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Lacrimogeni da coccodrilli

Da anni va avanti il massacro delle risorse della scuola e dell’università, taglieggiate per mantenere lo spreco di risorse e i tanti magna magna che pervadono il Paese. Da anni in nome di un’ambigua modernizzazione di stampo liberista uno dei settori più delicati e certamente il più strategico in assoluto viene gestito da ignobili capre come la Gelmini o l’attuale nullità che è giusto un vago Profumo di qualcosa che non dico, attorniati e sostenuti da una genia di soloni superficiali, incompetenti e acchiappacitrulli di cui un esempio è descritto in un intervento di Sylos Labini (qui). Un quadro desolante che contrasta invece con i ricchi premi alle scuole private cattoliche cui è riservato un occhio di straordinaria attenzione per ragioni elettorali al quale si aggiunge l’onere di mantenere oltre 22 mila insegnanti di religione designati dai vescovi e per lo più ignari del precariato.

Così la modernità finisce per consistere nel conferimento di carta igienica per mancanza di fondi o nello scimmiottare in modo goffo e grottesco altre culture e strutture dimostrando un provincialismo a tutta prova, mentre ogni tanto abbiamo il piacere di ascoltare strabilianti piani di informatizzazione dettati gonfiando il petto da patenti minus habens  dell’informatica. E a volte il Profumo si fa insopportabile. Quindi non mi stupisce per nulla che le proteste degli studenti siano represse con tanta decisione e violenza: esse sono l’immagine del fallimento di una classe dirigente che proprio perché contestabile e marcia ad ogni livello non può permettersi contestazioni.

Ciò che invece mi stupisce è vedere che nel “volgo disperso” dei media, negli articoli, negli servizi, negli interventi dei lettori si parli di “studenti” come se fossero una popolazione aliena e che nessuno pensi di collegarsi a questo tipo di manifestazioni che chiedono non una rivoluzione, ma solo gli stessi mezzi e possibilità del resto d’Europa. Eppure gli studenti siamo noi, lo sono i nostri figli e nipoti, i nostri genitori e lo sono persino quelli che confezionano le notizie: nessuna società evoluta può esistere senza una scuola evoluta . Lo sappiamo da millenni e avremmo dovuto saperlo ancor meglio quando nei decenni passati si favoleggiava di una società dove andava diminuendo il lavoro materiale e aumentando invece quello intellettuale. Sebbene l’espressione nei suoi termini generali  fosse scorretta perché la manualità contiene una grande quantità di pensiero, era ovvio che crescendo la complessità delle funzioni ci sarebbe voluta più scuola per tutti e non solo più scuola per qualcuno che se lo può permettere e che magari è destinato a non essere che un cretino eccellente. Ecco perché togliere risorse alla scuola e ai suoi insegnanti, lasciare che soldi vitali vadano altrove, mettere troppi paletti per la prosecuzione degli studi, gridare alla meritocrazia mentre poi si ammettono o si parificano istituti che sono solo mercati di indulgenze, pensare che la privatizzazione sia la bacchetta magica, anche se crea solo scuole di casta che alla fine saranno pure rinomate, sempre a causa dei meccanismi di mercato, ma ti fanno perdere terreno, come sta accadendo agli Usa neri confronti dell’Asia, è un delitto oltre che un brancolamento da ciechi.

Siamo essenzialmente una società della conoscenza, ma parliamo degli studenti come fossero gente che viene da marte, come una sorta di corpo separato che procura guai al traffico, come colpiti da un’ottusità pervasiva: perché le manganellate date ai ragazzi in Piazza sono date all’intera società e al suo futuro. Sono quelle che prendono gli operai con le fabbriche che chiudono, che prendono gli esodati, che prende chiunque si trova ad avere meno diritti e meno soldi. C’è chi chiede, giustamente, il cartellino identificativo per i poliziotti mandati a reprimere ciò di cui essi stessi e i loro figli avrebbero bisogno: scuole migliori. Ma fanno il loro mestiere alle dirette dipendenze di un ministro che ha saputo come sistemare suo figlio a mezzo milione l’anno di stipendio e che ci sarebbe riuscito anche se fosse stato analfabeta.(qui) Tanto è a carico nostro. Il fatto è che invece bisognerebbe chiedere il cartellino identificativo per quelli che governano e ancor più per quelli che si propongono di farlo. Chiedergli chi sono veramente.  Perché quei lacrimogeni usati per domare la piazza dei ragazzini sono lanciati per nascondere dietro una cortina di fumo l’avvenire del Paese. Lacrimogeni di coccodrillo.

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