Sempre caro mi fu quest’ermo residence
e questa stanza che da tanta parte
dell’orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando interminati
turisti di là da quella e sovrumani
conti e profondissimo rosso per la Visa
io nei debiti mi fingo, over per poco
il cor non si spaura. E come il vino
odo servir tra i tavoli di sotto, io quello
infinito assurdo alla ragione
vo comparando: e mi sovvien l’eterno
faticar per poco o nulla e l’incombente
disoccupazione e il suon di Letta. Così tra questa
stupidità s’annega il pensier mio:
e il naufragar m’è dolce in questa merda.