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Signora Moretti, la mia sinistra è differente

debora-serracchiani-al-posto-di-alessandra-mo-L-M7dyaEAnna Lombroso per il Simplicissimus

A volte ci si imbatte in qualche fenomeno che sorprendentemente ci rivela qualcosa che non volevamo riconoscere o ammettere. Qualcosa che si è configurato lentamente, ma che ci appare d’improvviso, simbolicamente, e ci colpisce come una folgore. Questo ruolo epifanico ieri sera, per me, è stato interpretato dalla graziosa Moretti, cui va riconosciuta la qualità di possedere la “bellezza dell’asino”, giovane, carina e spericolata, almeno quanto quelli che la mandano e testimoniare della capacità di rinnovarsi del Pd. E che mi ha fatto tornare in mente quella figura retorica che abbiamo tanto esibito come un’ostensione e rivendicato come un mantra: la diversità della sinistra, o superiorità, nei confronti della destra, in particolare quella conservatrice, liberale e liberista. Che per tutto il secolo breve – ma si potrebbe risalire ideologicamente al socialismo e alla democrazia post-Rivoluzione Francese, – si è caratterizzata per il tentativo (introduzione del welfare, delle tutele sul lavoro, della programmazione economica, eccetera), di sottrarre, attraverso la “decisione politica”, il lavoro e la “domanda” alla mercificazione e allo sfruttamento prodotti da un mercato sempre più aggressivo e dominato da un ristretto numero di imprese. Ma anche per l’attribuzione a sé di valori legati alla trasparenza, all’onestà, all’integrità, intangibili dalle perversioni indotte dal potere, dai suoi luoghi e dalle sue lusinghe.

Certo che lo sapevamo che quella “specialità”, quella peculiarità era finita, evaporata, rimossa e cancellata come un fastidioso ostacolo a una pragmatica modernità, al mantenimento di rendite di posizione, alla conservazione di una diversità e superiorità fatta di privilegi.

Ma ieri sera la gioconda portavoce del segretario del Pd ha rappresentato quella frattura. con un passato, una storia, una tradizione, con la brutale crudezza che deriva dalla distanza, dalla separatezza voluta e nutrita  da chi non sta con le masse, non sta dietro, non sta accanto, ma sopra loro, in lontananze sprezzanti. Ecco, ha detto la Moretti, forse abbiamo sbagliato durante la campagna elettorale a parlare di lavoro e fisco, anziché rivolgerci alla pancia della gente. E mentre pronunciava la parola pancia – anche la parola “gente”, in verità  – arricciava il bel nasino come se avesse detto una sconcezza o evocato qualcosa di grossolano per non dire sporco.

Che rispondere alla neo eletta che quella gente dovrebbe rappresentare? Che le pance  saranno sempre più vuote e sempre più affamate? Che il suo parlare di lavoro in campagna elettorale si è limitato a difendere perigliosamente la cosiddetta riforma Fornero? O l’abolizione dell’articolo 18? O a ripetere che il reddito di cittadinanza non è una priorità? E a proposito di fisco, non sa forse che lo riguarda anche la lotta all’evasione o al riciclaggio? Che lo concerne un sistema di tassazione equo, che non colpisca solo i ceti deboli? E che, ne sarà sorpresa, sono proprio quelli i temi che le pance dei cittadini vogliono sentire.

Pare che con la sua diversità sia scomparsa anche la sinistra, sospinta in un sempre più esiguo e spaesato spazio extraparlamentare e scoraggiata con la retorica del voto inutile. Erosa  nelle sue anime, quella comunista, quella radicale, quella socialista, quella libertaria, rimossa dallo spazio politico grazie a quella riga temporale, tirata per relegare nel limbo di un passato da trapassare tutto quello che non aspirava alla falsa innocenza del “nuovo”, dichiarando fuori corso l’intero sistema delle migliori culture politiche novecentesche e legittimando recuperi osceni traghettati nel ventre capace del moderatismo.

Eccome se l’ha cancellata quella diversità, un partito compiaciuto di un amalgama ibrido e occasionale. Riuscendoci bene in un paese che ha scelto di riconciliarsi con la sua parte peggiore, capace di far tacere i confronti ideali, riclassificati come obsoleti conflitti ideologici, combinando artificialmente quanto per sua natura è contrapposto: capitale e lavoro, laicismo e confessionalismo, sviluppismo e ecologismo, etica e affari, pubblico e privato. Destra e sinistra, non più differenti.

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