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Ditelo con un Biancofiore

berlusconi-biancofioreAnna Lombroso per il Simplicissimus

Beh stavolta ha proprio ragione. La Biancofiore, dico, che in risposta alla decisione di sollevarla dal delicato incarico di addetta alle pari opportunità, ha giustamente sottolineato che c’è poco da commentare, le persone dotate di “normale intelligenza possono farsi un’opinione..”. Ha ragione: in un crescendo di ridicolo, quella che viene da tempo definita l’amazzone di Berlusconi, della quale da anni circolano in quella rete – consultata solo per verificare se parla male dei potenti, o per propaganda, ma mai per informarsi – le gesta, le esternazioni, le invettive, prima viene “inopportunamente” nominata sottosegretaria nel dicastero che dovrebbe sancire per legge l’uguale accesso che in un consorzio civile dovrebbe essere naturale, e poi prontamente destituita, quando il malfamato web giustamente e legittimamente insorge, o quando la “società civile”, ricordata solo in campagna elettorale, dice la sua.

Ma dove vivono? Ma cosa ascoltano, se non il rap dei fan e il minuetto dei loro violinisti di corte? Ma cosa guardano dietro alle lenti rosa del privilegio? Se un graffio sulla lavagna, dove ci costringono a scrivere il penso del nostro pentimento per aver voluto troppo, li ferisce, li risveglia, li costringe loro malgrado a rivedere i patti scellerati che hanno stretto alle nostre spalle, sperando che non ce ne accorgessimo. Rivedere, aggiornare, modificare. Perché l’esuberante signora non è stata rimossa, non è stata detronizzata. No, in barba all’articolo 3 della costituzione sulla quale hanno giurato lei e il presidente del consiglio e tutti i ministri, è stata solo spostata con un amabile e indulgente giro di walzer ad occuparsi della pubblica amministrazione così se c’è un impiegato gay peggio per lui.

Ma si, è un governo giovane, disincantato, che va al Roxi bar, gioca a Subbuteo e è tanto anticonformista da non preoccuparsi più dei vizi del socio di maggioranza, o delle tanto lamentate corna dietro alla cancelliera forte di fianchi che avevano compromesso la nostra credibilità internazionale, più, si direbbe delle amicizie con mafiosi, degli innumerevoli, processi, dei troppi interessi in conflitto. E infatti non c’è nessun turbamento per il fatto di essere rappresentati nel parlamento dell’occhiuta Europa da un dichiarato razzista e xenofobo, nel governo e nelle aule nazionali da fior di sessuofobi, costringendo il paese a un isolamento civile che diventa esclusione democratica.

Altro che bavaglio alla rete, qui si dovrebbe mettere il bavaglio alla cerchia discutibile dei governanti. Ma non serve incerottare l’inutile orifizio la cui attività verbale non corrisponde ad alcuna attività cerebrale e tanto meno al pensiero comune. Basterebbe ristabilire i principi della legalità, applicare le leggi, in rete e fuori, denunciare e perseguire i reati di opinione, la loro apologia, ricollocare il fascismo fuori dalla legge dove deve essere, qualunque sia l’etichetta che si incolla per auto legittimarsi. Ma di cosa ci stupiamo? se i volti prestati alla destra razzista, xenofoba, antidemocratica e antiparlamentare, una volta seduti in parlamento sono stati tollerati fino ad essere accettati, e poi blanditi, vezzeggiati, cercati, con i loro respingimenti, i loro pogrom, le loro intemerate violenze, le loro casa pound, come fossero fanciullaggini, giovanili eccessi perdonabili, memoria folkloristica ma inoffensiva del passato ormai sepolto.

Macché sepolto, vivo, vivissimo con Borghezio che fa da ala estrema, ma anche con le Biancofiore, i Giovanardi, le Binetti, le Ravette che condannano chi l’esubero di terroni, chi di omosessuali, con i Boccia che lamentano l’esubero di chi vuole l’impresentabilità di Berlusconi, con i tanti da una parte e dall’altra che ormai sono la stessa, che deplorano la permanenza di un po’ di irriducibile sinistra. Sarà opportuno vigilare, perché è proprio a quella che vogliono mettere il bavaglio.

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