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La poligamia politica dell’Annunziata

CECILE-KYENGE-INMEZZORA-4-770x513Anna Lombroso per il Simplicissimus

La giornata di ieri avrebbe potuto essere rivelatrice per tutte le vittime di un duplice pregiudizio favorevole, quello che ha persuaso menti e cuori innocenti che l’appartenenza di genere insieme a quella a una famiglia ideale, l’intellighenzia di sinistra, mettano al riparo da certe piccole infamie, esonerino da stanche e indegne retoriche.
Lucia Annunziata che ha scelto come sigla del suo programma una colonna sonora di Tarantino, a dimostrazione che è tosta se non addirittura pulp, ha intervistato in posizione insolitamente eretta pur rivolgendosi a un membro del governo in carica, la Dottoressa Onorevole Cecile Kyenge, Ministro all’Integrazione. L’occasione era fornita dalle ingiurie che la ministra ha ricevuto in questi giorni da un parlamentare europeo e da altri esponenti del suo stesso partito che non sappiamo per quale motivo non siano stati ancora denunciati e perseguiti per oltraggio alla costituzione, alla civiltà, alla decenza e all’intelligenza.

Ma si vede che come le leggi e le regole, si tratta di attrezzature ormai aleatorie oltre che polverose. Tanto che senza ricorrere all’insulto, adottando, invece della contumelia, un po’ di quello spiritaccio italiota che predilige le amenità alla “faccetta nera”, al “bingo bongo stare bene solo al congo”, magari anche ai watussi altissimi negri, per arrivare fino all’ “abbronzato” detto del presidente Obama, ha compiuto un imbarazzante slalom tra luoghi comuni, demagogia e grossolanità.
Dimentica di frettolose letture di Frazier, di Levy Strauss, di Le Clèzio ma anche Lombardi Satriani, che oggi non potrebbe più essere eletto senatore per evidente conflitto di interesse con la competenza, l’integrità e l’appartenenza alla sinistra, immemore soprattutto degli abissi di degradazione culturale e civile nei quali sta sprofondando il suo Paese, prima ha fatto della delicata ironia sui “38 fratelli” del ministro, per poi chiederle se non teme che le vengano “imputate” le tradizioni della sua origine che contemplano “la poligamia”. A conferma che anche menti che di professano progressiste conservano scale di valori, secondo le quali è più incivile avere due mogli piuttosto che impedire a due omosessuali di sposarsi, vedendo riconosciuti i loro diritti e il loro amore.

Forse l’Annunziata si aspettava che alla sua richiesta di tratteggiare un autoritratto, la Kyenge con la sua forza tranquilla rispondesse “e chi ho da esse’? so’ er servaggio”, condannando al ludibrio dell’incivile superiorità occidentale l’intervistatrice tutta intenta a confezionare il bel pacchetto politicamente corretto della ministra nera e donna.
L’appartenenza a cerchie privilegiate nuoce gravemente, intanto all’intelligenza che si impigrisce, alla cittadinanza e alla stessa democrazia: arrivano a sorpresa echi di quello che accade un po’ più giù, tra la gente normale, suicidi, ammazzamenti, soprusi, crimini e misfatti. Ma la lontananza siderale ottunde i sensi, rende letargica l’immaginazione, se, a fronte dell’ennesimo omicidio di donne per mano dei loro uomini, la risposta di giulive signore che ritengono di aver ricevuto un mandato dalle centinaia di migliaia di donne e uomini che erano scesi in piazza un giorno che pare lontanissimo, è la costituzione degli stati generali, che già nel nome ricorda da vicino la task force dei saggi, la Convenzione per le riforme, gli appelli degli intellettuali, e che comunque promette di annoverare le stesse facce e le stesse firme pazze. E difatti ci annuncia l’ineffabile Concita de Gregorio, hanno già aderito le immancabili star della sottoscrizione, uomini e donne che considerano irrinunciabile lì appuntamento di apporre il loro nome in calce, comprese pimpanti esponenti di partiti che da anni annichiliscono le legittime aspettative della lavoratrici, svuotano lo stato sociale rimandandole a casa, cancellano, o si ripromettono di farlo, i diritti acquisiti compresi i più amari, impoveriscono l’istruzione, annientano le speranze dei loro figli.

Proprio una bella idea quella degli stati generali, una di quelle idee che fanno sembrare un’aspirazione cui tendere garanzie che sono state conquistate in anni di lotta, interventi che dovrebbero essere adottati per legge, tutele che vengono negate illegittimamente in nome della crisi e dello stato di necessità, misure che non occorre incrementare perché esistono già e basterebbe applicarle, come far tacere Borghezio, riconoscere la cittadinanza ai bambini che nascono qui, mettere in condizione le donne spaventate di non aver paura di denunciare e, se denunciano, di essere protette, tutte indistintamente, presidenti o immigrate, ministre o casalinghe.

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