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Il listofante

901_544103968941082_1162114584_nConfesso di aver preso il titolo dalla risposta a uno stato che ho fatto su Fb sul caso Cosentino, il primo  al mondo di trafugamento delle liste. Come definirlo uno così? E come definire chi lo ha fatto sottosegretario? Ma il problema in fondo non è questo: è invece come definire chi lo ha votato ed è disposto a rivoltarlo. Se Cosentino voleva a tutti i costi essere messo in lista al Senato e salvarsi ancora una volta dai suoi guai giudiziari, si vede che presumeva di ottenere una valanga di voti, che l’elezione fosse sicura, che i cittadini sarebbero stati disposti a dare il loro consenso a un avanzo. Di galera non si può dire visto che Cosentino non l’ha ancora conosciuta.

Questo è il Paese. E non dobbiamo nemmeno farci distrarre dal caso clamoroso e dai voti raccolti grazie alla camorra. O dal recupero di personaggi come Scilipoti. Lo stesso senso di impotenza e di consegna, di passività e di rassegnazione  ci fa assistere all’indecoroso sgomitare dei candidati,  ci fa accontentare del fatto che alcune liste si liberino di qualche impresentabile per riciclare una marea di amici, parenti e paggi fernandi oppure personaggi in lotta di collisione con le idee vere e presunte  della forza politica che li mette in lista, ci fa tollerare la sostanziale continuità dei gruppi dirigenti che è anche una continuità di metodi e talvolta di sconfitte. Che ci fa accreditare come nuovo un progetto politico formato dai più squallidi e decerebrati magna magna di tutte le repubbliche.

Questo è il Paese. Quello dove ogni menzogna ci può essere raccontata senza suscitare l’indignazione che ci si aspetterebbe. Dove un ex sindaco di Milano, gay in semisegreto si oppone ai matrimoni gay. E’ il Paese dove un intero ceto politico ha permesso lo scempio dell’Ilva, dove i soi disant di sinistra votano chi ha buttato nel cestino l’articolo 18 per impedire che vinca chi straccerebbe l’articolo 18. Un paese di tifosi e di clientes, magari a loro insaputa, nel quale si assiste anche alla protervia di “uomini nuovi” in caccia da anni di una candidatura nelle più diverse formazioni e il cui unico scopo è approdare in Parlamento grazie a una visibilità strappata con le unghie e con i denti quando va bene, dicendo peggio ciò che dicono meglio migliaia di altri per puro spirito di convinzione. Ma allora perché non dovrei strepitare anche io per non comparire nemmeno nella lista dell’Italia dei cocomeri? E tantissimi ovviamente potrebbero dire la stessa cosa.

Strepito sì. Perché il Parlamento che andremo a eleggere nonostante i giochi di prestigio di quest’ultimo mese, sarà ancora peggiore del precedente, nonostante la mancanza di qualche pezzo forte della bisca politica. Peggiore perché non basta chiedere che non si candidi chi è stato pizzicato con le mani nella marmellata: i gruppi dirigenti sono gli stessi, solo più sbrindellati di prima e hanno dalla loro il grande alibi della necessità, grazie al quale potranno dedicarsi alla svendita di ciò che rimane dei beni comuni e dello stato sociale. Strepito perché il furto di futuro è ormai in Costituzione. E non c’è nessuno disposta a trafugarla per portarla in salvo, facendo il Cosentino al contrario. Anzi se qualcuno osa accennare a un piano del genere ecco che sale il grido di dolore per il giustizialismo e perché a capo di un movimento politico c’è qualcuno che si sospetta non essere da parte della costituzione materiale degli apparati e degli affari ed è un bel problema. Un magistrato in politica, che scandalo, non se ne può più di questo degrado.

 

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