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Barroso: “La Ue antidoto alla democrazia”

BarrosoFinalmente, il presidente della Commissione Ue, Josè Manuel Barroso, perde ogni ritegno e si toglie la maschera. Il modesto ultrà dell’ austerità al servizio della finanza e/o della Merkel che nel suo Paese, il Portogallo, nessuno rieleggerebbe, parla senza peli sulla lingua al Telegraph: “La ragione per cui abbiamo bisogno dell’Unione europea è proprio perché è antidemocratica. Lasciati a se stessi i governi eletti potrebbero fare qualsiasi cosa solo per guadagnare voti. I governi democratici non hanno sempre ragione, se i governi democratici avessero avuto sempre ragione non avremmo la situazione che abbiamo oggi: le decisioni adottate dalle istituzioni più democratiche del mondo sono spesso molto sbagliate.

Questi sono stati in larga misura gli obiettivi principali e la logica dell’unificazione europea. I padri fondatori avevano attraversato la seconda guerra mondiale e ne sono usciti con una visione negativa della democrazia.  Così hanno lucidamente progettato un sistema in cui il potere supremo è esercitato da commissari nominati che non hanno bisogno di preoccuparsi dell’opinione pubblica.”

Però vedete ho giocato un po’: questo inqualificabile individuo che ha appoggiato ogni follia austeritaria e ogni massacro sociale, non è che abbia detto queste cose in extremis alla fine del suo secondo mandato, ma le ha rivelate in un intervista del 2010 che il Telegraph ha riproposto dopo le recenti minacce di Barroso nei confronti degli indipendentisti scozzesi. Il progetto oligarchico a scorno degli europeisti di maniera era in pieno rigoglio già da tempo e come si vede nemmeno tanto sottotracccia: non si tratta dunque di un tardivo e maldestro tentativo del presidente di scaricare le proprie colpe, ma semplicemente l’esposizione di una ideologia e di un programma che del resto è diventato un must ufficiale per il mondo finanziario che intravede nelle Costituzioni il male supremo.

Qui non sono in ballo le grottesche visioni storiche di Barroso, quanto il fatto che per dieci anni questo signore è stato l’interprete dell’Europa ricevendo omaggi, appoggi e considerazione tanto da divenire nel 2009 il candidato del Ppe, nonostante le ombre dell’ affaire Spiro Latsis, una volgare storia di mazzette. Segno che le opinioni ancien regime di questo paraculo portoghese, sempre girato in direzione del vento che tira, sono quelle che ormai ispirano le ragioni della governance contintentale, tutta tesa a fare a meno dei popoli e del consenso e a dedicarsi alla ricostruzione di una corte di Versailles, ancorché sovranazionale. In compenso però ha fatto collezione di lauree honoris causa. E del resto il Word economic forum lo elesse Global leader for tomorrow. Si apprestava infatti a rubarci il futuro. 

 

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