finocchiaroL’hanno beccata di nuovo: la Finocchiaro, nonostante la figuraccia fatta all’Ikea,  è stata sorpresa  in un supermercato di Catania con gli uomini della scorta che si che si occupavano di palpare frutta e verdura, pesare, imbustare, portare sacchetti, segno evidente di un’abitudine inveterata che forse è stata interrotta giusto per il tempo della campagna elettorale. Ma che dev’essere ripresa alla grande con qualche perfezionamento: questa volta la scorta è stata attenta a intimidire chiunque volesse scattare foto. La signora Finocchiaro è furba come una volpe, non ha nemmeno pensato che nei supermarket esistono telecamere e clienti, che la probabilità di essere colte sul fatto è molto alta.

Ora utilizzare la scorta per usi impropri ( che oltretutto la rendono assai meno efficiente) sarà forse un peccato veniale in mezzo ai miasmi della palude italiana, ma è il segnale di una razza padrona che non ha nessuna intenzione di “cedere” anche le prerogative più marginali di cui si sente investita e che se ne frega del parere e degli umori dei cittadini se non nei giorni che precedono le urne. Se così non fosse la senatrice si sarebbe ben guardata nell’incorre in un nuovo “incidente” cercando in qualche modo di non urtare sensibilità non proprio benevole nei confronti di politici di lungo corso,che sono con la loro stessa presenza una conclamata smentita di qualsiasi cambiamento.

Ma di certo la signora non ha ragioni di sfoderare eccessiva sensibilità: nonostante sia presente a in Parlamento da prima della caduta del muro di Berlino è entrata nel novero delle eccezioni al tetto delle tre legislature, è stata voluta come presidente di commissione e il suo nome circola persino come quello di uno dei possibili  reggenti del partito di qui al congresso. Il che ci porta direttamente alla giornata di domani dove l’armata brancaleone del Pd cercherà di trovare scampo ai gravissimi errori commessi e soprattutto di simulare un qualche brandello di identità in mezzo alla confusione, ai contrasti e alle ambiguità, in mezzo allo scandalo dell’inciucio con Berlusconi per mano democristiana.

Perciò la scenetta al supermercato, nonostante la sua marginalità dentro questo dramma, fa però da spia alla condizione del Pd: le spese con scorta della Finocchiaro, insieme a tanto altro, sono come briciole di pollicino che ci portano di fronte alla casa dell’orco, vale a dire di fronte alla constatazione che l’identità del Pd, fin dalla sua nascita non si è basata su qualche idea di politica e di società, ma sulla pura gestione del potere, quello interno degli apparati e quello nel Paese. Questo è l’unico collante che finora ha impedito il collasso, lo stesso che terrà uniti e tremanti i partecipanti all’assemblea di domani. Lo stesso che gli impedisce sia di morire che di rinascere.