Tanto lodò che piovve. La disgraziata scelta del Pd di appiattirsi su Napolitano e Monti non ha pagato, anzi è stata una trappola: il gatto e la volpe dell’allevamento Merkel non hanno nessuna intenzione di rischiare che il centro sinistra arricchito da pericolosi bolscevichi come Vendola, sia l’unico a governare. Non basta nemmeno che la finanza stia foraggiando Renzi, il giovane nano, non basta che il partito sia totalmente paralizzato dai conservatori centristi che hanno così poca anima che non sono riuscita a fonderla con quella riformista. Nemmeno basta la sconsolata assenza di idee progressiste. Non si fidano. E dunque, dopo l’affondamento dell’Idv tramite televisione,  hanno affidato a Casini, il sicarietto ogni stagione, l’agguato che ha portato al 42,5% del voto il livello oltre il quale scatta il premio di maggioranza nel futuro montellum che il re della repubblica non si stanca di chiedere col vibrafono.

Il risultato è che il futuro governo dovrà essere comunque una grande coalizione Pd, Pdl o chi per lui e listone Udc-Montezemolo-Riccardi-Passera-Bonanni una sorta di zattera della medusa debole e ricattabile dalla sobria testa di legno che ci ritroviamo come alto commissario al disastro. Anzi Hoher Kommissar. Questo ancora una volta dimostra che l’acquiescenza eccessiva, automatica, acritica, porta sempre a disastri: è accaduto con l’invereconda resa all’Europa della Merkel, è accaduto con Marchionne e adesso per contrappasso accade anche con uno dei protagonisti della politica tappetino, cioè con il  Pd.

Con un effetto alla Feydeau, degna della miglior commedia degli equivoci recitata dentro un pantano professoral-politico: Bersani che aveva iniziato la sua opera di segretario con l’intenzione di cacciar via Berlusconi, adesso si trova a dover sperare proprio nell’aiuto del Cavaliere o meglio di gran parte della sua truppaglia che chiede a gran voce di tenersi il porcellum per evitare il voto di preferenza. Uno spettacolo che nemmeno la mastercard potrebbe offrire. E che sembra calzare come un guanto a chi ha esultato per lo stop della corte costituzionale al referendum per tornare al vecchio sistema elettorale. Quante ne dissero i tromboni di partito contro i rompiscatole dei cittadini che volevano metter becco nella politica.

E adesso questi strateghi appaiono credibili come Antonio Banderas nelle vesti di biscottaio. Del resto se uno crede nella ripresa di Monti non ha che da attaccarsi alla ruota del mulino bianco.