l43-disoccupazione-120402123711_bigAnna Lombroso per il Simplicissimus

In attesa di Annamaria Franzoni per la giornata della Mamma e dalla signora Misseri a proposito di una attesa giornata della Zia, uno scriteriato Massimo Gaggi sul Corriere candida La Fornero, in gita propagandistica negli Usa, a un qualche ruolo istituzionale, non meglio identificato, ma influente e ambito. E lei, che si toglie un po’ di sassolini dalle scarpine col tacco a rocchetto bon ton, per non essere stata consultata in occasione della salita in politica del suo Mario, guarda con materno interesse ai giovani movimentisti in Parlamento e rivendica il primato dei necessari tecnicismi per culminare in una rocambolesca anticipazione dell’8 marzo, da donna a donna, rivolgendosi alle giovani donne elette con un incoraggiamento da coach della pallavolo. «Dopodomani, per la festa dell’8 marzo – dice – mi è stato chiesto di parlare delle donne al Quirinale. Il mio messaggio sarà semplice: forza ragazze, fatevi sentire in questo momento difficilissimo. L’Italia ha bisogno di voi. E lo dirò pensando anche alle donne, e sono tante, elette nelle liste del Movimento 5 Stelle».

Forza ragazze! è proprio un istinto di questi improvvisati della politica peggio dei vecchi marpioni, rifarsi a stereotipi cinematografici. E La Fornero è incantata da quelle figure di donne dall’intelligenza virile – invidiosa più dell’intelligenza che del pene – dirigenti di girl scout, insegnanti “monne lise” che lasciano il segno nelle generazioni a seguire per la loro brusca ma efficace pedagogia, allenatrici di squadre sportive di ragazzone, da strigliare e motivare col bastone e la carota.
Forza ragazze! Esclama la ministra che all’ordinaria amministrazione preferisce esercitarsi per una qualche campagna elettorale. E lo spericolato Gaggi tace e approva. Gaggi non si è accorto che si tratta della mamma matrigna delle cosiddette riforme che hanno penalizzato i giovani e le donne come mai nessuna negli ultimi 150 anni, che anziché sfoltire hanno incrementato lavori atipici, rafforzando precarietà e arbitrarietà. Gaggi non obietta che la festosa e gioconda ministra è l’artefice dei più rapaci tagli al welfare, che hanno rovesciato sulle famiglie e sulle donne in particolare l’impegno sostitutivo di assistenza, cura, accadimento. Gaggi non ritiene importanti gli effetti sulle donne delle politiche industriali sostenute e favorite dal governo, dal proliferare della cassa integrazione ai licenziamenti, che spingono le mogli, le figlie, le compagne more uxorio, le sorelle a prendere quel che c’è, lavori dequalificati, al di sotto delle loro competenze e qualità, in aperta concorrenza con le immigrate, in modo da favorire l’ennesima guerra tra poveri. Gaggi non ha letto l’allarme, non di Landini, ma di Balkitalia che in due studi differenti sottolinea anche come sia aumentata la quota di coloro che hanno un reddito insufficiente a coprire i consumi. Dagli studi emergono «chiari segnali di difficoltà delle famiglie nel riuscire a risparmiare la quantità di risorse desiderata: la quota di quelle che ritengono di avere effettive possibilità di risparmio si è collocata su livelli storicamente bassi, intorno al 30% dalla metà dello scorso decennio (contro il 50% degli inizi degli anni ’90). E l’incremento più diffuso di coloro che nel 2010 hanno segnalato un reddito inferiore a quanto ritenuto necessario si è verificata tra i nuclei che vivono in affitto, in cui il capo-famiglia è operaio oppure disoccupato, pensionato, impiegato a tempo parziale”, come sotto il fascismo, guardato con pensoso compiacimento dalla capogruppo 5stelle, peggio che nel dopoguerra. E figuriamoci se Gaggi ricorda che le famiglie felici o infelici che siano, sono tutte differenti, se a tenerle unite non è solo il bisogno, ma l’amore. Fatte magari di due uomini o due donne, dei loro figli o della loro aspirazione ad averne e a veder riconosciuti i loro diritti.

È che davvero molti danni sono statti fatti e tanti ne verranno da una stampa assoggettata al potere e ipnotizzata da quello indiretto che può esercitare, addomesticata dall’ossessione della curiosità, del fenomeno e del sensazionalismo, in nome del quale assedia un albergo per sciorinare tipi e stranezze, incantata dall’ammissione alle stanze remore, agli arcana imperii, incaricata di trasmettere all’esterno solo quello che ai potenti fa gioco, vizi o virtù, arroganza o debolezza somministrati al bisogno. Non c’è da stupirsi, dunque e in attesa di un’intervista al desaparecido Monti per chiedergli coma sta il cane non ci resta che festeggiare l’8 marzo esigendo che La Fornero alzi i tacchi a rocchetto e scompaia dalla nostra vita da qui all’eternità.