mario-montiSappiamo come è messa la scuola pubblica in Italia e come sono messe le Università. Sappiamo anche che non è un caso: la incredibile e ottusa sottrazione di risorse al più importante presidio per il futuro del Paese non ha nulla che vedere con presunte necessità di bilancio, peraltro saccheggiato da assurde e opache spese militari, ma con una rozza visione da pensiero unico, cioè da non pensiero, che vorrebbe privatizzare di fatto l’istruzione.

E come si può facilmente immaginare questi attacchi muovono soprattutto dai liberisti arroccati attorno alla Bocconi, l’università privata dove si forma la classe dirigente economica, ammaestrata non tanto al rigore e al sapere, quanto all’ideologia. Gli Alesina, i Giavazzi, i Monti e l’allegra compagnia di lanzichenecchi cui non manca mai la paga dell’intellettuale di ventura, non esitano a sostenere le loro tesi con bugie a ripetizione, forse nel tentativo di convincere se stessi delle cose che dicono. Affermano che abbiamo troppe università statali e subito i governi che pendono dalle loro bocche e in qualche caso dai loro sederi assisi sulle massime poltrone, cercano di sfoltire negando agli atenei minori le risorse vitali e centellinandole agli altri. Non c’è alcun dubbio che se dovessimo basarci sull’intelligenza media espressa da questo gruppo di liberi spensatori 61 università statali sarebbero decisamente troppe. Ma disgraziatamente non è così:  comprendendo anche le private abbiamo 1,6 atenei per milione di abitanti, contro gli ‘ 1,7 della Spagna, i 2,3 della Gran Bretagna, i 3,4 dell’Olanda, i 3,9 della Germania, gli 8,4 della Francia e 14,5 degli Usa.

Ma forse ci sono troppi corsi di laurea come sosteneva la Nostra Signora Stupida del Tunnel, al secolo Gelmini che tuttavia ha trovato neutrini molto compiacenti sulla sua strada? Bè proprio no, abbiamo 101,4 corsi per milione di abitanti contro i 108 della spagna, i 147  della Francia , i 107 dell’Olanda, i 154 della Germania, i 610 della Gran Bretagna. allora vuol dire che comunque spendiamo troppo? Su 37 Paesi Ocse siamo al 32° posto, nei banchi degli asini e mentre dopo la crisi 24 Paesi su 31 hanno aumentato le spese per l’università, l’Italia è quella che ha tagliato di più dopo l’Estonia.

Non ci siamo. Sarà allora come ha mentito Giavazzi sul Corsera: abbiamo troppi professori. Ahimè così non è: su 27 Paesi Ocse solo in Indonesia, Cechia, Belgio e Slovenia il rapporto tra docenti e studenti è peggiore che da noi, mentre siamo al 18° posto su 20 per numero di ricercatori. A me viene prepotente il ricordo del professore di latino e greco del liceo che dopo un interrogazione andata male esclamava: “stugia, imbezel”. Oggi finirebbe davanti al Tar, ma in compenso abbiamo gente che scrive cazzate sui maggiori giornali. Ma sono stato troppo precipitoso, perché sempre il Giavazzi ci dice che non possiamo permetterci una università quasi gratuita (certo per redditi alti le tasse sono robetta) ma scopriamo che l’Italia è al   posto su 19 Paesi e al su 15 nazioni europee per livello di tasse universitarie.

E’ per questo che un gruppo di 14 senatori alla Giavazzi, tra cui l’immancabile Ichin meschino, Rutelli e compagnia cantante ha proposto in un’interrogazione dell’estate scorsa, di introdurre i prestiti d’onore come in Gran Bretagna. Non si sono accorti che tutta la stampa anglosassone annunciava il crack di questo sistema, sia nel Regno Unito che negli Usa spazzato via dalla crisi e dalla mancanza di lavoro, invocando una copertura da parte dello stato.

Ma di certo questa gente non si fa frastornare dai dati, prosegue sulla sua strada come un gruppo di soldatini compatti. E di certo non perde la fede nei suoi idoli e sulla infinita bontà dell’università privata, al massimo si tratterà di dire qualche altra bugia a fin di bene. Così cuor di leone Giavazzi e il suo collega di merende liberiste Alesina, sempre sul Corsera hanno recentemente espresso il loro stupore perché c’è ancora troppo stato nel campo dell’istruzione e come esempio hannpo preso proprio il loro Ateneo, ossia la Bocconi e hanno fatto sapere ai lettori che la loro università “non riceve sussidi pubblici, si finanzia con rette scolastiche che sono modulate in funzione del reddito, ed è uno dei pochi atenei italiani che non fa brutta figura nelle classifiche internazionali.”

Eh eh, birbaccioni, vi siete dimenticati che la Bocconi ha preso quest’anno quasi 15 milioni di contributo pubblico statale (salito di un milione rispetto al 2012 grazie a Monti) e altri 30 dalle amministrazioni pubbliche? Diviso per i 13 500 eroici studenti che devono sopportare queste dimenticanze, fa 2400 euro a testa, vale a dire mille euro in più  rispetto alle tasse medie degli atenei italiani che è di 1400 euro. Tutti soldi pagati dai cittadini italiani per supportare un ateneo privato e stipendi a docenti di questo calibro. E quanto alle classifiche internazionali, per il valore che hanno, la Bocconi in sette di esse compare dal 400° al 700° posto surclassata da alcun i atenei statali. Oh certo solo sul  management arriva al 46° posto su 50. Magnifico.

Ma, ecco, in compenso almeno siamo certi di una cosa in cui questo glorioso ateneo non è secondo a nessuno: non paga l’Imu essendone stata sgravata dal compare professore di governo. Questo sì che fa impressione: quanto al corso di bugie il primo posto non glielo toglie nessuno.