untitledAnna Lombroso per il Simplicissimus

Pare che questa sia una nazione senza innocenza e che però ha un’infinità capacità di sorprendersi come una bambina. Si stupisce di fatti, avvenimenti, usi consolidati, ferocie di regime, che non può non conoscere, che non può non sapere, che non può non immaginare, e che omette, rimuove, quindi, indirettamente, tollera, approva, assolve.

Chi può dire che non immaginava che luoghi di disperazione – dove vengono stipate centinaia di persone, senza i servizi essenziali, confinati come detenuti in attesa del giudizio finale: profughi o clandestini e sai che alternativa è, laddove chiunque fugga da fame guerra catastrofi ambientali repressioni è comunque un fuggiasco – siano segnati irrimediabilmente dall’inciviltà, appartengano alla geografia dell’infamia.

Lo sanno le autorità che non amano i funerali dell’umanità troppo poco eccellenti, lo sanno i nostri parlamentari che non rappresentano noi e figuriamoci se testimoniano dei non cittadini, lo sanno i governi che il panettone se lo mangiano da soli per un’atavica fame di potere e sopraffazione, lo sanno i giornalisti che vanno a Lampedusa al seguito di visite e compianti ufficiali, lo sanno i padani che pensano sia una piaga meritata da un Sud parassitario, lo sanno i forconi e anche i grillini che temono la concorrenza di popoli, populismi e poveri più poveri di noi, lo sanno i poliziotti retrocessi a fare i kapò, lo sappiamo tutti noi, che abbiamo permesso il razzismo di stato, la xenofobia istituzionale tramite leggi, disposizioni di ordine pubblico, ordinanze sindacali salva-panchine ed erigi.muri, aprendo le aule della democrazia a chi la aborrisce, a chi propaga disuguaglianza per sentirsi diverso quindi superiore, a chi muta la paura e la diffidenza in aggressività, violenza, a chi ha preferito la beneficenza alla solidarietà, a chi si difende escludendo, emarginando, isolando.

Si, guardando le immagini dei deportati contemporanei, non si può dire che non si sa che una componente della banalità del male è l’amministrazione burocratica delle ragioni e della disperazione degli altri da noi, compresa ed assolta quando nuove miserie economiche e morali interne rendono difficile l’ accoglienza e l’integrazione delle nostre stesse povertà, quando la rinuncia ai nostri diritti rende sconosciuto il rispetto di quelli degli altri.

Succede così quando il dolore diventa un fenomeno di ordine pubblico, quando l’ideologia dei governi è intesa a alimentare inimicizia, a coltivare la paura, a mettere in concorrenza antiche e nuove servitù per scatenare guerre tra poveracci, a nutrire conflitti tra generazioni, dentro a popoli e famiglie, contro la natura e la bellezza così che una volta devastate si possano meglio espropriare e vendere.

E la banalità del male si esprime anche dichiarando banale e retorico il ricordo della nostra emigrazione del passato così come la minaccia plausibile di quelle future. Così come la presenza tra noi di un Terzo Mondo già confinato ai margini della città e della società, abitato da persone senza rete di protezione, senza garanzie, sempre più indifese e sempre più minacciose per benpensanti, per chi si salva grazie alla lotteria naturale, a privilegi ereditati, a affiliazione in ceti che premiano ubbidienza e indifferenza.

La Bulgaria alza una muraglia per difendersi dall’immigrazione, qualcuno pensava che bastasse il mare da noi, nel quale sono annegati tanti sogni di salvezza e riscatto. Quando non è sufficiente si recintano campi, si tirano su reticolati, si rende la vita disumana.

È consigliabile che non crediamo che non ci riguardi, che non possa toccare anche a noi, che siamo esenti, che siamo salvi.