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La sindrome di Cahuzac e le bugie tecniche

cahuzac3L’ex ministro del bilancio di Hollande è nei guai: dopo aver mentito per mesi sui suoi soldi in Svizzera adesso vaga in macchina attraverso  l’Exagone (è il corrispettivo francese del nostro “stivale”) per sfuggire non solo ai giornalisti e ai fotografi, ma anche ai semplici cittadini che gli vorrebbero dire due paroline. E non credo sarebbero molto gentili, se persino un suo caro amico al quale si era rivolto per avere ospitalità gli ha chiuso la porta in faccia gridandogli “Menteur!”

Reazioni così diverse da quelle che in Italia riserviamo ai menteur di ogni genere e grado, anzi più le sparano grosse, più sembrano graditi. Ma a parte questo, Cahuzac ha detto qualcosa che riguarda da vicino la nostra situazione. Il  Canard enchaîné, celebre foglio di satira e denuncia riporta uno sfogo dell’ex ministro che in Francia era stato l’incorruttibile sostenitore dell’austerità e dei sacrifici: «Mi rimproverano di aver mentito sulla mia situazione personale. Ma che vuol dire?  Ci sono delle menzogne indegne e altre no? Quando si mente su ordine e per ragioni politiche, questo è degno? A questo proposito, ho mentito all’Assemblée sulla possibilità di realizzare il 3% di deficit nel 2013».

Da quel che si capisce l’uomo francese del bilancio sarebbe stato indotto da qualcuno a dire in Parlamento che si sarebbe potuto realizzare un risultato economico che invece era impossibile, tanto che la Francia si è ritrovata con uno sforamento dei parametri di quasi due punti, nonostante tutti i sacrifici chiesti. E purtroppo non si può impedire al pensiero di andare immediatamente al Def presentato qualche giorno fa dal governo tecnico, dimissionario, ma operante a tutti i livelli. Perché alle lodi che Monti e il suo esecutivo si sono generosamente concessi, alle rassicurazioni che hanno dato, non corrisponde affatto la realtà: anzi alle terribili cifre che segnano la disfatta dei tecnici e delle ricette europee si aggiungono quelle non esplicitamente riferite, ma che si desumono dai conti. Gravati dal fiscal compact, dal Mes, trascinati in fondo dal crollo del Pil, da un debito mai così alto e da foschissime previsioni anche per quest’anno, sarà quanto prima necessario reperire 8 miliardi per stare nei parametri. Per gli anni successivi, anche con le nuove e più gravose tassazioni già previste, si parla di una manovra di 20 miliardi tra 2015 e 2017, nel caso si decida di mantenere in essere l’Imu e da 60 miliardi se per caso la si dovesse rivedere, ancora di più se fosse abolita.

L’impatto  su un Paese già provato e che in 5 anni ha messo insieme un meno 25% di produzione industriale e un più  21% , di disoccupazione, tutto questo significa di fatto l’anticamera del fallimento. Solo ricontrattando a fondo con Bruxelles gli obblighi ai quali ci siamo incatenati, potremmo avere la speranza di impoverirci con maggior gradualità in attesa di un cambiamento totale della linea dell’austerità. Ma questo nessuno lo vuol dire con chiarezza: ci troviamo di fronte a quel 3% per cento fasullo di cui parla Cahuzac. Per noi è stata la luce in fondo al tunnel o la negazione di nuove manovre o la candela votiva dell’immancabile ripresa nella seconda metà dell’anno che puntualmente è già stata smentita per la sesta volta consecutiva dall’inizio della crisi. Con l’intero sistema politico mediatico, impegnato a farcelo credere.

Purtroppo di Cahuzac ne abbiamo da riempire centinaia di pullman, tanti che alla fine i menteur sembrano quelli che non stanno al gioco.

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