Forse bisognerebbe cominciare questo post con Federico di Prussia, perché è da allora che si può rintracciare una costante della storia europea: la contrapposizione alla Russia ha finito sempre per segnare un declino del continente, delle sue nazioni o coalizioni. Passando per Napoleone, gli imperi centrali, Hitler ogni fase ha segnato un nuovo e più denso crepuscolo della storia europea perché le sottrae il gigantesco retroterra euroasiatico di cui peraltro nessun altra nazione europea è stata o sarà in grado di impadronirsi. Non fa eccezione l’appoggio, assurdo e autolesionista della Ue al pazzesco piano Usa per l’Ucraina, uno scherzetto che le costerà 1300 miliardi l’anno e che la ingaggia in uno scontro geopolitico nel quale essa appare solo come un’appendice americana, peraltro sacrificabile.
E’ anche vero che la Germania, anzi in qualche modo la mitteleuropa sta cercando di fare una politica autonoma, interpretando da sola e con possibili grandi vantaggi una posizione di mediazione fra i grandi blocchi che si vanno creando, ma questo richiede un tempo che forse non c’è e in ogni caso non è che l’ennesima dimostrazione della non esistenza dell’Europa. Sì, il tempo stringe perché il delirante tentativo di prendersi l’Ucraina con un golpe di sapore neonazista, invece di aspettare le elezioni e “lavorarsi” il Paese attraverso le Ong, le multinazionali già stabilmente insediate e tutto l’armamentario finanziario propagandistico, dimostra una fretta allarmante e apparentemente ingiustificata di Washington, quasi che l’amministrazione americana preferisca far precipitare in fretta ila situazione e accelerare la definitiva formazione dei blocchi multipolari già da tempo incipienti.
Il fatto stesso che con tutto il nordafrica e il medio oriente in movimento e/o in fiamme già da anni, l’amministrazione di Washington, guidata da un premio Nobel per la Pace, abbia preferito aprire un nuovo fronte euroasiatico, seguendo contemporaneamente sia la dottrina Bush, responsabile dei disastri iracheni e siriani, sia quella Brzezinski sul contenimento russo -cinese, dimostra che gli Usa si stanno muovendo scompostamente e in maniera insensata, rischiando di provocare una guerra globale o nel migliore dei casi una nuova era di scontro permanente . La domanda angosciosa riguarda i motivi di tutto questo e cercherò di dare una risposta sulla base di ciò che si legge sui giornali finanziari, nelle dichiarazioni dei megaricchi, degli economisti e anche sulla base delle stesse menzogne diffuse a piene mani dalla libera stampa occidentale, come se l’informazione corretta non sia la base stessa dei diritti umani.
Il fatto è che la crisi non è affatto finita da nessuna parte e come correlato oggettivo di questo declino propiziato dalle sgangherate teorie neoliberiste o meglio ancora dalla negazione della democrazia e dello stato sociale che esse nascondono, il dollaro si avvia a perdere la propria centralità, il che vuol dire che sta finendo l’era delle vacche grasse nel quale nessuno si sognava di verificare se ogni singolo biglietto emesso dalla Federal reserve sia buono o non sia invece un assegno scoperto. La nuova banca globale dei Brics è un fortissimo segnale di allarme in questo senso. Per di più la mancanza di lavoro, la sua progressiva precarietà, l’impoverimento dei salari, il passaggio di enormi risorse dall’ambito delle attività produttive a quello finanziario sta creando i germi di una rivolta sociale. E allora quale soluzione migliore di riscoprire un “nemico” più corposo del “terrorismo” che certo è servito a far accettare il declino delle libertà democratiche, ma non può andare oltre questo compito come fattore di distrazione e di coagulazione di un consenso che via via si sta disgregando?
Ecco che un nuovo stato di guerra può congelare la situazione prima che essa precipiti in una perdita di supremazia globale, che le bandiere al vento servano a far dimenticare la sottrazione di diritti, speranze e possibilità o magari rimettano in moto l’economia. Se poi tutto questo porterà a una nuova guerra mondiale o resterà allo stato di minaccia permanente, sfogandosi solo nelle inquiete periferie, dipenderà dal caso e dalla improbabile abilità di classi dirigenti ormai ereditarie o imposte dalle fumisterie mediatiche dei potenti o al meglio cooptate per bassi servizi.
..dimenticavo:
http://www.lettera43.it/economia/macro/cina-usa-la-guerra-fredda-per-l-africa_43675137263.htm
Interessante l’articolo sulla lotta ai BRICS segnalato da Carlo. Andrebbero però fatte delle precisazioni: gli Stati Uniti non stanno cercando di distruggere la Cina, visto che ci vanno a fare delle manovre militari assieme, il che puzza di NATO lontano un miglio. Quindi l’articolo dovrebbe essere riformulato nel senso che gli USA, semmai, stanno cercando di distruggere i… BRIS perché la Cina è comunque fuori dall’orbita degli attacchi americani e la contrapposizione Cina-Stati Uniti al momento non esiste. Il diavolo e l’acqua santa, insomma, vanno a letto assieme, a parte qualche schermaglia che ricorda più le baruffe tra coniugi che irrimediabili dissidi destinati a sfociare in un drammatico divorzio.
Anche l’India, peraltro, da quando è stato eletto Modi, è di nuovo la beniamina degli Stati Uniti e non a caso oggi il Times of India dà notizia di nuovi sostanziosi investimenti di Rupert Murdoch nell’IT indiano con l’acquisizione di importanti siti di e-commerce. Murdoch è già da anni leader incontrastato della TV indiana con i suoi popolarissimi canali di soap e notizie il che ci dice che l’India è anch’esso un paese fortemente infiltrato dagli USA. Da notare che se gli Stati Uniti lo volessero potrebbero nel giro di pochi mesi trasformare l’India in un terreno di battaglia fra stati dell’unione (che già si detestano vicendevolmente) e, all’interno di ogni stato dell’unione, tra fazioni etniche rivali la cui contrapposizione è coltivata ad arte da decenni. Bisogna anche capire che l’India deve la sua attuale esistenza come nazione unitaria alla necessità americana di costituire un contrappeso al potere cinese e russo in quella regione del mondo altrimenti sarebbe già stata smembrata in cento pezzi. Questa è la sua funzione geopolitica attuale mentre quella futura, probabilmente, è quella di diventare come l’Unione Europea, un paese vassallo a sovranità fittizia. Ma ci vorranno decenni perché l’India è, fortunatamente, un paese refrattario ai cambiamenti rapidi sia per ragioni culturali (la religione e l’astrologia hanno ancora una presa potentissima sulla popolazione) sia per ragioni strutturali (circa due terzi della popolazione vivono in aree rurali in condizioni di povertà medioevale, privi di elettricità e di servizi igienico-sanitari di base).
..sulla prima parte del tuo ragionamento, Roberto, sono d’accordo solo sul dato del “Diavolo e l’acqua santa”, o meglio… le intenzioni dei due colossi, “militari ed economici”, per certi versi, sono volti ambedue nel perseverare in una “certa” situazione di predominio e controllo dell’esistente, costi quel che costi: ma come si dice, L’appetito vien “mangiando”… ed io non mi fido della sceneggiatura di sole “due teste” dai chiari disegni speculativi.. a fronte di un altrettanto contesto relegato a comparsa, vita natural durante. Può accadere davvero il peggio. Per quanto concerne l’India, la stessa posizione ( anche da te riportata) all’interno di quel tessuto da parte degli americani, è stata ben osservata nel link di cui sopra; in poche parole… tutto ci lascia intendere come sia in atto una sorta di finto gioco a carte scoperte. Lo sanno gli indiani, lo sanno i cinesi e lo sanno anche gli americani. Il contrasto, su la cooperazione del Brics, permane e continua ad allarmare fortemente gli Usa, e la stessa accentuazione di più situazioni diverse di conflitti aperti (comprensivi della micidiale diffusione del virus “Ebola”) mai così espliciti, sono la conferma di una certa difficoltà e preoccupazione a trovare un passaggio altro nel tentativo di calmierare certi spiriti di “autosufficenze internazionali”. Siamo degli “inutili spettatori” Roberto, non c’è dato altr possibilità d’intervento, nè come cittadini del mondo, nè come rilevanza di chissà quale Continente. Ciao
P.s: Quel blog è interessante, l’ho trovato per caso; questo non significa tralasciare o mettere da parte questo del Simplicissums. 😉
http://aurorasito.wordpress.com/2014/05/05/obama-pronto-a-distruggere-brics-alla-fine-del-suo-mandato/
Il giornalista Paul Craig Roberts e il senatore americano Charles Schumer hanno recentemente scritto a quattro mani un articolo che documenta – con vent’anni di ritardo ma pazienza – la moria di posti di lavoro negli USA e lancia un avvertimento: tutti i posti di lavoro che non implicano la necessità di vedersi faccia a faccia con la clientela o con il proprio datore di lavoro sono destinati ad essere trasferiti in paesi dove il costo del lavoro è più basso che negli USA. Nel corso di una recentissima conferenza videotrasmessa Roberts è stato ancora più espicito: “in 20 years the US will be a Third World Country” ossia “tra 20 anni gli Stati Uniti saranno un paese del terzo mondo”.
L’ok dato alla globalizzazione può in realtà essere visto come il certificato di morte delle nazioni, anche di quelle più grandi e potenti come gli USA, e la data di nascita del nuovo potere transnazionale delle grandi imprese. In un certo senso è inutile chiedersi se sarà la Cina o l’India o il Brasile a beneficiare maggiormente della globalizzazione. Chi beneficerà di più è chi più saprà delocalizzare con intelligenza ossia andando a trapiantare fabbriche nei paesi che, in quel dato momento, hanno la manodopera meno cara, più “flessibile” e con minori tutele. Ed è il processo di globalizzazione a comportare, fra le sue enormi conseguenze, l’osmosi tra i poteri delle élites dei vari paesi che possono arrivare a concordare patti scellerati a danno dei rispettivi popoli. Succede in Europa, ma succede anche negli Stati Uniti che, fino a prova contraria, sono stati il motore che ha dato impulso all’ascesa cinese e alla progressiva deindustrializzazione del proprio paese. Trattandosi di patti fra élites, dai quali i popoli sono esclusi a priori, i risultati potrebbero essere del tutto imprevedibili. L’architettura degli stati nazionali sta infatti franando e l’Unione Europea nasce già con le stimmate di questi nuovi megablob multietnici che anziché con cittadini hanno a che fare con sterminate greggi che belano in lingue diverse ma non possono fare altro che seguire i pastori dove i pastori le vogliono portare, mattatoi compresi. In questo senso la guerra non è più strumento di affermazione di poteri nazionali in un’ottica di espansione geopolitica ma puro business finalizzato a distruzione, ricostruzione e speculazione borsistica. Come tutti i business, ha la tendenza ad eliminare gli ostacoli che si frappongono al suo libero esercizio: la pace, per esempio, o lo spirito di tolleranza. E non è un caso se gli armamenti sono stati recentemente sdoganati e figurano non più come costi ma come investimenti nei nuovi bilanci dei paesi UE per cui, anche ufficialmente, fare la guerra fa bene al PIL!
Tout se tient, tutto è coerente. Chissà, forse un giorno anche la cultura con la C maiuscola arriverà ad accorgersene…
Se vogliamo salvare il pianeta terra, bisogna eliminare completamente il peggior suo parassita. indovinate qual’è.
Risulta difficile sapere a priori quali siano i reali scopi di questi movimenti inconsulti della locomotiva statunitense che si trascina dietro i caracollanti vagoni delle ex-nazioni europee. Quello che è certo è che si sta seminando zizzania e confusione in modo, probabilmente, da tenersi aperte tutte le opzioni.
Anche il discorso della multipolarità non mi lascia del tutto convinto. Leggendo il quotidiano cinese Ren Min Wang (People Online) nella versione inglese http://english.peopledaily.com.cn/n/2014/0804/c98649-8764771.html si scopre per esempio che la Cina ha recentemente effettuato per la prima volta delle manovre navali congiunte con gli Stati Uniti e l’Australia e che per ottobre sono pianificare ulteriori manovre in cui la fanteria cinese marcerà per la prima volta fianco a fianco con la fanteria USA e australiana!
Se poi leggiamo la parte non fattuale, ideologica, dell’articolo di Li Xian Rong ci capitano sotto gli occhi delle frasi davvero sbalorditive. L’evento viene definito “process of bulding a new model relationship between great powers” (un processo di costruzione di un nuovo modello di relazioni tra grandi potenze) e si leggono cose marziane come “Military exchanges between countries are one of the most important indicators to measure a relationship.” (gli scambi militari tra le nazioni sono uno degli indicatori più importanti per misurare una relazione). O si veda quest’altra frase: “the exercise also indicates that the new model of Sino-US military relations is progressing steadily” (l’esercitazione militare indica anche che il nuovo modello di relazioni militari cino-americane sta progredendo a buon ritmo). Infine, ciliegina sulla torta, “with China’s growing military power and influence, Sino-US joint military exercises will become increasingly common” (con la crescita del potere e influenza militare della Cina, le esercitazioni militari congiunte tra Cina e USA diventeranno sempre più comuni).
A questo punto l’idea che la Cina sia alternativa agli Stati Uniti o, addirittura, che sia un paese realmente indipendente dagli USA va in frantumi e i cocci non sono più ricomponibili. Del resto, se gli Stati Uniti hanno praticamente creato dal nulla il potere cinese delegando la Cina a produrre tutto ciò che oggi esiste nelle nostre case, dai soprammobili agli smartphone, un qualche accordo di larga massima ci sarà pur stato: noi vi rendiamo potenti ma voi rimanete per ora nostri alleati e, più in là, chissà, eredi del nostro impero.
Nel caso di un nuovo conflitto mondiale chi ci dice che Cina e Stati Uniti non si alleeranno in funzione antirussa per suddividersene le spoglie a guerra finita? O, per converso, chi ci dice che la prossima guerra mondiale non sarà combattuta per togliere di mezzo definitivamente gli Stati Uniti e facilitare il passaggio delle consegne tra vecchi e nuovi imperi che già è preannunciato dai tanti indicatori a cui accenna Mr. Simplicissimus nel suo articolo?