20130211_berlusconi_vieneAnna Lombroso per il Simplicissimus

Non ho mai visto per intero un film porno, ne avrò incrociato forse qualche inquadratura in emittenti di provincia, rigorosamente in fascia protetta. L’impressione che ne ho tratto è dello spettacolo il più delle volte squallido, quando non ridicolo, di una ginnastica forzata come succede quando si interpretano sentimenti e sensi non conosciuti e probabilmente mai provati, occhi tristi e sorrisi spenti.
Un paio di giorni fa è andato in onda invece uno spettacolino sconcio, ma in fascia non protetta. Un gangster anziano, disturbato, volgare come spesso succede ai troppo ricchi, ha molestato in pubblico un signora, con domande stringenti e intime, con doppi sensi sguaiati, mentre la platea dell’avanspettacolo sghignazzava dandosi gomitate e spronandola a “starci”, suggerendole battute altrettanto rozze e scurrili.

La sensazione non era nemmeno quella dei film porno, era quella di vedersi propinare senza volerlo qui filmati dei “tele amatori”, quelle cassette hard o solo scollacciate, che una volta i mariti annoiati e impotenti mandavano alle tv private, con lo spogliarello della loro “signora”, costretta per eccitarli a umilianti prestazioni artistiche,
Noi pensiamo che Berlusconi abbia appagato un bisogno di “mondo fantastico”, un pensiero magico, limitato a una riduzione delle tasse, al respingimento dei fastidiosi extracomunitari. O che abbia stimolato quei processi imitativi che esistono da che mondo è mondo: emularlo, avvicinarsi al “titano” per entrare nel suo cono di luce e magari anche godere di qualche frutto velenoso ma succulento della sua potenza, perché “se è diventato ricco lui potrei diventarlo anche io”. Ma c’è un aspetto più infame, quella fiamma accesa dalla frustrazione, in uomini irrisolti, sessuofobi e omofobi, che si eccitano delle performance di individui di successo, sciupafemmine o conquistatori seriali e anche se le prede cascano solo nelle trappole dei quattrini non importa, conta il consumo coattivo e esibizionista, le tacche delle scopate sul calcio del fucile.

Sono più di quanti pensiamo quelli che vedono nelle ripugnanti dimostrazioni di Berlusconi, il segno del comando, sulle donne, sui subalterni, di chi si presta perché spera di trarre vantaggio dalla servitù. Pare ce ne fossero parecchi, deplorevoli, nel parterre della Green Power, ad applaudire. Deplorevoli, quanto quelli, e quelle, che hanno espresso riprovazione e supponente disgusto per quella operaia, imbarazzata eppure lusingata delle pesanti attenzioni del padrone, come succedeva una volta con le avance del caporale alle mondine, con le carezze furtive alle cameriere.

Deplorevoli perché le risatine maldestre di quell’operaia assomigliano agli applausi a Marchionne e Monti degli operai di Melfi. Sono il simbolo della resa di una classe avvilita, umiliata, espropriata, che è costretta a pensare che l’unico diritto cui ha diritto è la conservazione a tutti i costi del salario, che le garanzie ormai sono prerogative di pochi soggette a elargizioni arbitrarie. E se questo è successo, non mi stancherò mai di dirlo, è perché quell’operaia, gli operai cui è stato imposto un ingiurioso referendum, i precari accusati di deprecabile invidia sociale, i disoccupati condannati a restare tali, sono stati abbandonati nel desolato isolamento della solitudine, perché è riuscita l’opera indegna di dividere i lavoratori, di separare le generazioni, di mettere l’una contro l’altra le corporazioni come le vittime, di creare ostilità e inimicizia. Soli nel confuso avvilimento della perdita, di certezze, di status, di dignità, di garanzie conquistate, perfino di collera e sdegno., perché ormai si sono comprati tutto.

Berlusconi che molesta la dipendente dell’azienda dove è chiamato in vista pastorale è un tutt’uno con la lista civica del premier uscente che, per accreditarsi, ostenta come una reliquia il terremotato e l’operaio. È un tutt’uno con le ministre in carica e future, quote rosa a scopo dimostrativo, che dimostrano solo che l’appartenenza a un genere non basta per farsi carico, testimoniare e interpretare i bisogni degli sfruttati.
Mentre correvano sul web le immagini del filmato porno, l’ex ministra Carfagna, molto vezzeggiata anche da senonoraquandiste quando bisticciava col padrone, si lamentava dell’affronto di una battuta molto meno esuberante di quelle del suo leader. È necessario fare un servizio doveroso a tutte le donne cominciando a fare dei necessari distinguo. Non sono tutti uguali gli uomini, non sono tutte uguali le idee, non sono tutti uguali i principi, ma deve essere uguale per tutti il diritto alla dignità. Se qualcuno però è deciso a rinunciarvi per ottenere privilegi, beni, denaro, potere, allora per nessun motivo possiamo essere dalla sua parte, maschio o danno che sia, quando lamenta l’affronto che ha compiuto su se stesso. Le armi usate contro di loro fanno meno male, sono spuntate e la loro pelle malgrado il silicone e i cosmetici è più dura. Sarà invulnerabile se non cominciamo a armarci del giudizio e della ragione per stare dalla parte giusta.