Site icon il Simplicissimus

Sempre caro mi fu quest’ermo Colle

MPS: BERSANI, DA 2001 BATTAGLIA IN PARLAMENTO SUI DERIVATISono incerto se invidiare o compatire quelli che sperano davvero in un presidente che rappresenti l’inizio di un nuovo capitolo istituzionale e politico: non c’è nulla che la classe dirigente italiana possa temere di più, nulla che non farebbe per evitarlo. E nel caso specifico è anche aiutata dall’Europa che vede nell’inciucio la garanzia del pilota automatico. Bersani sembra una sorta di Don Chisciotte, anzi di Sancho Panza alla testa di un partito che pare la rivolta dei Ciompi, pronto a nulla, diviso su tutto: persa l’occasione del 2011 quando avrebbe dovuto imporre le elezioni a dispetto di Napolitano, persa la vittoria di Hollande per distinguersi da Monti, persa la mutazione dei paradigma economico per riacquisire una seppur flebile socialdemocrazia, persa la campagna elettorale, ora non può che gestire la sconfitta che squassa un partito mai realmente nato. Ed è uno spettacolo  incredibile quello a cui assistiamo: il Movimento 5 stelle che getta nella mischia l’unica manciata di nomi decenti per il Quirinale.

Ma le probabilità che Rodotà o Zagrebelsky o Strada (su Gabanelli, perdonatemi, ma non sono proprio d’accordo, è una candidatura solo d’immagine e di immagine sbagliata) possano arrivare al Quirinale sono davvero minime: l’area ex margherita, forte del berluschino Renzi che ha strappato alla Finocchiaro la cosa più esatta che la signora abbia mai detto in trent’anni di politica, voteranno per un presidente di inciucio, per un simil Napolitano che garantisca Silvio e l’insieme della casta. D’Alema l’amico della bicamerale o ancor meglio Amato o qualche altro vecchio arnese compromissorio. Guardandosi bene da dare l’appoggio a giuristi o difensori della Costituzione meno noti come Cassese o Gallo che emergono nelle frenetiche peregrinazioni bersaniane.

L’unico miracolo effettivamente possibile, se si arrivasse oltre la quarta votazione, sarebbe l’elezione di Prodi il prudentissimo avversario dell’anomalia berlusconiana, al tempo stesso personaggio di cui l’Europa, questa Europa, potrebbe fidarsi e uomo non mal visto in Vaticano, dunque potenzialmente “forte” se si dovesse arrivare a uno stallo. Ecco ciò che resta di tanta speme. Anche se in tutta franchezza – ma con la parzialità di uno che gli scucì perigliosamente un trenta e lode in una giovinezza così lontana che sembra una favola, il racconto di un pazzo – sarebbe almeno in grado di affrontare meglio degli altri candidati il maelstrom monetario ed economico al quale stiamo andando incontro più rapidamente di quanto non si pensi. Certo con lui al Quirinale la formazione di un governo sarebbe ardua  e si tornerebbe alle urne, cosa che i parlamentari di certo non vogliono.

Insomma persino il meno peggio tra la nomenclatura diventa un azzardo. Temo che dovremo bere fino in fondo il calice del berlusconismo-montismo.

Exit mobile version