Letta è necessario, ma non sta facendo nulla, non può e non vuole fare nulla perché il patto con Napolitano, con Berlusconi e quello sottobanco con l’Europa che lo ha portato a Palazzo Chigi è precisamente questo: il congelamento dello statu quo in attesa che uno stravolgimento della Costituzione riaffermi il potere e la presa di una classe dirigente fallimentare.
E infatti l’unico attivismo che il Parlamento sembra esprimere, oltre a confermare le mattane scopertamente tangentizie come quelle degli F35 o della Tav, consiste proprio nel mettere mano alla Carta della Repubblica per ridurla a bombola d’ossigeno per se stesso e per i poteri con cui la politica è ormai intrecciata. Non governo con sprazzi di malgoverno, ecco in che si concreta la necessità di Letta.
Ma c’è un problema: come far digerire tutto questo all’elettorato Pd che pure sembra avere lo stomaco di uno struzzo? il premier non si risparmia, anche perché è proprio il suo terreno e la sua vocazione naturale: la creazione di alibi e di trompe l’oeil per far vedere che qualcosa si fa, che qualcosa si pensa, che qualcosa ancora offende la dignità. Così a pochi giorni dalla sentenza di Cassazione in cui il sodale Berlusconi verrà probabilmente condannato in via definitiva condannato per evasione fiscale, egli avvisa che il “clima è cambiato” e che non conviene più portare i soldi nei paradisi fiscali. Sarà anche cambiato il clima, ma il mitologico accordo con la Svizzera si è inabissato, l’inventore degli scudi fiscali, di nome Silvio, è quello che tiene per le palle i governo e il presidente che firmò l’ultimo di quegli scudi è ancora al Quirinale.
Si spera nel miracolo che qualcuno ancora si lasci abbindolare o che anche sapendo che si tratta di parole al vento se ne faccia un proprio alibi personale per apporre un segno di croce sul simbolo del Partito Defunto. Così come potrebbe consolarsi al pensiero che le Province siano state abolite: ecco qualcosa di concreto, altro che immobilismo. Personalmente mi sembra una grande cazzata perché preferirei tenermi e rafforzare le provincie e affossare invece le regioni che sono uno dei veri cancri della corruzione e del malgoverno. Ma a parte questa opinione personale in realtà le province sono state abolite solo come nome, però sopravvivono eccome sotto l’alias di Province Metropolitane o Unione di Comuni con le medesime competenze e probabilmente conservando pure le elezioni nella maggior parte dei casi.
Insomma gattopardismo allo stato puro. In compenso però ciò che davvero si vuole mutare senza se e senza ma, senza giochi di parole è la Costituzione. Quello è il ganglio vitale da devastare per il mantenimento di vecchi assetti, apparati, clan, rendite di posizione, potentati ormai messi in crisi da una crisi devastante e alla quale non hanno né coraggio, né idee, né vera politica da opporre. Tutti vuoti e relativi vizi o interessi che vanno sotto il nome in codice di “modernità”.
Ecco cosa fabbrica Letta: alibi per prendere tempo e per far perdere tempo al Paese. Alibi per nascondere l’ormai scoperta intesa e complicità interiore col berlusconismo. Alibi per avere la possibilità di renderlo istituzionale. Il premier stesso anzi è un alibi vivente per nascondere il vero segno del comando che ci indica la Letta via per il disastro.
Grazie a Roberto Casiraghi per i suoi commenti sempre ampiamente documentati e per aver ricordato quell’intervista a Monti del 2011, che disperatamente facevo vedere ad amici per farli desistere dall’esultare circa l’ipotetica liberazione da Berlusconi.
I fatti purtroppo hanno dato ragione del mio “disperante pessimismo” secondo il quale non solo non ci saremmo liberati di Berlusconi , ma saremmo stati soggiogati da poteri ben più subdoli,perchè più difficili da individuare.
Monti così tecnicamente algido ed esteticamente anglosassone, Napolitano portatore irresponsabile di quell’ esasperante simulacro della responsabilità e Letta così bon ton con un encomiabile mix di cattolicità-neoliberismo-politicismo italico sono l’emblema di quel carattere subdolo
di un’oligarchia giunta all’apice e consapevole che è giunto il tempo in cui deve giocare il tutto per tutto, pena la caduta dal castello di “derivati” e simili.
La colpa è solo di chi vota e si da una classe dirigente che bada solo a se stessa…..
La Letta via per il disastro. Ricordo che secondo Naomi Klein, le catastrofi e il panico che ne consegue sono i momenti magici in cui il neoliberismo può approfittare del disorientamento della popolazione per riforgiare le comunità umane secondo le proprie regole. Lo stesso principio venne riaffermato da Monti in una intervista del 2011, visibile su YouTube, in cui sosteneva che la crisi è utile per far accettare al popolo quello che altrimenti non accetterebbe mai. In questo senso il disastro, nell’ottica delle classi dominanti, è il punto di arrivo di una palingenesi e non è affatto un male. Quando si guarda la faccia di Letta, non si capisce come una persona dall’aspetto così burocraticamente normale possa dedicarsi attivamente a rovinare la vita di milioni di persone. Ma forse bisogna rendersi conto che il neoliberismo non è tanto una dottrina economica quanto una religione laica a cui non ci si può convertire in quanto il solo metodo di adesione previsto è la cooptazione da parte dei già iniziati. Attraverso questo potente meccanismo che combina la segretezza e la cooptazione delle procedure massoniche con una spiegazione del mondo coerente e di chiaro afflato religioso (fare il male ma affinché emerga il bene della società neoliberata), il virus neoliberista si è potuto diffondere in tutto il mondo e in tutti gli ambienti sociali coinvolgendo persone “buone”, capaci di ispirare con il loro esempio legioni di followers. Chi può veramente credere che uno dalla faccia buona come Letta persegua il disastro del nostro paese? Chi può veramente credere che in nome di Gesù Cristo l’Occidente abbia condotto crociate, inquisizioni e genocidi multipli?