Anna Lombroso per il Simplicissimus
Chissà se la dobbiamo ai due consiglieri espressi dalla società civile, la scelta poco avveduta di promuovere una striscia preserale sul Rai3 a traino, dice l’ufficio stampa, del peraltro popolarissimo teleromanzo napoletano, affidandola a una conduttrice e autrice che vanta una consolidata attività nei social network.
Celi mio marito, si chiama la trasmissione della cui audience non possediamo dati Auditel – vengono pubblicati quelli della fascia oraria e non certo entusiasmanti – che prende il nome appunto da Lia Celi, che più volte mi è stata segnalata da fan virtuali, per le battute, a loro dire, fulminanti. C’è da dar loro ragione, è davvero fulminante l’effetto letargico della sit com sedicentemente ambientata in una terrazza. Ma l’odore di cavolo invece, oltre ai temi, denunciano che protagonista e passanti si muovono in una cara vecchia portineria, non quella elegante del riccio, per carità, no una di quelle dei palazzoni del filone verista, dove donne smunte e sbiadite arrotondavano la paga rivoltando colletti alla macchina da cucire e vivevano una squallida vita di seconda mano, mediante l’esercizio instancabile del pettegolezzo, ben prima che il regime incaricasse loro o i loro accidiosi mariti di farsi spie e delatori.
I temi sono quelli, quelli dell’antro della custode, o delle vignette della settimana enigmistica: le suocere invadenti, le mogli Santippe, i mariti fedifraghi, le cognate invidiose, le “altre” che soffrono in silenzio nelle feste consacrate, ma se lo meritano, quelle rovina-famiglie, gli ospiti che dopo tre giorni puzzano. E non puzzano, ma nemmeno profumano gli ospiti della trasmissione, delicatamente stantii: il poeta di strada, le ingegnose dilettanti che confezionano prodotti con improbabili materiali di scarto, gli attori del teleromanzo trainato, dei quali viene accreditata la coincidenza, ma pensa!, tra interprete e personaggio.
Ma devo fare ammenda, la modernità invece fa irruzione: perché su un pannello scorrono, come gli inquilini che si affacciavano alla porta, le voci della rete, sotto forma di tweet non si sa se veri o taroccati, in risposta alle “argute” provocazioni tematiche della Celi. Che ne dite? Sarà quella trovata che ha fatto supporre alle espressioni della società civile in CdA, di dare ascolto agli umori popolari, al comune sentire, a bisogni di cultura e intrattenimento?
In attesa di conoscere l’audience del gioiellino preserale e magari anche di essere informati sul compenso dei suoi ideatori e conduttori, a fronte dell’accertato gradimento, leggo che precedentemente, al posto di Celi mio marito, venivano trasmesse le comiche di Stanlio e Ollio. E come non rimpiangerne l’ingenua e, quella si, fulminante, generosa, visionaria allegria?
Se qualcuno pensa di aver rivoluzionato la tv perché ce la menano con lo stra-abusato tweet mediante lo zirlo tipico del canarino (Andrea Vianello, direttore di Raitre, per far nome e cognome del peccatore, oltre che del peccato, quota pd, sottoquota, diciamo, post-bersaniano, in attesa di riposizionamento) e aver ricicciato una discreta giornalistucola da ventesima pagina de ‘L’Unità’, talentuosa e spassosa quando scriveva di tv sul tanto rimpianto vecchio ‘Avvenimenti’, ora riproposto in quarta con ‘Left’ (tutto un programma, ‘Sinistra’ anglicizzato…) che fa la pensierosa spensierata Balivo della Garbatella, ma con erre moscia che fa tanto ‘gauche caviar’ (alla vaccinara, però), bene, quel qualcuno è meglio che ci restituisca le gag di Stanlio & Ollio, sono molto più post-moderne di questi intrattenitori de Sinistra di rito lettiano!
P.S. Quanto sopra valga ‘mutatis mutandis’, per l’altro blogger – due braccia rubate alla raccolta differenziata, non si sa perché in tv (si sa, si sa…) – Zoro, l’immagine estroflessa del Nulla in senso sartriano che è diventata la Sinistra del pd di questi tempi (insomma, il Nulla di una Sinistra è una Destra…).
P.P.S. Quanto sopra valga anche per Fabio Volo… etc.
Aridatece Laurel & Hardy!