Monti burattinoMentre il premier twitta beato le sue frasette da acchiappacitrulli, su di lui si addensa la tempesta. Un articolo del Financial Time, scritto da uno dei suoi più noti editori ed editorialisti, Wofgang Münchau, lo dichiara inadatto a guidare l’Italia, con un atto di accusa senza appello “ll suo governo ha provato a introdurre riforme strutturali modeste, annacquate fino alla irrilevanza macroeconomica. Ha promesso riforme, finendo per aumentare le tasse. Ha iniziato come tecnico ed è emerso come un duro politico”. E sul calo dello spread, di cui il professore si vanta non si capisce in base a quale ragionamento, visto che esso è rimasto altissimo per i due terzi della durata del suo governo ed è diminuito proprio quando i “fondamentali” sono drammaticamente peggiorati Münchau lo sbugiarda: “Molti italiani sanno che è legato a un altro Mario, a Draghi, presidente della Bce”.

Per la verità nell’ultimo mese si è avuta come la sensazione che ci fosse una battaglia sotterranea in Europa tra i fedelissimi della dottrina dell’austerità di marca tedesca e quelli che anche sulla scia della “conversione” del Fmi, temono che insistere possa portare allo sfascio sia dell’Europa che delll’Euro. Due settimane fa, dopo le uscite di Junker, avevo portato come pura ipotesi quella di uno scontro tra due tesi dentro la finanza (qui) che stavano investendo Monti, ma adesso pare di capire che la cosa sia assai più di un’idea. Nell’articolo del FT infatti si dice esplicitamente che il guaio di Monti è di aver aderito senza fare resistenza alla visione della Merkel “colpevole della mancata creazione di una banca europea forte”. Insomma ha “ceduto agli interessi tedeschi” in maniera acritica. E infine in maniera sorprendente Münchau, propone un paragone fatto più volte su questo blog, quello tra Monti e l’ultimo cancelliere della Repubblica di Weimar, Brüning, che con la sua politica di sacrifici provocò l’ascesa del nazismo. Paragone del resto irresistibile non solo per le misure , ma anche per l’affinità culturali e di ceto tra le due figure. “Anche lui spiegava come non vi fosse alternativa alla austerità”.

Così il Financial Time sembra allarmato sia dall’appecoronimento montiano dietro la Merkel, sia dalla riesumazione di Berlusconi perché rischiano di portare l’Italia in un vicolo cieco: “Come gli altri paesi della periferia meridionale della zona euro, l’Italia è di fronte a tre opzioni: la prima è quella di rimanere nell’euro ma affrontarne da sola il peso, in termini di costi, inflazione e bilancio. La seconda, invece, è quella di restare nella stessa euro-zona, ma subordinata alla stretta del rapporto tra Paesi creditori e Paesi debitori (qui si allude alla possibilità di un euro a due velocità n.d.r), la terza e quella di uscire dalla moneta unica. Ma i governi italiani hanno cercato una quarta opzione, quella di provare a risanare a livello superficiale i conti pubblici e attendere”.

Insomma al professore si rimprovera l’incapacità di essere autonomo rispetto alla Merkel e al mondo finanziario di stretta osservanza Bundesbank e di voler tenere il timone in un perpetuo attendismo mentre i numeri sono drammatici: la sua discesa in politica condiziona da una parte il centrosinistra che si è quasi incollato a lui e nello stesso tempo fa decollare Berlusconi e il suo abborracciato messaggio anti austerità. Insomma se Monti si è dimostrato inadeguato nella sua azione, ancor più lo è stato nella sua “salita” in politica, forse sostenuta da forti pressioni tedesche. Questo infatti ha reso assai più fragile il quadro politico e ancor più arduo tentare un recupero della situazione.

Che rimane da dire? Wow!