Anna Lombroso per il Simplicissimus

Era il marzo 2001 quando i talebani fecero esplodere le due grandi statue di Buddha nel nordovest della valle di Bamiyan in Afghanistan,  alte l’una,  che risaliva a 1800 anni fa, 38 metri     l’altra, alta 53 metri  che contava almeno 1500.

E poi  gli integralisti islamici di Ansar Dine (Difensori dell’Islam)  demolirono quattro mausolei dei santi musulmani a Timbuctu.

Furono dei fondamentalisti, se lo racconta Tahar  Ben Jelloun,  formati nelle scuole wahhabite dell’Arabia Saudita a volere la distruzione dei marabut, le tombe dei santi venerati dal popolo, proibite dal wahhabismo, insieme alle statue e ai mausolei, in base al principio che non possono esistere intermediari tra il credente e Allah, con la sola eccezione del profeta Maometto.

E nel luglio scorso i miliziani dell’Isis,  hanno distrutto la moschea intitolata al profeta Giona, considerata uno dei più importanti monumenti storici e religiosi e luogo di pellegrinaggio di musulmani sia sunniti sia sciiti.

Eh si sono proprio barbari, irrispettosi della loro  tradizione, delle loro espressioni artistiche, del  loro passato e dei luoghi della loro stessa religione. E l’Occidente si sente doverosamente impegnato e incaricato dalla storia e dal suo ruolo di guida  nel processo di civilizzazione del mondo, a impartire loro una lezione energica ed esemplare.

Speriamo  che non si diffonda anche da noi  questa stessa pedagogia, che la Nato non pensi di infliggere una severa punizione ai bruti di casa nostra, bombardando i quartieri generali del ministro Franceschini o del ministro Galletti. Che in quanto a efferata arretratezza e ad esercizio reiterato di oltraggio nei confronti di bellezza, cultura, arte non ci batte quasi nessuno.  E che,  sotto sotto,  anche in chi lascia  morire di incuria  la più straordinaria area archeologica del mondo, salvata dalla lava ma destinata a scomparire di modernità, in chi vuole rimettere gladiatori, leoni e giochi d’acqua e di luce al Colosseo, in chi spedisce in giro per il mondo guglie del Duomo, opere d’arte delicatissime e vulnerabili o affitta case comuni – chiese, ponti, palazzi storici – a esosi sponsor per ospitare  banchetti, convention, sfilate di intimo,  ci deve essere un odio per la bellezza, che fa assomigliare l’uomo a un dio, per la storia, che insegna consapevolezza e responsabilità nei confronti di chi verrà dopo di noi. Ci deve essere un astio accidioso, che, in combinazione con avidità e smania di profitto, con ignoranza e indifferenza, fa  perdere la memoria di sé, l’armonia con l’ambiente intorno, il senso dei propri diritti  e dei propri doveri nei confronti del bene comune.

A fare quello che dovrebbe fare il “mondo civilizzato”, denunciando per slealtà e tradimento gli stessi che rovesciano quotidianamente i loro bidoni di banalità menzognere: i beni culturali sono il nostro petrolio, i nostri musei devono diventare macchine per far soldi, il nostro patrimonio artistico ha bisogno di manager, bisogna delegare la gestione dei beni ai privati, e così via, restano solo quelli che l’ ex sindaco, che ha sperimentato nella sua città la trucida insipienza di quello sciocchezzaio, ha definito “comitati e comitatini”, collocandoli con arrogante dileggio tra i gufi e i disfattisti. E che continuano a resistere e a battersi contro lo scempio anche in nostro nome.

E che ci fanno sapere che  prosegue inarrestabile l’iter per la realizzazione della  nuova BreBeMi, quella Superstrada Pedemontana Veneta, contestatissima arteria a pedaggio già costata mezzo miliardo e che attraverserà novantaquattro chilometri collegando le province di Vicenza e Treviso, da Montecchio Maggiore a Spresiano, e che si traduce nell’esproprio di terre a 2850 aziende agricole e nel passaggio ravvicinato a 97 Ville Venete e a altri innumerevoli gioielli architettonici monumentali della zona. Altrettanto irrefrenabile l’entusiasmo con il quale l’Assemblea Regionale Siciliana vuole approvare un disegno legge (n. 602-641-711-732 del 2014), già definito con efficacia  “Legge di rottamazione dei centri storici”, e che  “intende superare le note difficoltà di elaborazione ed approvazione dei piani particolareggiati”, permettendo “interventi diretti immediati sulle singole unità edilizie, senza la necessità di ricorrere a strumenti urbanistici di alcun genere”, nemmeno alle più semplici varianti dei Piani Regolatori introdotte dall’Assessore regionale per introdurre un’arbitraria semplificazione. E le sovrintendenze potranno esprimersi sì, ma con parere limitato a quegli interventi che comportano modifiche esterne, come se la tutela sia un criterio applicabile solo alla “facciata”.

Non c’è da sorprendersi se il governo Renzi dal canto suo ha impugnato  la legge urbanistica regionale toscana approvata nel novembre scorso togliendo un appoggio sostanziale allo stesso piano regionale concordato col Ministero per i Beni culturali. E se l’impugnativa non è causata da un eccesso di permissività, ma, al contrario, perché alcune norme del provvedimento  “riguardanti l’approvazione delle previsioni urbanistiche per le medie e grandi strutture di vendita, (“mega centri commerciali”.n.d.r) costituiscono ostacolo alla libera concorrenza”.

Grandi e piccoli rottamatori del paesaggio sono all’opera: l’amministrazione comunale di Vietri sul Mare rinnova i fasti del mostro di Fuenti avviando  la realizzazione di parcheggi con il sistema della compartecipazione del capitale privato, nella più totale indifferenza al fatto che l’area di intervento goda del vincolo di tutela imposto dalla  dichiarazione di notevole interesse paesistico del territorio comunale e della protezione assicurata da leggi europee rientrando  nei Siti di Interesse Comunitario. E intanto il progetto “interconnector Italia-Svizzera”, un elettrodotto di Terna Rete Italia Spa che dovrebbe interessare i territori dalla Val Formazza fino a Settimo Milanese, attraverserà indisturbato  il Parco del Ticino e il Parco Agricolo Sud milano, danneggiando irrimediabilmente zone incontaminate, con l’utilizzo di suolo pregiato ed esproprio di fertili terreni agricoli. E che i ministeri delle risorse agricole di concerto con quello dell’Economia hanno firmato  un ossimoro sotto forma di decreto , quel “Terrevive” che oltre a proporre la vendita dell’80 per cento del patrimonio agricolo finora censito tra i beni del Demanio e degli Enti pubblici, ne garantisce un vincolo d’uso di soli vent’anni. O che il Consiglio comunale di Comacchio  con il solo voto del partito di maggioranza 5stelle , ha approvato tre delibere urbanistiche, per la realizzazione di   10 interventi per un investimento complessivo calcolato dai proponenti in circa 185 milioni di euro destinati a insediamenti turistici nelle ultime aree agricole e naturali dei Lidi ferraresi, “attrezzate con i consueti   servizi indispensabili: centri commerciali, aree sportive, piscine,  campi da golf.  O che il Ministro dell’Ambiente Galletti  accetta con supina accondiscendenza il parere del Tar che “ha rilevato  l’illegittimità dell’ordinanza della Capitaneria”, con al quale in attesa dell’entrata in vigore del decreto Clini-Passera vietava i transiti alle navi di stazza lorda superiore alle 96 mila tonnellate nel bacino di San Marco.  Anche per lui la parola NO non esiste:  si tratta di ridurre il numero e la stazza delle grandi navi in transito, “in attesa di trovare un accordo consensuale con tutte le compagnie di navigazione per un’autoriduzione volontaria che eviterebbe il rischio di un alt improvviso”. E soprattutto aspettando il desiderabile “escavo” del Canale Contorta,   lungo quasi cinque chilometri con sei milioni e mezzo di metri cubi di fanghi da togliere dalla Laguna e la cui Via, si augura il Ministro, dovrebbe concludersi  entro marzo.

C’è davvero da augurarsi che non perdano la loro forza incrollabile i “comitati e comitatini”, che in tanti decidano di farne parte e che tutti li aiutino a far sentire la loro voce, perché è la più concreta forma di opposizione che ci resta, in difesa dell’interesse generale contro quello speculativo e per farci ricordare che la bellezza da sola non ci salverà, se la lasciamo sola a battersi contro la bruttezza.