Anna Lombroso per il Simplicissimus

La Lega parla alla pancia … Ma mica solo a quella vuota. Lo avevamo sospettato negli anni di tracotante alleanza con il tycoon, ne avevamo avuto conferma con la rinuncia a costituirsi parte civile contro l’ex tesoriere Belsito   della stessa dirigenza che prima aveva brandito la ramazza contro corrotti e corruttori.   Se “chiedere soldi a chi  non ne ha è solo una perdita di tempo”, così Salvini ha motivato la sua decisione,   si vede che invece  procurarne altri a chi ne ha, a chi li fa a nostre spese, a chi li moltiplica con operazioni speculative ai danni del territorio e dei beni comuni, rende, eccome.

Mentre lui è in viaggio pastorale, in quei suoi tour del marketing della paura, per raccogliere consenso tra i disperati intermedi, quelli appena più su dei diseredati e al tempo stesso per rassicurare il suo elettorato tradizionale e quello di nuovo conio che proseguirà ad oltranza la crociata xenofoba estesa anche a indigeni sgraditi, molesti,  insomma poveracci resi sempre più marginali, gli stati maggiori della regione hanno confezionato e approvato in Consiglio una legge sul consumo di suolo  che permetterà nella regione più urbanizzata d’Italia di costruire sugli oltre cinquecento milioni di metri quadrati di territorio attualmente non edificati. Grasso che cola, anzi cemento che cola a beneficio della casta più inviolabile e cara a destra e sinistra nei luoghi  dove negli ultimi anni il suolo è stato consumato al ritmo di 140mila metri quadrati al giorno, l’equivalente di venti campi di calcio, come ha denunciato l’Ispra, ricordando che si potrà  costruire su aree agricole, che secondo gli attuali Pgt sono aree trasformabili nelle quali i comuni potranno autorizzare nuove opere di “interesse pubblico”, utilizzando le scappatoie del Piano integrato di Intervento.

Né potrà costituire un disincentivo per le imprese del cemento l’aumento fino al 30 per cento degli oneri di urbanizzazione per le edificazione su suoli liberi, che rappresenterà invece l’unico profitto per enti locali affamati dal fiscal compact e risoluti a far cassa con la messa all’incanto del loro  territorio.

Così mentre Milano è teatro di una esplosiva guerra per la casa a fronte, dati Aler, di 5/8mila locali vuoti in città e oltre  1,4 milioni nella regione, cui si sommano centinaia di capannoni e uffici mai utilizzati,  la legge cammina spedita  nel percorso segnato dal Piano casa e dal decreto legge  47/2014    quello contro l’emergenza abitativa che da una parte sostiene la proprietà e le rendite immobiliari e dall’altra attacca  frontalmente non solo occupanti e irregolari, ma anche morosi incolpevoli e persone in difficoltà per la crisi.

Perché sarà anche all’opposizione la Lega, ma le piace l’idea di “governo del territorio” dell’accoppiata Renzi-Lupi, a cominciare dalla “legge urbanistica”, quella che alla demolizione degli abusi sempre preferire quella  della tradizione di strumenti e procedure di razionale e ordinata programmazione del territorio,  con il ritorno “legale” alla negoziazione tra proprietà fondiario-immobiliare e amministrazioni locali, perlopiù incompatibile se non conflittuale con gli interessi pubblici e collettivi. Per non parlare dello Sblocca Italia, accreditato come necessità emergenziale e contingente di fronte alla crisi economico-produttiva, come inderogabile motore per rilanciare  il  settore edilizio-immobiliare e delle grandi opere, e che, proprio grazie a leggi regionali largamente attuative dei suoi principi e dei suoi “valori”, si propone di istituzionalizzare e rendere permanente il provvisorio, lo speciale, il commissariamento, l’espropriazione, l’alienazione dei beni comuni.  Sta succedendo in Lombardia, in Veneto, in Sardegna e per ora si sottrae la Toscana con una legge che sembra essersi liberata dall’egemonia immorale del premier e della sua cricca.

Contro le alluvioni le uniche dighe che si tirano su sono fatte di chiacchiere: mattoni, cemento, risorse, lavoro servono a salvare un altro paese, quello dei padroni, della rendita, della proprietà e dei suoi valletti, a cominciare da quelli screanzati, ruspanti, volgari, quelli  che parlano alla pancia dei poveracci e riempiono quella dei ricchi.