Il 12 ottobre ci sarà una manifestazione in difesa della nostra povera Costituzione che rischia di essere travolta dal un sistema politico tutto teso a salvare se stesso e il ristretto clan della classe dirigente. Da un sistema che non avendo nulla da proporre se non la propria conservazione fa di quest’ultima la propria menzogna radicale, limitandosi a scrivere sotto dettatura il testo del declino. Alla manifestazione legata all’appello “La via maestra” ci saranno i soliti nomi dell’opposizione intellettuale e virtuale, Carlassare, Ciotti, Rodotà, Zagrebelsky, Pardi, Giulietti e quant’altri, rappresentanti di quella sinistra che da troppo tempo si è fermata sulla soglia, sempre incerta se valicare la porta che divide l’azione critica dall’impegno concreto nella politica.
Per fortuna ci sarà anche Landini, che quantomeno rappresenta una fetta di società reale, ma il fatto è che se si vuole salvare davvero la Costituzione e anche il Paese a questo punto, occorre che questo nucleo di opinione, molto attivo nell’azione di firma, abbia il coraggio di uscire dall’ambiguità dei rapporti con con il Pd, la cui parte socialdemocratica è stata completamente disarticolata e travolta dal progetto neo democristiano, come l’alternativa . Letta – Renzi, sta a dimostrare. L’idea di poter influire su una ridda di correnti e di apparati il cui unico orizzonte politico è conservare le rendite di posizione è solo un miraggio della cattiva coscienza o della pigrizia o ancora della paura di perdere i “giocattoli” mediatici e il posto sul divano del salotto.
Bisogna che queste persone utilizzino il credito che hanno accumulato per cominciare seriamente a dar vita un soggetto politico, smettendo di invocarlo solamente, restando eternamente esitanti sulla soglia come in una celebre poesia di Apollinaire. Solo così tra l’altro i resti della sinistra Pd potranno ritrovare una qualche voce, un appiglio per non cadere nel dirupo greco, per ritrovare una qualche identità. La difesa della Costituzione che di certo è qualcosa che unisce i brandelli sparsi della sinistra e non solo, è un’ottima occasione per fare questo passo. Rodotà e Landini in una recente assemblea a Roma organizzata per presentare l’appello, ne hanno esplicitamente parlato, ma è anche apparso chiaro che non tutti sono disponibili a fare il passo, che il giacobinismo senza rischi è una corrente numerosa.
Ma se tutto questo non porta a una nuova formazione politica e anche presto ci troveremo di fronte alla maggioranza della rassegnazione e a gente che tenta alla cieca di rompere pignatte piene di fagioli secchi come nelle fiere di paese. Avranno vinto loro, i berluscones, i democristiani, i liberisti delle banche e degli affari opachi. Ma non c’è da preoccuparsi: prendendo ad esempio il padrone della Repubblica di Genova, cioè il Banco di S. Giorgio, sarà lasciata libertà di mugugno, pardon di appello.
Riporto qui quanto da me postato su FB
Tanti compagni su FB ma non solo, dichiarano il proprio incondizionato entusiasmo verso l’assemblea svoltasi nei giorni passati con Landini e Rodotà. Molti di loro si aspettano che quello sia il punto da cui far ripartire una sinistra degna di questo nome, un soggetto che difenda gli strati sociali meno abbienti e che, riprendendo ad elaborare, fornisca una visione delle cose da sinistra contrapponendosi alla visione culturale dominante.
Se il desiderio di una riscossa è condivisibile, personalmente nutro molti dubbi che quel momento, quell’aggregazione indichi una svolta nell’andamento delle cose. Mi spiego.
Il primo dato che mi fa dubitare e frena notevolmente i miei entusiasmi è il pensare che un uomo o un gruppo di uomini della provvidenza possano essere la soluzione ai problemi qualunque essi siano. Siano questi interni ad un’organizzazione o esterni ad essa. Diffido sempre e comunque degli uomini della provvidenza: a mio modesto avviso i processi di cambiamento, di svolta per segnare veramente sono di tipo sociale e di massa. Cosa che oggi non vedo, non a sinistra. L’affidarsi a due leader per risolvere la questione mi sa da un lato di scorciatoia, dall’altro di perdente in quanto la concezione leaderistica non dovrebbe appartenere alla sinistra e ancor meno a quella di classe. Il fatto che non sia così la dice lunga quanto, anche a sinistra, si sia incuneata una cultura tipicamente di destra. Questo già di per sé indica come nasca male un soggetto di sinistra che ha in sé connotazioni culturali tipiche della destra. Ma questo non basta. Le due persone in questione, persone rispettabilissime sia chiaro, non pongono nessun problema di uscita dalle compatibilità del sistema: il loro obiettivo è difendere l’esistente e difendere i diritti dei lavoratori. Ora, mi rendo pienamente conto che nella fase in cui siamo questo è piu’ che rivoluzionario e che se si riuscisse anche solo a far questo sarebbe una manna dal cielo ma, personalmente, non mi basta. Se volessi solo questo lavorerei per un partito socialdemocratico il cui compito è ritagliare diritti e compatibilità senza però rovesciare il sistema. Sia chiaro, in questa fase fare il socialdemocratico mi va pure bene ma solo se è una questione di fase e non di strategia. Per chi come me si definisce comunista, l’idea sottostante al proprio lavoro politico è quello di mobilitare le coscienze nel senso di far comprendere come il modello capitalista sia una truffa. Ora se quella di Landini-Rodotà rappresenta un modo per essere pesce nell’acqua e creare l’acqua in cui essere pesci, allora va benissimo lavorare in un fronte comune che si pone determinati traguardi ma sapendo che la nostra ottica è andare oltre gli stessi. La sensazione, invece, che ho avuto leggendo vari interventi pubblici è che noi si vada a rimorchio nella speranza che un nuovo soggetto ci faccia uscire dall’empasse in cui si trova tutta la sinistra di classe noi compresi e per noi intendo i comunisti. Questo non va bene, il progetto di una sinistra di classe deve essere un altro e per questo che va ricercato un progetto di fase forte che aggreghi e rilanci la lotta di classe, solo partendo da questo e da un’analisi impietosa degli errori commessi e dei nodi mai affrontati che potrà rinascere un soggetto di classe, il resto mi sembrano inutili scorciatoie o miseri palliativi dietro cui nascondere la nostra inadeguatezza.