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Premonizioni 2

fuga b

1

Prime luci dell’alba, aeroporto di Ciampino. Tre Audi grigie si avvicinano  a un hangar. Ne scendono quattro persone che entrano subito nell’aviorimessa con la concitazione che non è dettata solo dalla fretta. Dopo 10 minuti le grandi porte dell’hangar si spalancano e un jet privato, uno di quei grandi executive che odorano di pelle pregiata anche da fuori, viene lentamente portato sulla pista.

Le scalette vengono calate e dalle auto scendono altre cinque persone che si dirigono verso il jet nell’aria ancora buia e cominciano a salire. Intanto gli uomini che erano entrati prima nell’hangar  tornano fuori accompagnando due muletti carichi, di valigie e portadocumenti che vengono caricati nella stiva e controllati attentamente dai quattro. Finita l’operazione tornano alle auto.

I motori vengono accesi e l’aereo che evidentemente ha permessi in alto loco si prepara a rullare, mentre il cielo comincia a rossseggiare. Ma i passeggeri daranno le spalle al sole che è ancora coricato sotto la terra e inseguiranno la notte: l’executive si alza in volo e dopo un’ampio manovra va verso ovest.

Dopo tre ore e mezzo l’executive è già sull’ atlantico nel cono del radiofaro delle Azzorre: sopra un oceano ancora scuro si agita e spumeggia, mentre l’aereo comincia a scendere per fare rifornimento. Contemporaneamente le quattro persone dell’ hangar suonano al portone di casa  di un eminente personaggio, entrano e alll’influente zio del premier che ha ancora la retina in testa per conservare la pettinatura come fosse scolpita, rivelano la natura del volo e presentano un protocollo da consegnare al presidente e poi ai media. E’ un lungo documento in cui si spiegano i motivi dell’abbandono, e si danno le dimissioni da ogni possibile carica elettiva e non a partire dall’ora stessa in cui il documento è stato consegnato. Il fuggiasco ritiene di essere in pericolo e per questo si assenterà dal Paese fino a che le cose non saranno chiarite, fino a che non trionferà la sana, doverosa  ingiustizia nei confronti dei potenti.

L’aereo atterra in piccolo aeroporto isolano, molto a sud del tropico del Cancro. Mentre cinquemila chilometri più a nord est la servitù parlamentare si scalmana dopo aver appreso di essere abbandonata, non sa più contro chi gridare vendetta. E giura di non essere mai stata favorevole allo statista evaporato. Questo non è il tropico, è semplicemente il cancro.

2

Prime luci dell’alba, un appartamento romano acquistato all’insaputa. Il rumore di tazze e piattini della colazione diffonde  un’aria allegra che  fa da colonna sonora all’aprile che sfiore le finestre. ” Caro allora oggi è il gran giorno…”

“Si, oggi Silvio prende servizio alla mensa del Fa ch’io t’ami sempre più… è stata dura, ma ce l’abbiamo fatta”.

“Lui non voleva?”

“Ma si che voleva, è stata dura evitare il voto sull’incandidabilità alla giunta del senato, fino a che non fosse arrivato l’affidamento ai servizi sociali e si fosse trovato un compito effettivo. Ma adesso tutto è risolto: due giorni alla mensa e tutti gli effetti penali della condanna sono estinti”.

“Evviva caro, anche se non so come avete fatto a tenere botta da settembre… è costato molto?”

“Un po’, ma sai dopo aver superato lo scoglio del 9 settembre ci sono state le preoccupazioni dell’autunno e poi la legge di stabilità…. poi nessuno voleva far cadere Letta, poi gli aiutini del Quirinale… insomma quei coglioni del Pd non chiedevano altro che trovare una soluzione e conservarsi Berlusconi per la prossima campagna elettorale”.

Quattro ore dopo duecento giornalisti e decine di telecamere sono davanti al portone del “Fa ch’io t’ami sempre più” …. di lontano si scorge il corteo di tre Audi grigie che puntano direttamente alla mensa, si avvicinano a forte velocità poi rallentano e cominciano a fendere la folla di fan con le bandierine di Forza Italia e infine la truppa dei giornalisti. Si fermano e dall’auto al centro scende Berlusconi che inastato sul predellino saluta la folla, sorride,  racconta una barzelletta ai giornalisti. Poi con la scorta entra nell’edificio e dopo un quarto d’ora ecco l’ex cavaliere vestito da addetto alla mensa e con bandana, pronto a servire i pasti. Mentana fa lo speciale, Canale 5 segue tutto con la Santanchè in veste di telecronista, mentre Rete 4 alterna le immagini con le preghiere di Radio Maria.

Dovrebbero arrivare i primi barboni e poi la folla di ex occupati che un po’ si vergogna di essere lì…  infatti da un ingresso laterale comincia ad entrare un po’ di gente malmessa, stropicciata dalla vita e rassegnata… i giornalisti vorrebbero intervistarli, ma stranamente tra loro e gli avventori della mensa si frappone una consistente fila di carabinieri. Che siano falsi barboni? si chiede Mentana. “Vogliono impedirci di far vedere quanto il popolo ama Silvio”, gracchia la Santanchè.

In effetti c’è qualcosa di strano … ma tutto è chiaro quando davanti a un Berlusconi con la bustina bianca in testa, pronto a servire i rigatoni, compaiono i presunti barboni con in mano il vassoio .. che burloni … dietro i vestiti stazzonati le barbe finte emergono Letta, Franceschini, Renzi, Alfano, Scajola, Formigoni, Monti, Casini, Veltroni,  monsignor Bagnasco e ridono …. ” te lo abbiamo fatto lo scherzo…. tanti auguri Silvio”.

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