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I massacri sociali prezzo della corruzione

Sono passati vent’anni da mani pulite ed è evidente che c’è stata una mutazione profonda nel Paese: allora l’apertura del sipario sulla corruzione diffusa provocò non soltanto la dissoluzione del sistema politico, ma anche una reazione che costrinse il Parlamento a varare obtorto collo alcune misure come la cancellazione dell’immunità parlamentare. Oggi dentro un fiume di scandali che coinvolgono ogni livello delle istituzioni, la punta di un iceberg che la Corte dei Conti ha sintetizzato numericamente in 60 miliardi all’anno bruciati dal sistema affari politica, ci si trova di fronte all’esatto contrario: a leggi anticorruzione che servono a favorirla e al tentativo di restaurare l’impunità della casta a partire da una presidenza della Repubblica in via di autoproclamarsi monarchica e al di sopra della legge.

Sulle imprese dell’avvocato berlusconiano Severino, oggi sguardasigilli hanno già scritto tutto Licia Satirico (La Corruzione ringrazia ) e Anna Lombroso (Onesti con la mascherina) quindi non ci ritorno sopra. e mi chiedo invece come sia possibile la rinnovata arroganza della casta che promuove a vari livelli i tentativi di mettere al sicuro la propria impunità e la  mancanza di una forte e concreta reazione popolare che vada oltre il mugugno o, nel caso più interventista, oltre la raccolta di firme. Eppure molto più che al tempo di mani pulite è evidente la correlazione tra i sacrifici a cui sono costretti i cittadini a fronte di sprechi, ruberie, opacità che sottraggono risorse al lavoro, al welfare e anche a quella crescita che risuona come un mantra acefalo. E sono evidenti le bugie a getto continuo con cui gli italiani vengono quotidianamente raggirati dai cosiddetti tecnici con la complicità dei media.

La ragione c’è: da una parte l’opinione pubblica è impaurita e disorientata tanto da essere indotto ad accettare un nuovo sospetto e di pessima qualità, dall’altra il sistema politico trova paradossalmente la propria salvezza proprio nella cessione di sovranità formale e informale nei confronti di un’Europa presunta, di potentati stranieri, soprattutto di organismi finanziari collegati alle lobby nazionali. Negando sempre più la cittadinanza come base della democrazia, divenendo cinghia di trasmissione  di altri interessi, il milieu politico rinnega il proprio ruolo  in funzione della propria sopravvivenza. Che non è necessariamente su un seggio parlamentare, anche se fa molto comodo, ma un posto dentro quella rete protettiva che accoglie premurosamente i transfughi e li sistema in ricche posizioni, vedi il caso della vacua collezionista di fondazioni (oltre che di vacanze keniote in buona compagnia) Melandri già sistemata alla Maxxi prima ancora della rinuncia a un nuovo mandato.

Così il prezzo della corruzione permanente è quello dei massacri sociali: da un punto di vista economico perché sottrae enormi risorse, a danno dei più deboli e da un punto di vista politico perché proprio la totale resa a questo disegno e agli stereotipi del pensiero unico  garantisce la permanenza al potere degli apparati e della classe dirigente nel suo complesso. Il sistema pervasivo di corruttele è perciò garantito dal degrado della politica, dall’eclissi delle idee. E viceversa. Per una terza non repubblica.

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