Catturato dopo un borseggio di verità
Preso sul fatto  dopo un borseggio di verità

Mentre in Germania i tedeschi vanno alle urne, la prima domenica d’autunno porta agli italiani il freddo della realtà e accartoccia le bugie delle larghe intese: la possibilità di eliminare l’Imu o comunque il suo gettito e non far scattare un punto di Iva si rivelano solo il gioco di un’estate tra il Cavaliere condannato e Letta – Napolitano, la famosa ripresa appare come un gioco da villaggio vacanze e persino il deficit dentro il 3%, che pure era l’unica meta realistica e raggiungibile è stato sacrificato sull’altare della “responsabilità” che ha imposto sette mesi di rinvii continui.

La situazione è così degradata che Saccomanni minaccia apertamente le dimissioni dopo le “vacanze” di giugno, luglio e agosto passate a decantare il bagliore della luce in fondo al tunnel, mentre  l’Fmi fa una riunione dedicata al caso Italia. Sono i risultati che ci si poteva tranquillamente aspettare dentro la fallimentare dottrina dell’austerità per di più gestita da un sistema politico che dopo aver accettato tutti i diktat europei, anche i più assurdi, dopo averci inchiodato al fiscal compact, messi in castigo col deficit al 3% e incoronati di spine col pareggio di bilancio in Costituzione, non sa più come giustificare se stessa. Ma  nemmeno sa rinunciare alle prebende che vengono da impegni di spesa enormi e inutili come la Tav Torino Lione, gli F35 e quant’altro. Un disastro.

Non si sa bene se ridere o se piangere a sentire Saccomanni che fino a dieci giorni fa vedeva tutto rosa minacciare di lasciare la poltrona perché ha “una credibilità da difendere”. Ma come previsto su questo blog, le larghe intese sono pronte a gestire sia le speranze fasulle che le realtà terribili. E infatti dopo mezzo anno di nulla del governicchio ecco che il ministro  dell’Economia accortosi improvvisamente del precipizio, prende occasione per dire che non si può nemmeno pensare in questi frangenti di andare ad elezioni, trovando l’immediato plauso di Letta, il premier cartolina che ci ritroviamo. E se qualcuno avesse dubbi ecco che il prode Fassina, turco giovane, ma ahimè turco da morire, rincara la dose e sostiene che senza le larghe intese saremmo governati dalla Troika.

Ma perché chi ci governa mentre il sistema politico pensa ai suoi asset di potere, poltrone ed affari? Non abbiamo fatto tutto quello che ci hanno ordinato, sia pure in maniera sciatta e birbona? A cosa abbiamo avuto il coraggio di dire no, sia pure per spirito di mera sopravvivenza? E guarda caso proprio questo era uno degli argomenti del premier greco Samaras, prima di vincere le elezioni con la destra: quello che lui avrebbe ridato autonomia ad Atene, tenendo a distanza Fmi, Bce e Germania. Ora vive in casa della signora troika come un ospite e non fa un passo senza di essa. Che senso ha tutto questo quando è evidente le larghe intese sono il  garante della dottrina dell’austeritài? Forse Fassina teme di non prendere la mediazione come fosse un agente immobiliare. Oppure ci vuole far credere in una magica mutazione antropologica che trasformi la corte dei miracoli che ci governa in una invincibile armata a difesa degli interessi e della dignità del Paese.

Capisco che ormai gli italiani sono disposti a dare credito a qualunque cosa, ma questo è davvero troppo: vanno a troika a spese nostre e poi dicono che sono indispensabili.