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Quei tribunali vietati ai minori

Luisa Lastilla per il Simplicissimus

La considerazione sullo stato penoso in cui versa tutto l’apparato che dovrebbe difendere i minori suscita una ridda di pensieri che affolla la mente. Il fatto di cronaca è rimbalzato ovunque per il filmato amatoriale (è proprio il caso di dirlo) che lo ha ripreso e non si può dimenticare che il bambino prelevato dalla polizia ha meno di 14 anni, età minima che la legge prevede per un tipo di intervento con queste modalità.

Attualmente, un qualsiasi personaggio, chiamiamolo il “difensore dei piccoli indifesi”, può alzarsi una mattina e decidere di andare al tribunale dei minori per riferire, per esempio, di aver udito provenire strani rumori sospetti dall’appartamento dei vicini, abitato anche da minori.

Magari sono solo stati spostamenti di mobili, magari no, sono state percosse, lui, il difensore, nel dubbio, fa il suo dovere di onesto cittadino, senza certamente preoccuparsi della complessità e delle conseguenze che la sua dichiarazione metterà in moto. Sì, questo prevede la legge: in una situazione simile deve essere aperta una pratica, con relativo iter procedurale ed è altrettanto certo che quell’indagine toglierà forze e fiato ad un sistema già terribilmente carente di personale – e non mi riferisco ancora alla qualità dello stesso. Giudici, periti, assistenti sociali dovranno fare i tripli salti mortali per star dietro ai “sospetti”. Il tutto in una mole di casi di per sé elefantiaca, dove anche se si impegnassero al massimo tutte le risorse messe a disposizione, non si riuscirebbe a far fronte adeguatamente alle necessità più elementari, figuriamoci poi se si inserisce pure il fattore emergenza  del “difensore degli indifesi”.

Che poi tutto questo rientri in un  comunissimo caso di dissidio genitoriale a seguito di separazione legale, in realtà fa poco la differenza.

I minori, loro, già vittime in situazioni per le quali non hanno alcun tipo di responsabilità, si trovano a dover essere, dolorosamente, di nuovo vittime di un apparato che metterà a dura, durissima prova la loro pazienza e dovranno fare i conti con una giustizia che molto prima di tentare di difenderli, saprà martoriarli con visite e appuntamenti regolari e non, con i più diversi tipi di soggetti ed esperti, teoricamente preposti solo ad aiutarli.

Ho ascoltato una bambina chiedere alla mamma incredula, durante una lunghissima anticamera prima dell’incontro con il giudice, in uno squallido corridoio senz’arredi di sorta, se lo stesso avrebbe avuto in testa la parrucca, “di quelle bianche coi boccoli, sai?” Perché i bambini, alt, i minori, hanno le loro imprevedibili risorse per superare le difficoltà che gli adulti dovrebbero vergognarsi di non saper ancora affrontare.

E’ evidente che vanno rivoluzionati completamente la forma e i mezzi di un tribunale che fa acqua da tutte le parti , lasciando tracce indelebili in chi è stato costretto ad averci a che fare, adulto o minore che sia. Filmato o rimosso che sia.

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