Anna Lombroso per il Simplicissimus
Ci informa il Corriere della Sera che alla sua redazione milanese è pervenuta una mail con gli “indirizzi” e le raccomandazioni del Movimento 5 stelle per un esercizio della professione giornalistica ispirato a criteri di correttezza, di proprietà di linguaggio e di totale conformità ai messaggi delle fonti, come si addice a un reporter ( che deve riportare, lo dice la parola stessa) e meglio ancora all’agenzia Stefani e ai cinenotiziari dell’istituto Luce.
È che succede a tutte le rivoluzioni – e Grillo rivendica per il suo movimento la qualità di epocale stravolgimento – di aspirare a mettere mano a tutti i settori della vita civile, il più delle volte per renderli più controllabili mediante acrobazie estetiche, censure vigorose, mutande alle sedie, divise, elmi e altri fantasiosi e improbabili travestimenti.
In attesa che il nuovo timoniere – ancora in accappatoio dopo la traversata ha già annunciato che i suoi eletti in parlamento non si chiameranno deputati bensì “cittadini” – metta mano al Sistema metrico decimale, per favorire le gare di chi ce l’ha più lungo e poi al calendario in modo che le elezioni si tengano negli ultimi giorni di Ventoso o ai primi di Germinale, conviene che le signore si accingano alacremente a sferruzzare, aspettando la caduta di qualche testa nella quale alberghino odiosi vecchiumi ideologici.
Intanto, prima dell’impiego purificatore della lama affilata, il suggerimento del movimento alla stampa è ad apporsi volontariamente un provvidenziale bavaglio. Provvedimento peraltro che attecchisce su un terreno fertile, per via di quel fenomeno contagioso, che prende il nome di auto-censura. E che conduce a preferire la trasmissione di messaggi graditi al regime, anche il più sobrio, all’informazione trasparente, a prestarsi come festosi ripetitori di quelle notizie che il potere vuol far sapere, in modo che restino celati gli oscuri segreti degli arcana imperii, a prediligere il soffio opportuno di fumi e caligini su ignominie, centellinando magari imprudenze scapestrate, vizietti veniali e ragazzate perdonabili, accreditando l’umana e domestica normalità del dietro le quinte.
Ma quando è troppo è troppo, perbacco: così il Corriere, molto ripreso dagli altri giornali, riporta con esecrazione il vademecum del movimento, talmente sciagurato, così imprudente e impudente da far sospettare un augurabile remake del molto rimpianto Male o una goliardica patacca.
“Con un preciso uso dei maiuscoletti e dei colori, gli «attivisti», scrive l’autorevole quotidiano di via Solferino, dettano le linee guida alla stampa, una sorta di vademecum del perfetto giornalista secondo loro. Ovvero come ci si deve linguisticamente comportare quando si trattano questioni inerenti il loro «movimento», perché è necessario che il vocabolario di riferimento usato dai media sia coerente e corretto”.
Per questo motivo, recita il vademecum «è indispensabile che tutti voi giornalisti, redattori, caporedattori e direttori poniate la massima attenzione ad evitare parole che non appartengono alla realtà del movimento. E quindi si dovrebbe dire «Movimento» non «Partito»; «Portavoce» non «Leader»; «Attivisti del Movimento a 5 Stelle» non «Grillini». Per brevità si potrà dire «Attivisti 5 Stelle» e perfino «Attivisti», ma quello che non verrà più tollerato è ‘uso e l’abuso di “grillini” , dizione scorretta e irriverente, definita dall’agile manualetto: “riduttiva e verticistica”.
Si vede che il movimento sia pur rivoluzionario è già percorso dal fisiologico arretramento verso un più quieto revisionismo e un più accettabile riguardo per le convenzioni, se dallo sfrontato vaffanculo si passa a riflessive acrobazie semantiche.
Guardando indietro prima del balbettio prepolitico e delle corna esposte nella foto di gruppo, prima delle esternazioni sprezzanti e della completa legittimazione del conflitto di interesse come elogio della differenza incolmabile tra loro e noi, una precedente dittatura era intervenuto, con sistemi molto persuasivi e leggi rese più convincenti da una risolutiva repressione, in quella gamma estesa di usi e comportamenti che vanno sotto il nome di civilizzazione: abitudini, consuetudini, abbigliamento, prendendo a pretesto un’accezione più vasta dell’igiene sociale, proibendola la stretta di mano come inclinazioni sessuali non conformiste. Per non parlare del lussureggiante travestitismo, molto mutuato recentemente e dell’uso comunicativo dei tableaux vivants, con condottieri, affetti da calvizie o incipienti pinguedini, che arano, trebbiano e, appunto, nuotano.
La “bonifica” del fascismo, quello di allora, curò particolarmente l’etichetta linguistica e semantica per introdurre il suo purismo, che si sa erano tempi di razze pure, tanto che vennero proibite le incursione e le prese in prestito dai dialetti e i “forestierismi”, introducendo acrobatiche sostituzioni: ragazzeria per garconnière o arlecchino al posto di cocktail, e virando in uno spericolato recupero della romanità, Littoria e Mussolinia. E mettendo al bando il lei, considerato “residuo del servilismo italiano verso gli invasori stranieri ed espressione di snobismo borghese” ed anche “aberrazione grammaticale e sintattica… spagnolismo… prodotto del cortigianismo … servilismo e goffaggine, auspicando un ritorno al “tu” espressione dell’universale romano e cristiano e al “voi” segno di rispetto e di riconoscimento di gerarchia”.
Forse i nostri nonni e i nostri padri erano più ironici dei giornalisti del Corriere e più lungimiranti degli attuali ministri, se circolò un geniale motteggio: “da oggi vietato parlare Galileo Galilei: si dovrà parlare di Galileo Galivoi”.
Ci consola solo che in ossequio alle disposizioni del movimento Palermo possa continuare a chiamarsi così e non venga ribattezzata Grillonia.
Efrem, Non è tipico, è palese
Cara Lumbroso TU sei una stronza!
A parte la “freschezza” e la genuinità nonché originalità dei commenti ultimi si sprechi è particolarmente lapalissiano il complesso da pulcino nero (non Pio) che li attanaglia tutti.
A LES UPPERCUT dico che se si scrive qualcosa e si permettono commenti è giocoforza accettare le critiche. Se queste arrivano non significa necessariamente che vengano per nuocere o per offendere. Ho condiviso via web e anche di persona molti dei pensieri di questo blog e gli stessi sono stati fonte di ispirazione per veicolare nuove idee tra le mie conoscenze. Questo non toglie che si possa non essere sempre d’accordo. Nessuno ha il santino sul comò di Grillo o di Travaglio, però si può restare lo stesso basiti di fronte all’ennesimo attacco furioso verso il movimento cinque stelle. La sinistra ha questo limite strutturale: nasce e cresce per essere antagonista a qualcosa e a qualcuno e anche quando potrebbe (stra)vincere si perde sistematicamente in beghe interne, distinguo, correnti opposte sempre che non trovi l’avversario da (com)battere. Lasciando perdere la I Repubblica, il Pds-Ds-PD ha cambiato tante volte sigla e simbolo, ma non ha mutato di una virgola la mentalità. Se perdeva era colpa delle Tv, del conflitto di interesse, della luna piena ecc. … se vinceva non faceva nulla di nulla delle promesse elettorali. Caduto B., anzi autoimploso perché loro non ci sono mai riusciti a batterlo, sono iniziate le liti tra Renzi, Bersani, Vendola e chi più ne ha più ne metta. Dovrebbero ringraziare Grillo, attaccandolo forse riescono a coalizzarsi e (mal)governare per un quinquennio il paese. L’unica vera pena è l’età di B. Con questa sinistra si sarebbe andati alle elezioni anticipate nel 2015-2016 e le avrebbe strarivinte.
A PIER dico che paragonare Grillo al fascismo è tipico. Lo hanno fatto con Craxi, B. e non si è andati molto lontano. Pure io ho parlato con gli appartenenti a partiti politici, di ogni schieramento ed ho concluso che cambiati colori e slogan si riduce sempre tutto a spartizioni di poltrone, soldi, potere. Grillo, i grillini, il movimento cinque stelle sarà diverso? Certo che no, l’ho detto più di un anno fa che fra due lustri, o meno, staremo qui a commentare gli scandali in cui saranno coinvolti gli esponenti. Resta comunque la necessità del nuovo e la sua illusione tre le masse.
A tutti gli altri dico che siete solo dei sciocchini…ovviamente dovete sorridere è una battuta! Su! Un po’ di autoironia non guasta mai 😀
Signora, ha perso tempo per scrivere queste scemenze e lo ha fatto perdere anche a chi l’ha letta.
Trasecolo!…. No, veramente! …. Sono allibito!….. Leggendo certi commenti resto basito! Dov’è finita l’autoironia? Dove è finito il diritto di critica? Mai possibile che se uno tenta una riflessione subito lo si accusa che si puo’ attaccare “gli altri” ma non la propria parte? …. E poi, scusate, quell’invettiva: si trovi un lavoro……. A parte che si dimostra di essere fuori dal mondo solo al farla un’invettiva così visti i tempi di crisi e di mancanza proprio di posti di lavoro ma poi, uno sarà libero di esprimere le proprie opinioni pubblicamente usando il proprio tempo come piu’ gli pare? Cara Anna (mi permetto di darti del tu, non volermene ma ti seguo ormai da tempo e ti considero un’amica virtuale) permettimi un consiglio “non ti curar di loro ma guarda e passa”
Senza un po’ di autoironia si va poco lontano: sia che si tratti di ciascuno di noi, sia che si tratti di un movimento, di un gruppo, di un partito…
E’ una sorta di antidoto all’idolatria di se stessi ,di ciò che si fa, di ciò che si pensa.
E’ una cura preventiva al dogmatismo.
Saporoso ingrediente della democrazia dentro e fuori di noi.
Quando viene a mancare….si corre dietro a big, santoni, affabulatori, salvatori d’ogni risma e d’ogni stile..
Ieri stile pauttanesco. Oggi stile squalo 1-2-3. Domani magari stile celoduro,ma diversamente da bossi….
Come volevasi dimostrare, i grillini, o come vogliono farsi chiamare non mi importa, sono come i berlusconiani: tutti sono criticabili, loro no! il loro “guru” può mandare “vaffa” a chiunque, ma nessuno può mandarci lui. Quel comunicato stampa sul lessico da usare nei loro confronti fa impallidire l’idiozia fascista e da la misura di quale “svolta” si appresta ad affrontare questa nazione, già storicamente schiava dell’idea di guide autoritarie e indiscutibili, già massacrata dal ventennio “forza italiota pidiellino” e dalla crisi economica. Da quando esiste il movimento 5 stelle ho parlato varie volte con loro simpatizzanti, e a dire il vero all’inizio li ho guardati con simpatia anche io, ma mai una volta che ad una obiezione mi fosse stato risposto con un ragionamento; c’era l’insulto più o meno diretto, la frase preconfezionata e “l’addio” che non ammetteva repliche, quasi fossi un eretico che si permette di non piegarsi pedissequamente al dictat del guru Genovese (e di quel gaglioffo che ne tira le fila).
Aveva ragione Flaiano: “Gli italiani sono irrimediabilmente fatti per la dittatura”.
Cordiali saluti.
mi è bastato leggere un paio di commenti per rabbrividire.
una totale mancanza di autoironia, ed anche di consapevolezza storica: il messaggio lanciato al corriere è idiota nel senso più totalizzante del termine, come se dire “cittadino” piuttosto che “deputato” salvi il paese da ulteriori scempi.
come se il male dell’italia risiedesse nella parola “partito”, e non nelle azioni di quest’ultimo.
una pena a livello intellettuale.
il costante insulto a chi scriva, specialmente a chi contesti, è umiliante.
il giornalismo, tutto a parte quello “travagliato”, è da buttare, da comandare, da svilire, da offendere, come se un parere avverso possa davvero influire sulla bontà obbiettiva.
“lei si trovi un lavoro vero” la solita schifezza all’italiana, che se uno non lavora in miniera non lavora. ha rovinato tutta l’arte del belpaese, continuiamo con questo andazzo. premesso che se stanno qui a leggere la lombroso, vuol dire che anche i ragazzotti non fanno di certo i turni in un altoforno.
continui a scrivere ciò che pensa, anna, lo faccia anche solo per me.
Mi associo…tanto livore e acrobazie semantiche prossimi all’arrampicata sugli specchi per puntare il dito contro un comico è più ridicolo di Grillo stesso. Anna Lombroso, Lei…Voi o semplicemente Tu, sei prossima al tuo avo omonimo. E dire che ti seguo sempre con piacere.
…forse invece di inveire contro chi tenta di impegnarsi per un’alternativa possibile, dovreste tentare di capire come mai il 52% della della gente è stata ridotta nel più degradante stato di ignavia democratica (voi forse lo chiamate “astensionismo”).
Ma verrebbero fuori delle cose forse non imputabili a Grillo, cosa che il vostro livello di onestà intellettuale non vi permette di vedere….
(ora basta, io ho da lavorare)
…forse invece di inveire contro chi tenta di impegnarsi dovreste tentare di capire come mai il 52% della gente è stata ridotta nel più degradante stato di ignavia (voi lo chiamate “astensionismo”)
caro Anonimo se è solito leggerci, e ne sono lusingata, non le sarà certo sfuggito un mio personale “accanimento” nei confronti della stampa, fidelizzata e prona nei confronti dei regimi che si sono susseguiti nel Paese. E anche in questo pezzo ho ancora una volta denunciato l’indole all’autocensura e l’istinto alla censura che circola liberamente, trovando risibile la circolare del movimento almeno quanto lo sdegno del Corriere. il fatto è che la perdita più cocente di questi tempi è quella del senso del ridicolo
Lombroso, di solito leggo con piacere i suoi articoli, ma non capisco affatto l’accanimento spesso pretestuoso contro Grillo – che non voto e non voterò – con argomentazioni degne di un Sallusti. Non si può far finta di ignorare quella sorta di manuale della neolingua che viene sistematicamente usato dai “grandi” giornali: non è poi di molto tempo fa la notizia di un caporione di AN che volle la testa della Gruber per aver osato parlare degli afghani come “resistenza” e non come “banditi” o “terroristi”.
I media progressisti hanno definito “berluschini” gli elettori della controparte proprio con intento denigratorio. Berlusconi ha fatto e continua a fare di peggio appropriandosi, guarda caso, di parole come “libertà”, “azzurro”, e slogan prima puramente calcistici come “scendere in campo” e lo stesso “forza Italia”, non a caso, e usando “comunista” come un insulto. Gli stessi quotidianoni usano scientemente termini e frasi proprio come indicato: “grillini” sottintende che comandi Grillo, definire il M5S un “partito” lascia intendere che siano magnoni come tutti gli altri partiti, eccetera, in un continuo linciaggio mediatico – o metodo Boffo, se preferisce – a 360 gradi.
Un certo Nanni Moretti disse una volta che “le parole sono importanti”. Certo la mossa del M5S suona quantomeno goffa e da “non addetto ai lavori”, ma ciò non toglie che a un lettore scafato dovrebbe venire qualche sospetto quando nota che gli avversari della classe dirigente vengono sistematicamente definiti “qualunquisti” e “antipolitica”, che fu ladroni latitanti vengono castamente chiamati “esuli” da quando si tirano a bordo i figli nella coalizione, e che gli avversari di un certo Stato di cui siamo alleati vengano chiamati sempre “regimi”.
Mi ripeterò: ormai sono abituato a interventi ben ragionati su questo blog, ma belpietrate del genere non fanno una bella figura.
certo deve essere successo qualcosa di terribile del quale non ci siamo accorti nella nostra torre d’avorio, se un pezzo pubblicato su un blog viene definito “comunicato” e se l’unica alternativa cui si guarda è tra Federico II e Renzi..
pensi che io mi sono proprio divertita a leggere la circolare del movimento e a scrivere questo pezzullo. Consiglio anche a lei di trovarsi un passatempo altrettanto gratificante e liberatorio: l’aiuterebbe a affrontare con più leggerezza il suo lavoro “vero” e a non aggiungere un ulteriore padrone a quello che ha già e che la rende così livoroso
Fino ad oggi vi ho seguito sempre con interesse, condividendo quasi sempre le vostre opinioni, dato che i vostri interventi mostravano una buona capacità di analisi e una buona cultura umanistica (cosa di cui c’è molto bisogno secondo me), contrariamente a quel feticismo tecnocratico imperante.
Ma oggi devo proprio dire, come “grillino” (chiamatemi pure come volete, tanto le parole non cambiano la sostanza dei molti cittadini finalmente impegnati e consapevoli), che l’avete fatta fuori dal vaso dimostrando una natura ben diversa da quella che finora avevo percepito (sempre che mi permettiate di usare i termini “fatta”, “fuori” e “vaso”, dato il loro richiamo a fenomeni non proprio gradevoli).
Ma tant’è, visto che questo vostro comunicato odierno cela solamente la contraddizione intrinseca derivante dalla strafottente supponenza di chi vive nella sua torre d’avorio parlando solo di cose percepite per interposta persona. Infatti con le vostre parole fate riferimento solo ad immagini evocative, scambiando proprio il giusto significato veicolato dai concetti con quel mare magnum immaginifico che nel ventennio trascorso ha rimbambito la popolazione italiana. Dimostrate l’asservimento della vostra pseudo-cultura, con metafore e comparazioni sovrastimate e bulimiche, a quella sottocultura dominante che si prostituisce quotidianamente a quel sottobosco semantico in cui tutti i concetti sono grigi, e perciò adattabili a qualsiasi inclinazione.
Ben venga, invece, una sana disciplina semantica in cui i concetti e la cultura possano riassumere la posizione predominante di orientamento ed ispirazione che gli spetta, specialmente se questo riesce a fare scorgere la netta distinzione tra “partito” e “movimento”.
D’altra parte uno può avere tutto il diritto a preferire il dispotismo illuminato di un Federico II di di Prussia, piuttosto che il fuffismo vuoto e circondato dal nulla di un Renzi.
pensi che io mi sono proprio divertita a leggere la “circolare” e a scrivere questo pezzullo. Consiglio anche a lei di trovarsi un passatempo gratificante e altrettanto liberatorio per affrontare con più leggerezza il suo lavoro “vero”. Eviterebbe di aggiungere un ulteriore padrone a quello che ha già e che la rende così livoroso
con i giornalisti a 90 gradi, le cautele non sono mai troppe.
Un uso corretto delle parole (e dei significati) è fondamentale.
Ecco… quando uno spreca mille parole in acrobazie linguistiche leziose e superflue, solo per ridicolizzare una presa di posizione più che comprensibile (e anche legittima), non fa che dare la migliore definizione di sé stesso. Si trovi un lavoro. Uno vero.
Saluti.