Site icon il Simplicissimus

Italicum, il broglio preventivo

porcellum-Ma a cosa servono le elezioni? Soldi buttati dalla finestra perché i cittadini sono costretti a votare per gli stessi partiti che hanno costruito la legge elettorale in vista dei propri interessi di bottega, oppure a buttare via la scheda visto che tra sbarramenti, premi di maggioranza, capilista e quant’altro, il sistema di fatto impedisce la creazione di nuove forze. E anche quando, accadesse queste sono subito circondate e cauterizzate perché non infastidiscano.

Qual è il grado di effettiva rappresentanza che i sistemi  elettorali costruiti sulla governabilità, ovvero sulla conservazione del potere, garantiscono? Molto poco, quasi nulla. Queste caratteristiche unite all’impossibilità di scegliere il proprio candidato sono di fatto un inganno. La governabilità sarebbe di per sé garantita o dal premio di maggioranza che in quanto tale supera la frammentazione o da un opportuno sbarramento che costringa le forze più piccole a confluire in quelle grandi più simili: entrambe le cose messe assieme sono l’anticamera della dittatura, la scoperta volontà di arrivarvi, pur conservando le spoglie rituali della democrazia Per la verità il premio di maggioranza già da solo, come dimostra la legge Acerbo che fu lo strumento per l’instaurazione del regime fascista, è di per sé un sistema border line rispetto alla democrazia perché viola il principio di uguaglianza facendo sì che il voto abbia un valore differente a seconda del partito che si vota: per alcuni vale zero, per altri 2. Non a caso esso è stato adottato da pochi Paesi e spesso per poco tempo rivelandosi o fallimentari  rispetto allo scopo che ufficialmente si prefigge o sospetto agli occhi dei cittadini o prodotto di situazioni autoritarie sia incipienti che in atto o ancora segnale di scarsa sovranità effettiva.

Basta vedere il piccolo e poco tranquillizzante elenco di queste “sperimentazioni”: Italia 1923, 1953 (la famosa legge truffa che non venne poi applicata), 2005 col porcellum che tanta buona governabilità, credibilità e benessere ha portato al Paese. Francia dal 1951 al 1956 (la”loi scélérate” ). Argentina dal 1916 al 1962, che ha permesso l’instaurazione di dittature nascoste, golpismi e peronismi fino alla Revolucion lbertadora, purtroppo interrotta dal lungo golpe militare. Per la governabilità, s’intende. Paraguay dal 1954 al 2008 periodo prima della lunghissma dittatura conclamata di Stroessner e poi del ventennio morbido di  Andres Rodriguez appoggiato da Washington che pretendeva una cornice formale e nella quale il premio di maggioranza facilitò qualsiasi tipo di broglio elettorale. Infine il Messico dal 1988 al 1991, la Corea del Sud  post guerra del 38° parallelo e attualmente la Grecia e Malta.

E’ un elenco da spavento. E non a caso perché come sappiamo benissimo dal quarantennio democristiano, la governabilità nel suo senso vero ha poco a che fare con la durata dei governi in sé quanto con la persistenza di progetti politici, buoni o cattivi che essi siano  e della loro mediazione nel corpo sociale. E’ proprio per la mancanza di questi – prima distrutti dal partito azienda dell’ex Cavaliere, poi esclusivamente dettati dall’esterno nella progressiva colonizzazione del Paese – che la governabilità è divenuta imprescindibile non per l’Italia  ma per la sopravvivenza di clan ed asset di potere compiacenti rispetto ai diktat. Anzi le leggi elettorali che si concordano nel ventre del Nazareno, sono di fatto un broglio preventivo.

Ma non ne parliamo, tanto non conta nulla. Per cui propongo che invece delle elezioni i quattro candidati premier dei maggiori partiti si scontrino con un sistema a doppio turno:  il primo decreta i due contendenti maggiori grazie a una partita a burraco (per via delle quote rosa)  e il secondo con una disfida ad Empire (per favorire il ricambio della classe dirigente). Osì si sa subito hi ha vinto che è la frase rituale dei neo scemi, il loro segno di riconoscimento per non confondersi con qualche lampo di intelligenza che dovesse casualmente in un clima così ballerino. Alle elezioni di primavera, sempre che la Merkel ne firmi l’imprimatur, ce ne accorgeremo. E ci consoleremo votando per l’Isola dei famosi, che almeno come sistema elettorale è molto più serio.

Exit mobile version