4f6b56b17a038406295Si fa un po’ di difficoltà a trovare traccia sulla stampa francese du sommet fra Hollande e Monti. Un po’ perché i cinque accordi effettivamente siglati sono marginali, un po’ perché, con tutta evidenza, la delegazione francese ha accolto con grande imbarazzo la proterva insistenza italiana sulla Torino – Lione, insistenza che alla fine si è concretata in qualcosa che il governo tecnico può  sventolare, ma che è un accordo come io sono la regina di Saba.

Quello che tutta la stampa italiana ha presentato come una sorta di trattato di sangue è in realtà una semplice dichiarazione d’intenti nella quale si appesantisce in proporzione l’impegno finanziario italiano rispetto a quello francese, ma soprattutto si rinvia tutto alla disponibilità della Ue a partecipare al 40% delle spese. Qualcosa che nelle attuali liti sul bilancio è molto difficile che si possa ottenere. Insomma poco più di un contentino pro forma come dimostra la contemporanea decisione di raddoppiare il tunnel stradale del Frejus e di apportare adeguamenti alla linea ferroviaria attuale.

Ci troviamo ancora una volta di fronte a una narrazione mediatica filo governativa che deforma e aggiusta la realtà a favore degli interessi delle lobby e dei gruppi di pressione che si addensano attorno ai tecnici e agli apparati politici di riferimento.

Del resto nessun reale accordo definitivo poteva essere siglato dal momento che il progetto dovrebbe essere prima vagliato dalla corte dei conti transalpina che peraltro ha già espresso un parere fortemente negativo e poi dal parlamento francese dove c’è una netta maggioranza contraria.  Inoltre non è un mistero che nel governo francese la tav susciti tre tipi di reazioni, noncuranza, resistenze “budgetaires” o aperta opposizione come quella di Cécile Duflot, ministro dei rapporti territoriali e della casa, potremmo tradurre, direttamente interessata all’opera per le sue conseguenze locali. Di fatto è stato Laurent Fabius, ministro degli esteri, che ha convinto Hollande a non dire no definitivamente, sperando in un appoggio italiano in sede europea per tutt’altre questioni.

Ma d’altronde è abbastanza ovvio l’imbarazzo francese: se Parigi dovrebbe mettere  2,2 miliardi  (2,9 per l’Italia più  3,4 in conto alla Ue se mai accetterà di farlo) questo vale in termini puramente teorici solo per il tunnel “nudo”: in realtà il calcolo francese di ciò che costerà l’intero cantiere di sua pertinenza arriva ai 25 miliardi. Una cifra fuori dal mondo che peraltro ha il crisma dell’ufficialità.  Invece gli italiani non hanno il bene di sapere quali saranno i costi reali: una volta in sede europea si dice 35 miliardi, un’altra 17, recentemente, visto che fare apertamente cifre di questo genere sarebbe politicamente un boomerang, ci si inventa idee low cost  senza un straccio di progetto e di logica. L’unica cosa che si è capita benissimo è invece che il tunnel s’ha fare, anche se del tutto inutile senza le opere accessorie e quindi senza profluvi di miliardi. Così fanno sapere i “bravi” di governo. Sperando che gli italiani don abbondio si bevano tutto.