Tempo fa, prima ancora delle dimissioni di Monti, mi capitò di far notare che anche un cambio della guardia alla guida della Germania – un governo socialdemocratico al posto di quello della destra – avrebbe cambiato ben poco dal punto di vista dell’atteggiamento tedesco (qui). La Germania si è troppo compromessa nel’utilizzo dell’euro come fattore di compressione di salari e stipendi per poter pensare a un riequilibrio europeo: i soldi dovranno essere spesi semmai sul piano interno per alleviare una dozzina d’anni di stop delle retribuzioni e la diffusione del lavoro precario e/o a basso costo, prima sconosciuto.
Ieri ne abbiamo visto la dimostrazione con le frasi sprezzanti del candidato socialdemocratico Peer Steinbrück e la reazione di Napolitano. Certo per essere rispettati bisogna farsi rispettare e purtroppo un intero ceto politico che ha ceduto, preso dal panico, a qualsiasi follia richiesta da Berlino e da Bruxelles, ha dato l’impressione di un Paese molle e rassegnato al sacrificio o comunque con una classe dirigente assai disponibile ai massacri pur di salvare se stessa. Sarebbe bastato dire no grazie alla straordinaria forza di cui dispone il debitore (ammesso e non concesso che fosse quello il problema), per mettere i governanti tedeschi e non quelli italiani di fronte al problema del malcontento interno. Ma il vuoto della politica ridotta ad affari e apparati, conquistata dal pensiero unico, incapace di coraggio e di immaginazione, ci ha ridotti in questo stato. E di certo non bastano le tardive e futili reazioni di Napolitano a consolarci: anzi paiono la rivendicazione della dignità formale dello stato servile. Non a caso il presidente della Repubblica italiana tre giorni dopo le elezioni, non è al Quirinale, ma in Germania.
Tuttavia le sguaiate reazioni della stampa e della politica tedesca alle elezioni italiana la dicono lunga sull’effetto che fa e segnano una svolta decisiva: la sopravvivenza dell’odiato e comunque inaffidabile Berlusconi, ma soprattutto il boom di Grillo, dicono all’Europa, come del resto ha fatto notare Krugman, che o si cambia strada rispetto all’austerità oppure arriverà una reazione che spazzerà via l’euro e la fatiscente costruzione europea. Tutto l’impianto sta saltando: la Grecia è già fallita, anche se si è fatto di tutto per non farlo sapere, per evitare perdite eccessive alle banche e persino per farci guadagnare gli speculatori ed è chiaro che finirà per uscire dall’unione, la Spagna sta esplodendo e in Italia è diventato difficile riproporre dei complici così accomodanti come Monti e il sistema politico che lo ha appoggiato.
Dunque o si rimette mano ai trattati cercando di costruire un’Europa diversa o si trovano meccanismi per consentire un riequilibro oppure finirà per saltare tutto: l’Italia è in prima linea solo per la casualità temporale delle sue elezioni, ma è chiaro che l’ingovernabilità contrapposta al governo del suicidio ci sarebbe in qualunque Paese della periferia europea e paradossalmente potrebbe accadere nella stessa Germania . A mio modestissimo parere dunque sbaglia chi fa tutti i giorni le pulci a Grillo come se fosse il segretario di un partito tradizionale o lo volesse sentir parlare in politichese senza quelle boutade che in qualche modo vogliono essere tali: bisogna invece sfruttare l’occasione, il Movimento 5 stelle e il suo singolare megafono, per spazzare via Berlusconi e quella inesistenza della politica che ha introdotto. Francamente mi impressiona assai meno il Bersani morto che parla e che fa stalking politico (divertente fra l’altro) del Bersani costretto dai potentati finanziari e dalla Merkel ad essere vivo per fare quello che loro vogliono, il Bersani così appiattito su Monti da ridare vita a Silvio.
Certo Grillo è un comico, non uno stronzo dirigente d’azienda come Steinbrück, ma non si era sempre detto che una risata li seppellirà? Invece l’establishment che parla per bocca dei giornaloni, delle loro banche e dei loro vegliardi ex cassieri di banca, vogliono il governissimo Berlusconi- Bersani-Monti-D’Alema- Santanché- Renzi come del resto lo vuole Napolitano, rafforzato dal bagno berlinese. L’inciucio dei moribondi che vogliono trascinate il Paese nella fossa dietro la bandiera dello spread e del fiscal compact. Così oltre a una raccolta di firme per convincere Grillo a non chiudere la porta in faccia a Bersani, bisognerebbe lanciarne una per sostenere Bersani a resistere sulla sua linea.
Sono patetici gli house organ del pd (partito disperati) quando trovano una mediocre attricetta che ha toppato in qualche casting da film di quart’ordine di Ettore Scola, ci appiccicano sopra il titolo “elettrice del M5S” e gli fanno fare il giro comparsata di tutti i soliti sepolcri con servizio giornalistico sul pd3 annesso a far la particina: “Beppe, ti prego sii responsabile e trova un accordo con Bersani, in nome dell’Italia”, segue palpito sdilinquente che fa tanto fiction di RaiUno…
Per l’amore dell’Italia, questi irresponsabili si sono messi nelle mani di Mario Mo(r)ti coi risultati che sono sotto gli occhi di tutti. Per il loro torbido tornaconto hanno dato in pasto alle belve di Bruxelles e di Francoforte la carne esanime degli italiani a reddito fisso, pensionati, precari vecchi e giovani.
Resisti Grillo: lasciali cuocere nella loro brodaglia, e chi di porcellum ferisce, di porcellum perisca!
Buon punto, ma per fare (davvero, non solo a chiacchiere) un accordo di programma con il M5S ci vorrebbe uno statista, cosa che Bersani non è e soprattutto nessuno della dirigenza PD vuole.
Non si può insultare Grillo e i suoi sostenitori fino a ieri e pretendere oggi che si dimentichino tutto e appoggino un partito lesso zeppo di gente che non cerca altro che l’inciucio.
Non si può chiedere i voti alle stesse persone che vengono quotidianamente diffamate dal giornale del partito (Gramsci si starà rivoltando nella tomba) con titoli degni di Feltri e vignette esecrabili di uno Staino che somiglia sempre di più al peggior Sallusti.
E soprattutto, non si può dare il beneficio d’inventario al PD, che è lo stesso partito che ha distrutto l'”alleato” Rifondazione, che ha portato in Parlamento figuri come la Binetti e Calearo, con dirigenti che siglavano patti della crostata con Berlusconi, accoltellavano alle spalle i lavoratori schierandosi con il peggior robber baron del secolo Marchionne, e passavano (Latorre) pizzini agli avversari (Bocchino) per mettere in difficoltà gli alleati (Di Pietro).
Accordo tra M5S e PD? Ma mi aspetterei come minimo una trappola e un martellamento mediatico sul Cinque Stelle maneggione.
Al contrario, spero che Grillo non accetti alcun compromesso con il PD. Perchè le profferte del PD, ben lungi dall’essere un gesto responsabile e lungimirante di uno statista, sono come le coperte che i pellegrini americani generosamente e cristianamente offrivano agli indiani. Intrise di vaiolo.
L’ha ribloggato su barbatustirolese.
mi piace un bell?articolo che centra la parola degli italiani dando orgoglio agli stessi e farsi sentire dagli altri paesi qualunque essi siano