Sono incerto se invidiare o compatire quelli che sperano davvero in un presidente che rappresenti l’inizio di un nuovo capitolo istituzionale e politico: non c’è nulla che la classe dirigente italiana possa temere di più, nulla che non farebbe per evitarlo. E nel caso specifico è anche aiutata dall’Europa che vede nell’inciucio la garanzia del pilota automatico. Bersani sembra una sorta di Don Chisciotte, anzi di Sancho Panza alla testa di un partito che pare la rivolta dei Ciompi, pronto a nulla, diviso su tutto: persa l’occasione del 2011 quando avrebbe dovuto imporre le elezioni a dispetto di Napolitano, persa la vittoria di Hollande per distinguersi da Monti, persa la mutazione dei paradigma economico per riacquisire una seppur flebile socialdemocrazia, persa la campagna elettorale, ora non può che gestire la sconfitta che squassa un partito mai realmente nato. Ed è uno spettacolo incredibile quello a cui assistiamo: il Movimento 5 stelle che getta nella mischia l’unica manciata di nomi decenti per il Quirinale.
Ma le probabilità che Rodotà o Zagrebelsky o Strada (su Gabanelli, perdonatemi, ma non sono proprio d’accordo, è una candidatura solo d’immagine e di immagine sbagliata) possano arrivare al Quirinale sono davvero minime: l’area ex margherita, forte del berluschino Renzi che ha strappato alla Finocchiaro la cosa più esatta che la signora abbia mai detto in trent’anni di politica, voteranno per un presidente di inciucio, per un simil Napolitano che garantisca Silvio e l’insieme della casta. D’Alema l’amico della bicamerale o ancor meglio Amato o qualche altro vecchio arnese compromissorio. Guardandosi bene da dare l’appoggio a giuristi o difensori della Costituzione meno noti come Cassese o Gallo che emergono nelle frenetiche peregrinazioni bersaniane.
L’unico miracolo effettivamente possibile, se si arrivasse oltre la quarta votazione, sarebbe l’elezione di Prodi il prudentissimo avversario dell’anomalia berlusconiana, al tempo stesso personaggio di cui l’Europa, questa Europa, potrebbe fidarsi e uomo non mal visto in Vaticano, dunque potenzialmente “forte” se si dovesse arrivare a uno stallo. Ecco ciò che resta di tanta speme. Anche se in tutta franchezza – ma con la parzialità di uno che gli scucì perigliosamente un trenta e lode in una giovinezza così lontana che sembra una favola, il racconto di un pazzo – sarebbe almeno in grado di affrontare meglio degli altri candidati il maelstrom monetario ed economico al quale stiamo andando incontro più rapidamente di quanto non si pensi. Certo con lui al Quirinale la formazione di un governo sarebbe ardua e si tornerebbe alle urne, cosa che i parlamentari di certo non vogliono.
Insomma persino il meno peggio tra la nomenclatura diventa un azzardo. Temo che dovremo bere fino in fondo il calice del berlusconismo-montismo.
Prodi è un personaggio nefasto, coautore del disastro italiano. Un tecnocrate eurista e liberista DOC, amico del grande capitale e nemico del lavoro come il suo pendant Monti, falso oppositore di Berlusconi (con Prodi primo ministro le aziende e gli intrallazzi del Cavaliere sono andati alla grande), un sepolcro imbiancato da prima panca di chiesa e lontanissimo dalla gente comune. E un personaggio modesto, provinciale, parrocchiale, imbarazzante, di modestissima levatura. Anche nell’eloquio.
No, per favore Prodi no. No. Sette anni di Prodi, no.
L’ha ribloggato su e ha commentato:
Due giorni fa … ancor prima di Marini
Comunque dissento fortemente per quanto riguarda una candidatura Prodi. Il suo solo merito è di essere stato (e forse solo a parole) un antagonista di Berlusconi. Per il resto è stato nella corrente politico-economica da cui dipende la situazione attuale. Non dimentichiamo che il suo mentore Andreatta nel 1983 mise in piedi i metodi ed i mezzi per arrivare all’Italia di Berlusconi (cfr l’articolo di Augusto Graziani su Alfabeta del 1983).
Caro Simplicissimus, poc’anzi ho inviato un’e-mail personale al capogruppo alla Camera del Pd, pregandolo di ripensarci e far convogliare i voti del suo gruppo verso il profilo del Prof. Stefano Rodotà. Penso che sia la mail più inutile che abbia mai inviato, ma che si vuole: la Spes è l’ultima Dea… (infatti l’ho inviata proprio a Speranza Roberto, ma mi sa che chi di speranza campa, con quel che ne segue… qui ci vorrebbe un emoticon triste o piangente, ma non so dove trovarlo…).
Ho fatto ‘mail bombing’, senza essere minimamente convinto, suggerito dal Blog di Gilioli. Ma mi sa che ‘les jeux sont faits, rien ne va plus’. Se in una delle prime tre tornate non eleggono il ‘”loro” candidato, qualche “speranza” che salga al Colle non dico uno sparigliatore, ma almeno un non gradito al Colle di Arcore forse c’è.
Una cosa è certa: se ci va un Marini-Cassese-D’Alema-Finocchiaro-Amato-LettaGianni, insomma un Garante dei Supremi Interessi del lettone di Putin, il Pd avrà compiuto la più grande impresa di tafazzismo politico della Storia Occidentale, ma anche Orientale, va’. Come rimettere nelle mani del boia che aveva sbagliato la decapitazione l’ascia intonsa. Neanche Gesù Cristo ha sacrificato la sua vita per salvare il Diavolo. Il Pd corre il rischio di riuscirci, mandando la Nazione, oltre che se stesso, all’Inferno, condannandosi a percentuali elettorali da posologia medicinale.
Se solo sapessero che c’è una base che li vota e li tiene lì da anni, evidententemente i lustri di Potere hanno loro inoculato l’idea di essere titolari di quelle scranne per diritto divino. ‘Deus cecat…’.
ma no spero proprio che nessun uomo del monte si piazzi sull’ amato colle, né il non amato Amato, né il non prode tecnocrate Prodi!
suvvia alberto un po’ di speranza da questo sparigliamento e stracci che volano potresti pure decidere di alimentartela…