134010779-72d26201-f8b9-417f-abb6-e99dc724858a” I politici hanno perso la bussola” titola Die Welt e segue l’editoriale di un economista che parla di un tragico errore. Il salasso imposto ai ciprioti con il prelievo forzoso sui conti correnti deciso a Bruxelles per salvare le banche dell’isola, supera il confine tra lo spaccio di ricette economiche e la rapina, smaschera l’Europa e fa serpeggiare incertezza e paura in tutto il continente. Ora si cerca disperatamente di correggere in qualche modo  il provvedimento voluto dalla Germania, ma ahimè votato anche dall’Italia dell’ancora premier Monti. E si cerca anche di distribuire le responsabilità: la Merkel, raggiunta telefonicamente dal premier cipriota che del resto essa stessa aveva appoggiato, ha detto che bisogna rivolgersi alla Troika e non direttamente a lei. Sembra una scena in un ufficio comunale italiano.

Ma ha ragione la Welt, la politica europea ha perso la bussola, non si è nemmeno accorta che ricorrere a un prelievo forzoso, per un aiuto da dieci miliardi, è un’assurdità da ogni punto di vista e svela definitivamente, anche a quelli che hanno gli occhi foderati di prosciutto, ma di quello spesso, jamon serrano tagliato al coltello, che la famosa politica europea non è altro che un’emanazione della volontà del sistema finanziario con l’appoggio dei Paesi forti. Che i popoli non contano nulla.

E’ facile fare l’elenco delle ottusità europee. Facile, ma faticoso tanto è lungo. C’è un dato di fondo prima di tutto: i cittadini sono costretti a ripagare di tasca loro le malefatte e gli errori delle banche per evitare che altre banche complici ne vengano danneggiate, ma questa volta in modo diretto e senza la mediazione del governo. E questo naturalmente scopre un nervo che finora non era stato toccato in maniera tanto chiara: i correntisti, ma in generale le popolazioni sono sudditi. Le rassicurazioni che campeggiano oggi sui giornali tedeschi, italiani, francesi che questo non avverrà a casa loro, lasciano il tempo che trovano.

Poi un simile provvedimento mentre toglie le castagne dal fuoco agli istituti di credito ciprioti e per conseguenza a quelli con cui sono state compiute le operazioni in perdita, non serve affatto a salvare l’economia dell’isola, ma a mandarla in depressione, visto che ormai  il passaggio di denaro russo e britannico  troverà altre strade, piuttosto che quella impervia di un Paese di fatto governato altrove. Si creerà dunque un altro circolo vizioso nel quale il “salvataggio”non farà altro che approfondire la crisi.

Ma c’è anche un altro elemento di fondo che va attentamente valutato: nel momento in cui, sia pure ingiustamente, si toccano i conti correnti dei singoli, si ammette implicitamente che la ricchezza e la solvibilità di un Paese è qualcosa che ha a che fare con la sua ricchezza complessiva, non solo con il bilancio statale. Se però è questo il punto di vista, alcuni Piigs, in primis l’Italia, si trovano in una situazione migliore degli stessi primi della classe: dunque tutto l’allarme debito, lo spread, le ricette della troika e i suoi ricatti, non sono altro che un clamoroso errore di prospettiva, oppure un gioco politico dei poteri finanziari cui questa Europa si è prestata, divenendo il cavallo di Troia per imporre politiche reazionarie.

Se ormai i nuovi ingressi nell’euro sono stati rinviati a data da destinarsi, come avvenuto proprio nei giorni scorsi per  la Polonia, a questo punto ci si deve interrogare sul senso e sulla direzione che sta prendendo la stessa Unione, le cui deboli istituzioni non si sono mostrate capaci di formulare politiche comuni, ma solo di coprire con un velo di ambigua legittimità disegni e egoismi che nulla hanno a che fare con le speranze, le ambizioni e i fini per cui la stessa Ue era nata. Sì l’Europa tramonta a Cipro.