LettaOggi non ho davvero voglia di occuparmi del miserabile pollaio politico – mediatico e di un governo  nato all’insegna dell’inganno: quello di essere un esecutivo di necessità, destinato a fare poche cose per lasciare di nuovo la palla alle urne, quando invece si appresta ad essere il fondamento di una terza repubblica -ufficialmente ignota nei suoi tratti, oligarchica nella sostanza – attraverso lo sventramento della Costituzione e dello stato sociale.

La stessa scialba e politicante figura di Letta è tutt’altro che un ostacolo al raggiungimento dell’obiettivo, anzi lo facilita mettendo il pugno di ferro del pensiero unico dentro il guanto di velluto del nipote azzimato. Troppo triste per aver voglia di occuparsene direttamente, ma anche troppo per non suscitare collera e abbastanza per aver voglia di ricostruire le parti in ombra della genealogia di un naufragio, la messa in opera della ghigliottina delle speranze. Lasciatemi partire dal complottismo di giornata, non perché ci creda, ma perché una volta tanto può viene utile: sarebbero i contatti avuti da Grillo con la Cia e la Goldman Sachs raccontati in un libro-confessione dal faccendiere Bisignani.

In sé non ci sarebbe nulla di strano, la Cia esiste proprio per capire cosa si muove negli altri Paesi ed è praticamente certo che tutti i leader politici siano stati fatti oggetto di “esplorazioni” di questo tipo  da parte di servizi segreti e/o di grandi e potenti centri finanziari. Ciò che Bisignani vuole insinuare o suggerire all’immaginazione non è tanto questo, quanto l’idea che Grillo sia un loro uomo. Il che, fosse vero, mi farebbe pensare per estensione che la sede più opportuna per il Parlamento, il governo e colli vari, sarebbe  Langley. E’ chiaro che si tratta di complottismo di bassissima lega, ad altezza Bisignani per intenderci. E tuttavia il “disamore al tempo del colera”  come più propriamente potrebbero essere definite le confessioni del faccendiere, portano a qualche scomoda verità meno stupida e più generale: ai trabocchetti culturali disseminati negli ultimi decenni di cui siamo spesso vittime ignari aderendovi e carnefici altrettanto ignari diffondendole.

Si sa bene come l’ambiente grillino sia ostile ai vari pensatoi della finanza, a cominciare dal Bilderberg e anche come il M5S abbia come suo concetto fondativo e operativo la morte di destra e sinistra. Ora parrà singolare ma proprio questo concetto è la base ideologica sia del Bilderberg che della Trilateral: l’idea era che occorra passare dal concetto di rappresentanza democratica a quella di governabilità, vale a dire dallo scontro tra varie visioni della società e diversi sistemi di pensiero  a una gestione oligarchica e conformista della sola società possibile, quella dei banchieri e dei magnati. Quindi bisognava sterilizzare e combattere le opposizioni di sinistra di allora svuotando i partiti e le istituzioni  e promuovendone una convergenza ideologica nel nome della governabilità nazionale prima e sovranazionale poi. Non è che queste cose se le dicessero in segreto, erano scritte in uno dei testi fondativi della Trilateral, ma vangelo comune per le molte organizzazioni o think tank  dello stesso tipo. Il documento sulla crisi della “Crisi della democrazia” di Samuel Huntington (lo stesso dello scontro di civiltà)  e Michel Crozier è il principale. Dentro c’è tutto quello che stiamo vivendo: la sterilizzazione ideologica, la globalizzazione, il dominio della finanza e delle classi dirigenti ad esso legate, la disuguaglianza sempre più grande, il ritorno del privilegio anche di fronte alla legge, l’impoverimento, la regressione dello Stato e dei diritti ad esso connesso e il passaggio ad entità sovranazionale che hanno solo il mercato come regola.

Uno degli strumenti di questa strategia era appunto il metodo delle porte girevoli, cioè il passaggio continuo degli stessi uomini da incarichi di governo, alle multinazionali, ai centri finanziari, ai media alle banche centrali e viceversa , come fattore di omogeneizzazione ideologica e di interessi. Sarà forse un caso se per il Bilderberg sono passati tutti i ministri delle Finanze italiani degli ultimi anni, due governatori della Banca d’Italia e almeno due presidenti del Consiglio, tra cui quello attuale?. Una mescolanza di uomini e cariche destinata a favorire e preparare l’intreccio tra organismi sovranazionali, le corporation e gli Stati. Perché scandalizzarsi? Tanto non ci sono più destra e sinistra, le ideologie sono finite, conta solo la governabilità.

Non c’era dunque bisogno di alcun agente della Cia: decenni di pressione culturale ci hanno arruolati tutti a nostra insaputa. Ci accorgiamo del gioco sporco, puntiamo il dito accusatore, ma lo facciamo con gli stessi concetti che che abbiamo introiettato. Non sappiamo più nemmeno che la democrazia si regge sullo scontro e non sul volemose bene o su un qualche artificiale cancellazione delle differenze di pensiero, di progetti, di visioni. Oggi la cosa che distingue un politico non è menare botte da orbi, ma riconoscere il nemico.