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Franceschini in compagna elettorale

franceschini_di_biase-2Anna Lombroso per il Simplicissimus

Ogni volta che li sento dire “ma Roma è una capitale complessa, una metropoli complicata, una città difficile”, mi immagino come farebbero i candidati al comune di Roma alle prese con Città del Messico, con S.Paolo del Brasile, con Pechino, con aree metropolitane grandi come stati, con cittadinanze segnate da disuguaglianze così profonde che il clima che si respira è quello di una guerra che scorre come un umore tossico nelle subway o come un fiume carsico avvelenato.

Invece, salvo qualche rarissima eccezione, ci troviamo di fronte personaggi improbabili ed estemporanei, qualcuno già messo alla prova con esito fallimentare, altri capitati si direbbe per caso, che c’è da temere passino alla storia della città eterna per aver ammazzato un babbuino o per aver tentato di renderla un po’  meno immortale, grazie al primato del cemento.

Una delle candidate al Consiglio comunale esponente di quella “politica debole”, che già in premessa rivendica come una virtù la sua inadeguatezza rispetto ai problemi formidabili e inaffrontabili della città, proprio come fu per la dimenticata Madia, è, come si dice, “salita alle cronache” dopo essere scesa in campo, dove ha fatto una strabiliante e inarrestabile carriera attribuibile non solo alle sue qualità, alla sua competenza, ma certamente alla straordinaria indole al ricambio, all’istinto di  promuovere volti nuovi, giovani e donne, dimostrati dal suo partito.

Si chiama Michela De Biase, ha 28 anni e le sta facendo una solerte campagna elettorale un Ministro nonché leader del Pd, che casualmente – ma è una coincidenza – è anche il suo “compagno”. Tanto che sul web spopola un suo sms diramato a amici, elettori, cittadini, con il quale consiglia e caldeggia il voto a Michela, definita appunto senza fraintendimenti “la mia compagna”.

La Santanchè che è un cuoricino, si è commossa per questa esplicita dichiarazione d’amore, rendendo onore all’avversario appassionato fino al ridicolo.

Io non mi commuovo per niente, come non mi sono commossa dei baci di Occhetto, degli album di famiglia di Berlusconi, delle gallerie fotografiche su Chi di Monti. Perché sospetto sempre, da quella bastarda che sono, dell’espressione e manifestazione  spericolate di affetti e debolezze “umane” di chi ha ampiamente dimostrato di dimenticare l’umanità, la civiltà, la democrazia, la compassione, nell’azione di governo. E poi ho una certa intolleranza per il familismo, più o meno moderno, più o meno sofisticato, da Banfield in poi, che considero ancora più amorale quando si combina con la salvaguardia proterva di privilegi e incarichi mantenuti come naturale e intoccabile monopolio di una cerchia e un ceto di affiliati.

In questo caso poi citerei   Franceschini  per abuso della parola “compagna”, assolutamente inappropriata tra appartenenti al Pd, che si sono fatto un vanto di essersene liberati disinvoltamente come di un vecchio attrezzo ottocentesco. Io con Franceschini e anche con la De Biase non ci prenderei un caffè, figuriamoci spartirci il pane. Ma chiaramente in questo caso l’uso improprio del termine adombra un legame non ufficializzato dal sacro vincolo del matrimonio e sancito dal diritto ecclesiastico, insomma uno di quei legami malvisti se riguardano comuni cittadini e non parliamo di quelli dello stesso sesso, ma che alle èlite sono concessi con benevola indulgenza.

La candidata rischia con uno sponsor così influente: potrebbe succedere che non vengano prese sul serio le sue qualità, le sue competenze, la sua professionalità, il suo programma. Fossi stata in lei avrei chiesto al mio fidanzato di recedere, di stare un po’ in disparte magari a rendersi utile nel suo Ministero, di preferire l’interesse generale rispetto al “suo” bene privato, per poter dimostrare, a successo conseguito, di essersi fatta da sola.

Per chi non volesse farsi accecare dal pregiudizio, consiglio una visita al sito della  graziosa e fresca candidata, fresca anche di studi e di esperienza. Oddio, la sintetica biografia fa venire in mente l’eroina di Moretti, “vedo ggente incontro persone”, ma il programma per la Città Eterna, parla chiaro: attenzione alle periferie, attenzione ai disabili, attenzione alla tutela dei beni culturali, schierandosi con le donne per una città aperta alla modernità, qualsiasi cosa voglia dire.

Chissà se la vezzosa De Biase si schiera proprio con tutte le donne  e non solo con le compagne di qualcuno, magari anche con quelle che hanno lottato e lottano per il lavoro, per i diritti e per la partecipazione ai processi sociali, anche a dimostrazione della loro autodeterminazione, indipendenza, autonomia,  perfino dall’uomo che amano e che le ama.
 

 

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