicissimus

Non so quando se po’ fa’ sia  diventato il motto nazionale.

Ma so di chi è la colpa se, visto che  si può,  tutti si sono sentiti autorizzati a potere.

Quindi a invidiare ed  imitare chi lo faceva, se probi cittadini hanno come aspirazione l’evasione magari per autodifesa, se chi incorre  in una multa regala il panettone al vigile e il vigile se lo piglia, se per ottenere un servizio pubblico si  “ungono” le ruote, se per godere di un diritto è meglio farsi aiutare da Bisignani. Se è lecito parcheggiare sulle strisce, buttare l’immondizia alla rinfusa anche davanti alla Reggia di Caserta, cospargersi d’olio solare ben bene prima di entrare in mare, che in fondo lo ha fatto l’Enichem, lo fa l’Ilva, lo fanno le aziende incaricate della gestione dei rifiuti.

E perché non dovremmo cercare di collocare nostro figlio in un posticino sicuro in qualche impiego pubblico, sistemare il babbo pensionato in una cassa rurale, la ganza in un assessorato? O compraci i leccalecca, le mutande e i Suv mettendoli in nota spese?

E perché chi ci guarda da fuori sopportare ogni sopruso, tollerare che Pompei caschi a pezzi, che qualcuno tinteggi il Colosseo come fosse suo perché paga la vernice, vedersi sbattere in faccia le porte della cattedrale perché dentro ci fanno un festino, ma anche farci espropriare del libero diritto di voto,  confiscare la Costituzione e i principi di pari dignità, di uguaglianza e di libertà che qualcuno aveva conquistato per noi, cancellare le garanzie frutto di lotte, devastare il nostro ambiente, lasciare andare in rovina paesaggio e patrimonio, offrire libertà di speculazione a costruttori mentre cittadini ormai inermi sono costretti a occupare case e altre, vuote, cadono a pezzi, e altre ancora vengono concesse a cifre irrisorie a amici, famigli, sostenitori, ecco,  perché chi ci guarda da fuori non dovrebbe sentirsi legittimato a fare altrettanto?

Perché non dovrebbe farsi una bella bevuta e sfregiare monumenti dei quali evidentemente non sappiamo prenderci cura, perché non dovrebbe comprarsi a poco prezzo coste già oltraggiate da casermoni o villette a schiera, perché dovrebbe avere rispetto di quadri i cui paesaggi che fanno da sfondo sono stati cancellati da ruspe, scavati da cave, agghindati da quartierini residenziali? Perché la comunità internazionale dovrebbe preoccuparsi per Venezia, se consentiamo che si ripeta ogni giorno l’empio rischio del passaggio dei mostri marini, se abbiamo eletto un ceto politico che si è nutrito grazie all’emergenza “acqua alta” e che si presta a manomettere ancora di più la laguna e il suo delicato equilibrio? Perché se permettiamo che i nostri corpi, le nostre aspirazioni, la nostra fatica, i nostri desideri siano diventati merce, che noi, tanti, siamo convertiti in legioni in stato di servitù, incatenati da contratti capestro imposti per servire gli interessi di pochi, pronti a essere trasformati in eserciti a difesa delle divinità del profitto e dell’avidità, sotto le bandiere della “civiltà”,   insomma perché se lo lasciamo fare, se si vede che se po’ fa’, non dovrebbero farlo anche altri? perché se noi per primi non tuteliamo la nostra dignità, le nostre bellezze, la nostra storia, dovremmo pretenderlo da altri? Perché dovrebbero sentirsi moralmente impegnati e responsabili di disperati che una volta giunti qui vengono confinati in lager, incriminati a priori e spinti nell’inferno dell’illegalità, usati come bersaglio e capro espiatorio, o, nel migliore dei casi, sottoposti a moderne forme di schiavitù grazie all’opera umanitaria magari di cooperative gradite a tutto l’arco costituzionale?

Con che faccia potremmo stupirci se club stranieri, la Fifa, magari l’Interpol preferisse per mantenere l’ordine pubblico minacciato dai temibili hooligan, trattare con Genny a Carogna piuttosto che con le nostre autorità?

Perché non dovrebbe deriderci chi viene da fuori se noi diamo consenso e credito a chi lo fa in casa? Perché dovremmo chiedere spiegazioni e scuse se quello che otterremo dopo lo sfregio della Barcaccia, sarà un protervo scaricabarili e qualche marginale resa dei conti tra bande? Perché non dovremmo essere ridicolizzati, se  il presidente del Borgorosso a Palazzo Chigi è autore e sponsor dell’insana proposta di ospitare le Olimpiadi?

Se  l’Isis che sceglie Toyota, ci minaccia tramite Twitter, se abbiamo un premier che disfa la democrazia a suon di cinguettii, l’unica reazione che possiamo permettere è quella di un Bernini che dalla rete minaccia: e domani vengo a pisciare sui vostri tulipani.