greciaIl nuovo bagno di sangue avvenuto in borsa, oltre al fattore calo del petrolio, registra l’intervento dei centri finanziari nelle elezioni greche e la paura che Syriza le vinca. Prima Berlino poi quelli che reggono le fila del cosiddetto risparmio, gestiscono i fondi pensione, scroccano in maniera parassitaria sulla creazione di denaro, sono scesi in campo per evitare la possibilità che qualcuno fermi o tenti di fermare il dramma umanitario greco. E si scopre che a Tsipras non basta giurare sull’euro e sull’Europa per essere tollerato dalle oligarchie di Bruxelles: ciò che davvero non si vuole è un cambio politico e che Atene possa tornare ad avere una possibilità di contrattazione e dunque anche una qualche autonomia di bilancio che rilanci se non altro in prospettiva un minimo di welfare.

Poiché la Grecia è il futuro prossimo dell’Italia è vitale capire bene cosa sta succedendo: a Berlino e in generale colà dove si puote che il piccolo Paese mediterraneo rimanga o meno nella moneta unica non gliene frega nulla, anzi come vedremo più avanti, l’euro stesso è ormai un fantasma che ci si appresta ad abbandonare il continente senza darne l’impressione. Il fatto centrale dal punto di vista del potere finanziario reale che domina l’Europa è che non si mettano le basi di una qualunque alternativa al pensiero unico e che dio ce ne scampi e liberi, tale alternativa possa avere successo.

Le campagne terroristiche condotte senza lesinare i mezzi e i comprati, senza risparmiare gli utili idioti dei media, hanno successo su popolazioni impaurite e impoverite, ma non raggiungono appieno il loro scopo: anche ad Atene il 73% sarebbe contrario ad un’ uscita dall’euro, ma la grande maggioranza esprime l’intenzione di votare  per Tsipras e per quei partiti che almeno nelle intenzioni vorrebbero mettere fine alle logiche conseguenze della moneta unica. La realtà non è del tutto assimilabile dalla narrazione e si rivela come contraddizione. Di qui l’inutilità per i movimenti cosiddetti radicali di costringersi a una innaturale moderazione che alla fine non porta acqua se non al mulino del disorientamento con tutto ciò che ne segue.

Prova ne sia il fatto che tanto timore per l’euro e per le uscite di questo o di quello, è che di fatto si sta lavorando, proprio in questi giorni, per togliere senso alla moneta unica, servendosi dell’annunciato quantitative easing e evitare che in futuro i Paesi ricchi siano chiamati a rispondere dei debiti dei Paesi in crisi. Si sta infatti pensando di dividere in due la Bce, creando un dipartimento “dedicato” per Italia, Spagna, Francia, Grecia e Portogallo. Questa nuova Bad Bce potrebbe comprare i titoli dei Paesi in crisi con la garanzia contro eventuali perdite dei rispettivi stati, scaricando la “prima” Bce di tutte le responsabilità ed evitando una messa in comune del debito.

Questa mossa geniale della Bundesbank permette di far figurare l’euro come se davvero fosse uno solo e consente di tenere sotto ricatto finanziario i Paesi più deboli, senza che i più forti ne debbano patire le conseguenze. Inoltre dà la possibilità di proseguire nella politica di smantellamento dei poteri legittimi in favore di quelli privati dietro il paravento europeo, di uccidere welfare, diritti e salari, continuando ad agitare il feticcio eurista e i timori catastrofici sparsi ad arte su eventuali uscite dalla moneta unica. Poco importa che gli stessi mezzi usati ufficialmente per rafforzare l’euro siano gli stessi che ne annunciano e ne determinano il fallimento: ciò che davvero importa è che le politiche oligarchiche si affermino attraverso il ricatto monetario. Tutto il resto borse comprese, è noia.