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Portogallo: un po’ d’aglio contro i vampiri della troika

Gigantesca manifestazione a Lisbona
Gigantesca manifestazione a Lisbona

Mentre da noi i giornaloni e le tv  si occupano spasmodicamente delle convulsioni politiche di un’epoca, resuscitando persino lo spettro di Bossi che appare nel fantasma di Pontida, non ci fanno invece sapere – per evitare contagi –  che la Corte Costituzionale portoghese  ha dichiarato inammissibili quattro corposi articoli della legge finanziaria 2013, voluti e caldeggiati dalla Troika. Si tratta in sostanza di quei punti che prevedevano il taglio drastico se non la completa cancellazione di tredicesime e quattordicesime per lavoratori, ricercatori e pensionati oltre che la riduzione delle indennità di malattia e disoccupazione già aggredite in precedenza. Dal momento che che da oltre due decenni sui due stipendi aggiuntivi si sono scaricati tutti gli aumenti e adeguamenti di retribuzione, il taglio avrebbe rappresentato una vera sferzata di impoverimento: non a caso il 2 marzo scorso gigantesche manifestazioni di protesta hanno attraversato il Paese, un milione e mezzo di persone in piazza, che da noi sarebbero state 10 milioni facendo il rapporto di popolazione.

La cancellazione di questi provvedimenti comporta un impatto finanziario di oltre 1 miliardo e trecento milioni che si era pensato di prendere ai ceti popolari: dunque uno stop destinato a far sballare i conti della Troika e del governo di sua fiducia che infatti ormai sta traballando. Ma soprattutto un recupero di sovranità reale dopo tante cessioni e cedimenti resi possibili da governi “amici”, da pressioni, ricatti e illusioni vuote.

E tuttavia il meccanismo del massacro non si ferma: di fronte a questa impasse Bce, Bruxelles e Fmi hanno immediatamente trasferito in Lusitania le idee pronte in dispensa per la  la Grecia, ovvero la cancellazione del salario minimo in maniera da recuperare egualmente la cifra che ora viene a mancare. La cosa è interessante e ci fa capire anche parecchie delle mosse che vengono portate avanti in Italia:  fino ad ora, la troika aveva solo preteso riduzioni del salario minimo. La richiesta di una sua abolizione ha preso corpo invece dopo che un certo numero di multinazionali  (tra cui  Barilla e Nestlé) avevano chiesto al governo Greco di eliminare i minimi per poter assumere giovani a stipendi nordcoreani: 250 euro al mese con possibilità di licenziamento immediato, oltre a sconti sulle tasse e sull’energia. Il ministro dello sviluppo economico Chatzidakis ha preso tempo avvertendo che forse  non era possibile eliminare del tutto i minimi, già ridotti recentemente.

Però, guarda caso, questa richiesta di aziende private è quasi subito divenuta una richiesta ufficiale della troika, anche se rivolta al Portogallo probabilmente per non farla troppo sporca: del resto si sapeva che la Corte costituzionale di Lisbona avrebbe bocciato tutta o parte della finanziaria di quest’anno e si è proceduto con una vendetta preventiva. Diventa così evidente la complicità tra poteri economici reali e pseudo organismi superpartes come fingono di essere quelli europei o il Fmi, diretto del resto da una ex “facilitatrice” di traffico d’armi.

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